Testimonianza shock di un’ecografista

2021-03-30

L’attivista prolife canadese Laura Klassen ha raccolto la testimonianza terrificante di una ecografista che ha prestato assistenza ad un aborto.

In qualità di ecografista, ho avuto la sfortunata esperienza di dover assistere ad una procedura di “evacuazione uterina” D&E. Il medico abortista non è l’unico nella stanza. Sono obbligati ad essere presenti durante la procedura anche un anestesista, uno strumentista, un infermiere e talvolta un ecografista. Una mattina, quando sono arrivata al lavoro, il mio capo mi ha detto che un chirurgo richiedeva una guida ecografica in sala operatoria e mi è stato detto di andare ad assistere all’intervento chirurgico. Non avevo idea di che cosa fosse finché non sono arrivata in sala operatoria.
Al mio arrivo, mi è stato detto di posizionare la sonda ecografica sul bacino della madre e di eseguire la scansione durante l’intera procedura. Non sapendo che cosa stesse realmente accadendo, sono rimasta sbalordita mentre guardavo il dottore infilare un catetere nel sacco amniotico. Ho visto il feto schivare il catetere e cercare di nascondersi nella parte superiore (fondo) dell’utero di sua madre per scappare (la gravidanza era abbastanza avanzata da poter vedere il sesso, era una femminuccia). Poi, con mio orrore, ho guardato mentre lui inseriva una pinza e le afferrava la minuscola gamba. Lei si contorceva dal dolore cercando di liberarsi, ma non poteva andare da nessuna parte. Poi il dottore tirò forte fino a che la gamba non le si staccò dal corpo. Lei si ritrasse e si contorse violentemente per il dolore e si raggomitolò in una palla stretta. Ma non servì a niente, la pinza le afferrò il braccio e lei lottava per staccarsi, un po’ meno perché stava morendo, mentre lui le tirava via il braccio dal corpo (facevo fatica a vedere a questo punto perché avevo le lacrime che scorrevano lungo le guance). La bambina si raggomitolò di nuovo in una palla stretta, ma ancora una volta lo strumento le afferrò l’altra gamba e le fu strappata dal corpo. Ormai, il suo battito cardiaco era rallentato in modo significativo ma era ancora viva (non avevano iniettato nulla), quindi la pinza ha afferrato il suo ultimo arto e l’ha strappato via. Si dimenava e si contorceva e poi il suo cuore finalmente smise di battere. È stato allora che ho annunciato che non c’era più attività cardiaca. L’infermiere e lo strumentista nella stanza ansimavano, comprendendo per la prima volta che tutto questo stava accadendo a un feto che era ancora vivo. Furono rimosse le parti del corpo rimanenti (testa e tronco), fu rimossa la placenta e un ultimo sguardo con l’ecografo rivelò che tutti i “prodotti del concepimento” erano stati rimossi. A quel punto mi dissero che avrei potuto uscire dalla sala. Fino a quel momento ero rimasta congelata.
Silenziosamente portai via l’ecografo dalla sala operatoria, andai negli spogliatoi delle donne e vomitai. Dopo quel giorno mi sono rifiutata di prendere parte a un’altra di queste procedure. Tutti in quella stanza erano inorriditi e niente avrebbe potuto prepararmi a questo. Il punto che sto cercando di sottolineare, a parte la mia ovvia opposizione all’aborto tardivo, è che ho visto un bambino sperimentare un trauma atroce e orribile senza nulla per eliminare il dolore. Solo perché non possono essere visti (senza ultrasuoni), non significa che non siano vivi e non possano provare dolore e paura all’interno dell’utero.
La mia esperienza è avvenuta più di venti anni fa ed è altrettanto vivida nella mia mente come il giorno in cui è accaduta. La parte più triste è che in tutti questi anni non hanno cambiato la procedura per renderla meno barbara. Questo perché così tante persone credono che “questo” non sia una persona, ma solo una massa di tessuto. Ciò è così lontano dall’essere accurato. Anche ai condannati a morte vengono somministrati sedativi prima della loro esecuzione. Non credo che alle pazienti venga detto cosa comporti la procedura. Penso che venga nascosta la verità al riguardo, quindi non sanno veramente a cosa acconsentono. È ora di svelare la verità.



Qui sotto: video “L’eclissi della ragione” realizzato dall’ex medico abortista Bernard Nathanson (1926-2011) dove viene mostrato un aborto al secondo trimestre (immagini forti).


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