Il mio corpo fu violentato un’altra volta

2008-05-31

Ho avuto un’infanzia traumatica. Mio padre abusava sessualmente di tutti e tre noi figli, e maggiormente di me. Quando mia madre e mia sorella tentavano di resistere, lui era così sistematico, sprezzante e meschino che prima mia madre e poi mia sorella divennero psicotiche. Vidi mio padre pagare 600 dollari in contanti per far abortire mia sorella. Mia madre tentò di uccidermi. Non pensavo di avere alcun tipo di valore o diritti o che i miei sentimenti avessero valore o dovessero essere creduti o seguiti.
Era l’ottobre del 1972. Ero sposata da circa quattro mesi. Stavo usando metodi contraccettivi ma non funzionarono. Volevo il bambino ma mio marito no. Mio marito era a scuola ed io stavo mantenendo entrambi così pensai che il mio desiderio di avere il bambino fosse egoista ed irragionevole. Mio marito mi trascinò da Planned Parenthood [industria abortista americana che effettua ogni anno centinaia di migliaia di aborti], dicendo: “Non è per abortire, è solo per parlare, per avere delle opzioni”. L’assistente di Planned Parenthood mi urlò in faccia, chiamandomi immatura ed accusandomi di giocare perché resistevo all’idea di abortire. Lei mi disse che avrei dovuto abortire immediatamente perché dopo otto settimane diventa più complesso e pericoloso. Sarei volata a New York, dove gli aborti erano legali, ed avrei abortito là. Non c’era tempo per pensarci.
Pensavo che il mio desiderio di avere il bambino fosse egoista. Mio marito e l’assistente sembravano considerarmi male. Pensai: Mio padre non mi ha voluta; mio marito non vuole questo bambino. Mio padre prendeva a calci mia madre; mio marito mi picchia quando si arrabbia. Entrambi abbiamo avuto violenze sessuali nella nostra storia. Il mio intero essere disse “NO!” alla possibilità di ricreare la mia infanzia. Così acconsentii all’aborto.
Volai a New York. Il furgone dell’aborto ci prese all’aeroporto. Ero così sconvolta di tutta la traversia che la mia temperatura salì a 37,8° e misero un segno (T=37,8) sulla cartella che mi portavo dietro. Andammo in varie stanze. Nella prima stanza scrissero la mia storia ed i dati vitali. La seconda stanza era aperta e piena di letti – niente sipari né tramezzi, nessuna riservatezza. Fummo tutte messe in fila e ci fecero l’iniezione. Era clinicamente ben fatto ed impersonale. Chiesero ciascuna di noi se volevamo la peridurale o l’anestesia generale. Scelsi l’anestesia generale per evitare tutto ciò che potevo di questa esperienza. Mi svegliarono e mi dissero di camminare per smaltire l’anestetico più velocemente anche se mi sentivo ubriaca e dolorante. Mi portarono in un angolo e mi spiegarono che siccome ero RH negativa, dovevano farmi un’iniezione. Fummo poi ammassate in un’altra stanza e ci diedero istruzioni di non fare sesso o bagni per sei settimane e che potevamo avere “sintomi come quelli delle mestruazioni” fino a sei settimane dopo. Ci diedero lezioni sulla contraccezione in modo che non capitasse più. Tutta l’esperienza fu vergognosa anche nell’offuscamento del torpore. Il furgone dell’aborto ci riportò all’aeroporto. Siccome ero tra le prime, andai su uno dei primi aerei. Quando mio marito mi trovò che girovagavo per l’aeroporto, mi manifestò paura che io avessi fatto marcia indietro dalla procedura.
È molto difficile per me separare gli effetti dell’aborto e della violenza sessuale. Sento l’aborto come un’estensione della violenza sessuale. Credevo di non avere diritto di prendere la mia decisione; il mio corpo fu violentato un’altra volta dalle preoccupazioni egoistico di qualcun altro. Il movimento femminista lavorava duramente per la legalizzazione dell’aborto allora. Penso ora che fu questa la ragione per cui io fui spinta così duramente dall’assistente di Planned Parenthood. Avrei potuto dire “no” a mio marito ed avrei potuto dire “no” all’aborto, ma non avevo risorse per nessuna di queste due cose.
Non riuscivo a rimanere incinta dopo l’aborto. Non so se fu per via del danno fisico o del trauma psicologico. Ho avuto una serie di gravidanze isteriche nei cinque anni seguenti l’aborto.
Penso che l’aborto abbia ucciso il mio matrimonio. Qualcosa è morto in me e mi distaccai e (anche per altre ragioni) smisi di fidarmi di mio marito.
Divenni cattolica circa sei anni e mezzo dopo l’aborto, forse attraverso l’aborto. Mio marito si stancò del mio desiderio di un bambino, e mi spinse ad andare all’università. Allora ebbi la mia prima esposizione alla Cristianità. Durante il terzo anno andai a messa. Compresi di aver trovato la mia casa e niente poté impedirmi di diventare cattolica, neanche le forti obiezioni di mio marito. Se ne andò. Dopo alcuni mesi il divorzio fu definitivo, entrai nella Chiesa Cattolica.
Poiché Dio mi ha portato nella Sua Chiesa dopo l’aborto, so che Egli mi ama e non me lo rinfaccia. Sebbene io rimpianga fortemente l’aborto, non sento un grande senso di colpa, non conoscevo Dio, ho fatto la mia scelta in mezzo a distorsioni ed a mancanza di risorse. Ho pregato per il bimbo che non è mai nato. Il dolore è allo stesso tempo sottile e stupito. È difficile separarlo dall’altro trauma. A volte mi sembra che l’aborto abbia avuto un piccolo effetto, ma quando lo tocco, piango lacrime profonde e senza fine e a volte torno ad avere quella misteriosa temperatura di 37,8 gradi.
Ho cercato guarigione da un prete, una suora ed un terapeuta. Fui ancor più ferita dal prete e dalla suora. Il terapeuta mi aiutò molto in generale ma non per le ferite specifiche dell’aborto. Penso che i professionisti non comprendano gli effetti dell’aborto, me inclusa.
Poiché non ho avuto il bambino, non potei rimanere incinta dopo, e mio marito se ne andò perché volevo essere cattolica, e sono totalmente sola. Vivo sola, passo le vacanze sola, sono sola quando sto male o sono ferita. Penso che Dio abbia usato l’aborto per portarmi a Lui (Dio è sorprendentemente meraviglioso!) e questo ha cambiato ogni cosa per il meglio e ha reso i sentimenti degni di essere provati e la vita degna di essere vissuta . (“O felice colpa!”)

