Diedi a mio figlio il bacio d’addio

2009-10-11

Un’altra testimonianza di un uomo ferito dall’aborto.

Nell’ottobre del 2006 scoprii che stavo per diventare padre. La mia ragazza, che stava con me da sei mesi, era incinta di nostro figlio. Nessuno di noi aveva pianificato questa gravidanza, e neanche parlato di questa possibilità. Questo sarebbe diventato il mio più grande rimpianto. Come quando dissi che non ero pronto per avere un figlio. Lei mi disse che non poteva proseguire la gravidanza e doveva abortire. Andò dallo staff infermieristico del Boston College una settimana o due dopo avere scoperto di essere incinta. L’infermiera del BC le disse che avrebbe fatto meglio ad abortire, e le disse dove avrebbe potuto farlo. Allora non vi diedi troppa importanza perché volevo che lei rimanesse calma e tranquilla.
La portai a un centro di aiuto alla gravidanza di Boston quando era incinta di 5 settimane, così che potesse considerare le scelte disponibili oltre a quella di abortire. La donna del centro fissò un appuntamento per farle un’ecografia così che potesse vedere il bambino. Andammo per la sua prima ecografia quando era incinta di 5 settimane. Non riuscimmo a vedere molto a questo punto, ma vedemmo il battito cardiaco di nostro figlio. Il tecnico ecografo disse che era ancora troppo presto per vedere il nostro bambino, e di tornare dopo due settimane e mezzo – tre settimane. Tornammo dopo tre settimane per un’altra ecografia e fu allora che vedemmo il nostro bambino. Nostro figlio era ad 8 settimane di gravidanza ed aveva le dita nelle mani e nei piedi, occhi, ogni cosa. Vidi ed udii il battito del cuore di mio figlio e piansi. Fu un’esperienza sconvolgente e bella per me, finché lei non mi guardò e mi disse: “Per cosa piangi? anche i vermi hanno il battito cardiaco”. Sua sorella si era offerta di darle 500 dollari per pagarle l’aborto. Insisteva che avrebbe abortito, e che pensava di farlo nel fine settimana, e ruppe con me appena prima.
Chiamai la clinica per aborti e chiesi quali fossero i miei diritti; mi dissero: “Non ne ha”. Poi chiesi loro: “Che cosa ne fate dei bambini abortiti? Voglio seppellire il mio bambino”. Mi dissero che non era un bambino, era un feto, di non chiamare mai più o avrebbero avvisato la polizia. Le mie mani erano legate. Io, come padre, non avevo nessun diritto legale di proteggere il mio bambino da una morte procurata da un “medico”. Chiamai chiunque mi venne in mente per vedere quali fossero i miei diritti ed ottenni la stessa risposta: “niente”.
La settimana prima che mio figlio fosse abortito provai ad andare un’altra volta dalla madre di mio figlio per chiederle di non farlo. Ma lei era irremovibile sul fatto che avrebbe abortito, e mi disse di andarmene. E allora le chiesi se potevo fare un’ultima cosa prima di andarmene, lei mi disse che andava bene. Allora mi misi in ginocchio e baciai la pancia della madre di mio figlio e dissi: “Ti amo, e papà ti vedrà in Cielo”. Presi le immagini dell’ecografia e me ne andai.
Il giorno in cui mio figlio fu abortito fu un giorno molto doloroso per me. Fui informato che mio figlio era stato abortito nel pomeriggio del 2 dicembre 2006. Fu l’esperienza più dolorosa che io abbia mai vissuto. La relazione con la donna che pensavo avrei sposato finì e persi il mio primo figlio. Non volevo andare avanti, provavo troppo dolore. Non mangiavo, non dormivo. Avevo incubi del mio figlio che veniva abortito. Il giorno dopo quello in cui fu abortito mio figlio andai a trovare il mio pastore ed egli mi suggerì di fare una commemorazione per il mio figlio non nato. Accettai il suo consiglio, e ne feci una la domenica seguente nella sua chiesa. Feci venire i miei genitori ed alcuni amici. Fu una cerimonia breve ma molto dolorosa. Non pensavo che mio figlio avrebbe incontrato Dio prima di me.
Dopo quel giorno le cose furono ancora molto dolorose. Non riuscivo ancora a dormire o a mangiare, e pensieri suicidi riempivano la mia testa ogni ora che ero sveglio. Frequentavo corsi biblici e corsi biblici sul post-aborto più che potevo. Quelle erano le uniche persone che capivano. Ci sono stati momenti in cui non ricevevo sostegno nemmeno in chiesa. A un uomo non si permette davvero di essere in lutto per la perdita del suo figlio non nato. Mi dissero cose come: “Tuo figlio non era neanche nato, e quindi passaci sopra”, “Non era ancora un bambino”, e c’erano perfino persone che dicevano: “Tuo figlio meritava di morire”. Nessuna di queste cose mi aiutò a guarire e mi misero solo ulteriormente in una condizione di depressione.
Quell’inverno mi invitarono alla marcia di Right to Life a Concord nel New Hampshire. Pensavo che avrebbe potuto farmi bene, così andai. Incontrai un uomo che gestiva un centro di aiuto alla gravidanza a New York. Dopo aver parlato con lui per un po’, egli mi invitò a New York per l’estate. Decisi di andare a fare un tentativo.
Il 12 luglio 2007, il giorno in cui mio figlio sarebbe dovuto nascere, andai a New York per servire Dio ed aiutare uomini e donne in situazioni come quella in cui ero io. Mentre ero lì ho prestato assistenza a circa 500 uomini e donne e, attraverso Dio, ho salvato almeno 100 vite dall’aborto. Ho continuato a fare questo lavoro a Manchester nel New Hampshire facendo assistenza per la strada, nei centri, ho coordinato “40 giorni per la vita” nel New Hampshire, e ho cominciato a parlare in diverse chiese ed eventi, parlando della mia esperienza e di come l’aborto colpisca gli uomini. Mi sono recentemente spostato in Florida dove sto facendo lo stesso lavoro. Anche se non sono mai riuscito ad incontrare mio figlio, il mio bambino mi manca ogni giorno. So che mio figlio ora è tra le braccia di Gesù ed io lo incontrerò e lo abbraccerò in Cielo.

testimonianza di Theo Purington

http://www.prolifeunity.com/index.php/site/theopurington


2 commenti:

Melissa G. ha detto...

Testimonianza molto toccante, ma anche tanto cruda quanto lo è la realtà di un omicidio.
Da donna mi meraviglio ancora che ci siano persone del mio stesso sesso incapaci di accettare il dono della maternità, soprattutto alla vista del loro bimbo durante un'ecografia!
Io diventerò mamma questo inverno, sono in 20 settimane, e trovo che sia l'esperienza più forte e speciale che possa capitare ad una donna.
Vieni a visitare il mio blog, anch'io mi occupo del tema ABORTO.
Ciao e continua così ^_^

agapetòs ha detto...

Cara Melissa, grazie innanzitutto della visita e del commento.
Credo che la maggior parte delle donne che abortiscono non si rendano pienamente conto di ciò che fanno. E purtroppo la società odierna spinge tante donne a prendere una decisione profondamente in contrasto con l'intima natura di una donna.
Faccio tantissimi auguri a te ed alla tua creatura che tra qualche mese potrai abbracciare e baciare!
Verrò anch'io a farti una visita "telematica"...

Giovanni