Ultimamente sono molto, ma molto più caritatevole con gli altri più che con me stessa, mi impegno attivamente per aiutare ragazze e donne che si trovano a dover fare i conti con una gravidanza indesiderata, donne che troppo spesso sole devono prendere la decisione definitiva. Parlo loro della mia esperienza mettendo a nudo la tragicità del mio stato attuale, cerco di rassicurarle, di dare fiducia, di “tendere” quella mano per trovare la salvezza e non sprofondare. Come è importante quella “mano” che nessuno mai prende in considerazione, tutti sottovalutano l’importanza di un piccolo gesto, di una piccola parola che riesce a donare tanta forza e tanto coraggio; a me questo è mancato... ma non importa, ora voglio offrire a chi ha bisogno questo mio dolore e trasformarlo in atto di carità. Riesci, così, a vestire completamente l’abito degli altri, riesci a sentire la fame di chi non ha da mangiare, provi il desiderio di bere attraverso chi non ha acqua per dissetarsi, così, con umiltà, con comprensione, senza giudicare né pretendere.
Ma purtroppo non è solo questo, non è tutto qui che si svolge questo triste passaggio per arrivare dall’altra parte del muro. Queste esperienze, questa tragica scelta mi ha fatto e mi sta facendo capire molte altre cose che fanno, forse, ancora più male di tutto il resto. I rapporti con i cari, con i mariti, con i figli, prendono forme e colori diversi, tutto cambia; è come se giocassi a mosca cieca per trent’anni e poi, all’improvviso, qualcuno ti togliesse la benda e tu per la prima volta vedessi la luce accecante del sole; è qui che si blocca tutto, è qui che non trovi più scampo, vorresti fuggire ma è inutile, vorresti continuare a vivere ma è impossibile...
Eppure lo devi fare, non hai altra scelta. Sai, ho altri bambini, devo farlo per loro, continuo a vivere per loro, ma, sinceramente, non per me, né per il resto...
È vero, la fiducia ci vuole tanto a conquistarla, ma ci vuole un attimo a perderla. Ora, in questa mia “via crucis” (passami il termine, io la chiamo così perché intrisa di dolore vero e profondo), mi trovo a scalare montagne, a parlare con me stessa, a fare i conti con la mia coscienza, a guardare i miei famigliari e vederci degli sconosciuti, ad osservare mio marito e provare quel dolore che si prova quando credi di conoscere qualcuno ma poi capisci di esserti sbagliato; mi trovo a guardare la mia vita come in un film e capisco che avrei potuto fare di meglio, di più... questa volta per me, non per gli altri, lo avrei potuto fare se ci avessi creduto, creduto nelle mie possibilità e creduto in me stessa.
Durante il mio cammino, il mio calvario, quelli che amo mi frustano, mi bastonano, chi con l’indifferenza, chi con le parole ed il giudizio a volte veramente troppo pesante per le mie piccole spalle. A quel punto prego Gesù, lo vedo lì, in croce e dico: “Signore, tu sei riuscito a sopportare tutto questo, sei andato avanti fino alla fine, ma tu sei il Signore, io non sono nulla. Dammi la forza di continuare a camminare attraverso i bastoni, le spine, le fruste, i pugnali che mi vogliono distruggere completamente”.
È dura, e per la prima volta nella mia vita non ho più curiosità per il futuro, non vorrei neanche immaginare me fra qualche anno, ho paura, tanta paura di scoprire tutto il resto.
Cara Sally, oggi è la Vigilia della Festa della Divina Misericordia, così come sei anni fa quando Giovanni Paolo II passò da questo mondo. Che egli, che domani la Chiesa proclamerà Beato, interceda affinché tu possa comprendere sempre più la grandezza del tesoro di Amore e di Misericordia che il Signore ha per i suoi figli, specialmente per quelli più trafitti dal dolore, e affinché la consapevolezza del Suo Amore alleggerisca questa tua croce che, unita a quella di Gesù, è già diventata feconda e annunciatrice del Vangelo della Vita.
Grazie, Sally, dal profondo del cuore!
Giovanni