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1743.htm


Non voglio che le donne soffrano come ho sofferto io

2008-05-30

Mio marito insisteva: “faresti meglio a sbarazzartene”. Parlai ad un medico e disse che potevamo dire che avevo il morbillo e, siccome avevo già un figlio handicappato, non me ne serviva un altro. Non mi era passato per la mente che stavo abortendo un bambino.
L’aborto fu orribile. La gravidanza era molto più avanzata di quel che pensavamo. Mi sottoposero all’isterectomia perché mi feci anche legare le tube. Non chiesi niente per il dolore perché pensavo di dover soffrire per ciò che facevo.
L’istante in cui mi svegliai nella sala compresi che era sbagliato. Non passa settimana che non ci pensi. Mio marito non ne ha mai parlato e forse non ne discuterà mai. Nei cinque anni successivi all’aborto ho cercato di suicidarmi. È stato un crollo mentale.
Sono stata “salvata” per circa 20 anni ed alla fine mi sono arresa a Dio, ma prima di questo mi sono sentita colpevole tutto il tempo e cercavo di non pensarci in tutti questi anni e lo tengo come un segreto profondo e oscuro. Ho ancora paura che mia figlia lo scopra.
L’aborto ha cambiato la mia vita perché ha complicato e reso peggiore la mia situazione. La mia salute mentale si era deteriorata e tutto ciò che volevo era morire. Ora sono pro-life. Non voglio che le donne soffrano come ho sofferto io.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1745.htm


Allora pensavo di essere informata

2008-05-29

Mi sentivo intrappolata dalla situazione, non mi sono permessa di considerare alternative e nessuno ne offriva. Il padre del bambino fornì aiuto finanziario ed il mio miglior amico mi diede sostegno emotivo.
Allora pensavo di essere informata, pensavo di sapere tutto ciò che poteva fare la differenza. Non avevo mai sentito parlare di disturbo post abortivo o che avrebbero potuto esserci problemi emotivi dopo.
La procedura abortiva non andò bene. Il medico non era soddisfatto con la quantità di “tessuto” rimosso dalla prima suzione e procedette a farla una seconda volta. Non era ancora soddisfatto e mi consigliò di andare immediatamente a fare un’ecografia per una gravidanza tubarica. Questo fu terribilmente stressante.
Dopo l’aborto cominciai a soffrire di depressione, comportamento autodistruttivo e grave rabbia cieca. Le relazioni che avevo cominciarono a deteriorarsi rapidamente. Non collegavo questi problemi all’aborto e quando cercai di fare il collegamento mi dicevano che ero matta. Cominciai a crederlo. Finalmente un giorno nella biblioteca, presi il libro “Donne abortite”. Mi sembrava di aver trovato un amico perso da tanto tempo.
Per affrontare l’aborto, sono andata da un terapeuta. Cercando il perdono di Dio, sono riuscita a perdonare le persone implicate. Il perdono per me stessa è stato più lento e ancora mi trovo a pensare “che cosa sarebbe successo se”.
L’aborto ha cambiato la mia vita perché è stata l’esperienza più traumatica della mia vita. È stato nei miei pensieri ogni giorno. Man mano che crescevo nel Signore e provavo il processo di guarigione, ho cominciato ad essere d’aiuto, ed ora partecipo al sostegno post aborto.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1681.htm


L’esperienza più traumatica della mia vita

Mi sentivo intrappolata dalla situazione, non mi sono permessa di considerare alternative e nessuno ne offriva. Il padre del bambino fornì aiuto finanziario ed il mio miglior amico mi diede sostegno emotivo.
Allora pensavo di essere informata, pensavo di sapere tutto ciò che poteva fare la differenza. Non avevo mai sentito parlare di disturbo post abortivo o che avrebbero potuto esserci problemi emotivi dopo.
La procedura abortiva non andò bene. Il medico non era soddisfatto con la quantità di “tessuto” rimosso dalla prima suzione e procedette a farla una seconda volta. Non era ancora soddisfatto e mi consigliò di andare immediatamente a fare un’ecografia per una gravidanza tubarica. Questo fu terribilmente stressante.
Dopo l’aborto cominciai a soffrire di depressione, comportamento autodistruttivo e grave rabbia cieca. Le relazioni che avevo cominciarono a deteriorarsi rapidamente. Non collegavo questi problemi all’aborto e quando cercai di fare il collegamento mi dicevano che ero matta. Cominciai a crederlo. Finalmente un giorno nella biblioteca, presi il libro “Donne abortite”. Mi sembrava di aver trovato un amico perso da tanto tempo.
Per affrontare l’aborto, sono andata da un terapeuta. Cercando il perdono di Dio, sono riuscita a perdonare le persone implicate. Il perdono per me stessa è stato più lento e ancora mi trovo a pensare “che cosa sarebbe successo se”.
L’aborto ha cambiato la mia vita perché è stata l’esperienza più traumatica della mia vita. È stato nei miei pensieri ogni giorno. Man mano che crescevo nel Signore e provavo il processo di guarigione, ho cominciato ad essere d’aiuto, ed ora partecipo al sostegno post aborto.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1681.htm


Non m’importava di essere viva o morta

2008-05-28

Ero incinta di otto settimane del mio ragazzo di tanti anni. Nessun altro sapeva che avevo un urgente bisogno di “sbarazzarmi” di questo problema ed il mio ragazzo non voleva sposarsi. Avevamo fatto sesso prematrimoniale quando avevo scoperto che mio papà aveva una relazione. Pensavo che il sesso prima del matrimonio fosse anche per me!
Non mi diedero abbastanza informazioni sull’aborto. Ho pianto istericamente tutto il tempo e mi consigliarono solo riguardo a come non farlo accadere ancora.
L’aborto fu molto doloroso fisicamente (feci una D&C [tecnica abortiva in cui il bambino viene fatto a pezzi ed estratto dall'utero]). Sento ancora il rumore della suzione e ne ho degli incubi. Mi sentivo di poco valore, le infermiere ed i medici mi facevano correre come se stessero radunando del bestiame. Mi sentivo intontita dopo, molto vuota e con un forte senso di perdita anche se non lo consideravo un bambino.
Ho sofferto di anoressia per circa un anno e mezzo perché mi sembrava di dovermi punire con sovradosaggi di lassativi. Mi negavo relazioni ed amicizie. Per circa otto mesi dopo l’aborto ho bevuto pesantemente alcool e sono stata sessualmente attiva. Non m’importava di essere viva o morta.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1673.htm


Mi sembrava che le mie viscere venissero strappate via

2008-05-27

Mio marito ed io eravamo sposati da due anni. Rimasi incinta mentre prendevo la pillola. Non potevamo permetterci il bambino (così pensavamo) così abortii.
Fu un’esperienza dolorosa, orribile. Mi sembrava che le mie viscere venissero strappate via. Urlavo, per quanto il medico me lo permetteva: non tanto. Lo odiavo veramente.
Mi allontanai da mio marito e dalla mia famiglia. Mi odiavo per ciò che avevo fatto. Prima di giungere a Cristo, ero diventata molto arrabbiata ed acida: ero infelice. Mio marito non sapeva che fare. Avemmo molti problemi per molto tempo.
Divenni cristiana e sento di essere stata perdonata e che posso perdonarmi. Sto anche lavorando per un centro d’aiuto alle gravidanze difficili, cercando di aiutare le altre a non commettere il mio errore.
Inizialmente l’aborto mi ha reso una persona molto triste, acida. Ora, penso che mi abbia fatto capire che non potevo più “stare alla finestra”. Voglio prendere posizione per mettere l’aborto fuori legge. È una procedura pericolosa, distruttiva.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1585.htm


Due morti senza senso

2008-05-26

Quest’anno, il giorno della Festa della Mamma, ho aiutato mio nipote a mettere dei fiori sulla tomba di sua madre. Anche se Justin ha solo sette anni, cerca di essere coraggioso mentre onora il ricordo di sua madre. Non posso non pensare a quanto lei ne sarebbe fiera.Justin è luminoso e bello. Mi ricorda Mary quando era la mia bambina. Quanto mi spezza il cuore pensare a lui. Sua madre e suo fratello gli sono entrambi stati tolti, uccisi da un aborto non voluto e non necessario. Vorrei potergli dire che è morta in pace. Invece, è morta in modo doloroso, violento e politicizzato, una morte che tormenta la nostra famiglia anche oggi.
Mary aveva solo sedici anni quando nacque Justin. Non era sposata, e coraggiosamente accettò il peso di essere ragazza-madre. Eravamo orgogliosi di lei, orgogliosi del suo desiderio di proteggere e preservare la vita di Justin quando tanti l’avrebbero incoraggiata ad abortire. La nascita del nostro caro Justin ci ha resi tutti più pro-vita che mai.
Due anni dopo la nascita di Justin, Mary fu vittima di uno stupro. Quando l’uomo lo scoprì, lui cercò di farla abortire. Lei rifiutò e non voleva avere niente a che fare con lui.
All’inizio pensava di darlo in adozione. L’aborto era una cosa a cui non avrebbe mai pensato. Ma stava prendendo un antidepressivo a causa della sua depressione bipolare ed il suo psichiatra le disse che c’era una possibilità su 12 che gli antidepressivi causassero danni cardiaci e cerebrali al bambino.
Mary era sconvolta. Come potevano i farmaci che la stavano aiutando fare del male al suo bambino? Come poteva mai abortire? Aveva bisogno di consigli ed assistenza di persone esperte. Andò in un prestigioso ospedale specializzato nella cura della salute della donna. Justin era nato lì. L’assistente sociale (AS) dell’ospedale le promise di aiutarla con informazioni e consulenza.
Quando arrivammo per l’appuntamento, l’assistente mi escluse dicendo che Mary aveva diciott’anni e la seduta era privata. Lei prenotò immediatamente un’ecografia per Mary. Dopo l’ecografia Mary ebbe un’altra seduta con l’AS e fu convinta di aver danneggiato il bambino.
Dopo di che, Mary ci rivelò che le avevano detto che sarebbe stato ingiusto da parte sua affaticarmi per aiutarla a tirar su un secondo figlio, specialmente uno handicappato (stavo già aiutando lei con Justin e prendendomi cura di mio marito che è tetraplegico). Quando ci divenne chiaro che avevano consigliato a Mary di abortire, mio marito ed io la rassicurammo in quanto le statistiche dello psichiatra erano in realtà a suo favore. C’era un 92% di probabilità che il bambino fosse sano. Anche se il bambino avesse avuto problemi, potevamo affrontarli tutti noi insieme. La assicurammo che qualunque decisione avesse preso, noi l’avremmo capita ed amata con tutto il cuore. In seguito lei non disse più nulla dell’aborto.
Ma due settimane dopo l’AS ci chiamò a casa per parlare con Mary. Mary non era a casa, così le dissi che Mary era molto depressa e che piangeva per molto tempo. Le chiesi per favore di fare qualche analisi al feto per rassicurare Mary che il bambino era sano. La sua unica risposta fu di dirmi che aveva bisogno di parlare a Mary privatamente. Mary aspettò alcuni giorni e poi la richiamò. l’AS prenotò immediatamente un esame di pre-ricovero e l’aborto per Mary. Da questo momento in poi Mary divenne molto introversa e dipendente da me per ogni cosa.
Quando portai Mary per il suo check-up pre-ricovero, non mi permisero di parlare ad un medico o fare alcuna domanda. Ancora una volta, ci si aspettava che mia figlia, adolescente e depressa, firmasse documenti e prendesse decisioni mediche di vitale importanza senza il sostegno dei propri cari.
Quando l’appuntamento finì, lei mi disse che il medico l’aveva rassicurata che la procedura non era per niente brutta. Poi mi chiese se poteva ancora cambiare idea in qualsiasi momento. Questo mi dimostrò quanto fosse in realtà fragile ed incerta.
Il giorno dell’aborto le mie paure iniziarono a sopraffarmi. Ma pensai che questo era l’ospedale di punta per le donne dello stato. Sicuramente avrebbe ricevuto le cure migliori. Era nel posto più sicuro possibile. Però, non avevo pace, mio nipote di diciotto settimane stava per morire.
Un’infermiera arrivò con alcune carte da riempire. Mary era nervosa e rispondeva con difficoltà ad alcune domande. Mentre l’aiutavo, l’infermiera mi diede un’occhiataccia. Era chiaramente seccata dalla mia presenza.
Alle 12:45 l’infermiera accompagnò Mary alla sala operatoria dove effettuarono l’instillazione di urea che avrebbe indotto l’aborto. Quando tornò l’aiutai a mettersi a letto, la coprii, asciugai le sue lacrime e l’abbracciai. “Oh mamma” – disse piangendo – “fa veramente male”. Ricordo di averle detto quanto mi dispiaceva che stesse male.
Lasciai l’ospedale alle 17:30 per controllare Justin. Mentre stavo guidando verso casa, mio marito chiamò. Aveva detto a Mary quanto l’amava e che voleva vederla presto. Terminarono la conversazione con una semplice preghiera, un’Ave Maria, chiedendo alla madre di Nostro Signore di “pregare per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.” Questa fu l’ultima volta in cui lui le parlò.
Tornai all’ospedale quella sera, e stetti fino alle 23:00 quando Mary insistette che andassi a casa per stare con Justin. Volevo stare con lei, perché l’aborto non era ancora completo, ma mi rassicurò che mi avrebbe chiamato se si fosse sentita sola. Le diedi il bacio della buonanotte dicendo: “Ti amo… ci vediamo domattina”. Sembrava una bambina in quel letto. Fu l’ultima volta che la vidi viva.
Il mattino dopo alle 9:15 ricevetti una chiamata dall’unità di cure intensive (UCI). L’infermiera disse: “Qualcosa è andato storto. È molto grave”. Volai all’ospedale, mi precipitai nell’UCI, e feci irruzione nella prima stanza che mi capitò. Dietro alla tendina vidi la sagoma di una donna e di un medico che scrivevano in una cartella.
Proprio allora un’infermiera venne fuori a chiedermi chi volessi vedere. Dissi che ero la madre di Mary. Lei ansimò, afferrò le mie spalle e mi spinse fuori dalla porta. Dissi che la volevo vedere; volevo che lei sapesse che ero lì. Disse che non potevo andare perché stavano lavorando su di lei.
Grazie a Dio arrivò la mia amica Charlotte. Sedette con me e mi confortò. Un medico venne due volte a farmi domande su Mary. Ogni volta chiedevo di vederla e mi mandavano via. Poi la sala si riempì improvvisamente di camici bianchi. Un medico sedette davanti a me e mi prese le mani. “Mia figlia è morta, vero?”. Lui annuì: “Sì”.
Non riuscivo a respirare e mi sembrava di sprofondare in un buco. Uno di loro disse che avevano detto a Mary che ero lì. Fui meno che grata per questo piccolo gesto.
Alla fine mi permisero di vederla. Entrammo nella sua stanza e a stento credevo a ciò che vedevo. C’era la mia bella figlia, sfigurata così orribilmente che era quasi irriconoscibile. C’era ancora un tubo che usciva dalla sua bocca e vedevo i denti e le gengive coperte di sangue. I suoi occhi erano mezzo aperti ed il bianco degli occhi era di un giallo scuro. L’unico tratto che non era stato sfigurato erano i suoi capelli. Tutto ciò che volevo fare era abbracciarla. Cercai di metterle le braccia intorno e di darle il bacio d’addio.
Mentre mi portavano alla sala d’aspetto, iniziai a parlare di quanto era bella Mary quando era piccola. Cercavo di capire che cosa avevo visto. Cercavo disperatamente di aggrapparmi alla mia salute mentale. Non sentivo le mie dita mentre telefonavano a mio marito. Avevo un tale dolore che mi sembrava che il mio cuore andasse a pezzi. Gli sussurrai che Mary era morta. Sento ancora il suo pianto.
Il medico di Mary venne da me con un autorizzazione da firmare per l’autopsia. Solo adesso avevano bisogno della madre di Mary. Solo adesso ero importante per firmare i documenti. Firmai, sapendo che sarebbe stato inflitto un ulteriore oltraggio al corpo di Mary, perché dovevo sapere cos’era successo. Perché era morta? Perché era morta da sola, spogliata del suo orgoglio, della sua dignità, della sua autostima?
Ricordo di essere corsa a casa cercando nel cielo qualche segno che Mary era in paradiso. Quando arrivammo a casa, fui felice di vedere che c’erano la famiglia e gli amici che mi mostravano amore e sostegno. Dovemmo concentrarci sul funerale di Mary. Prima di accordarci per la Messa, dissi al nostro pastore che Mary era morta di aborto. Li avremmo seppelliti entrambi quel giorno. Ora lui riusciva a comprendere l’orribile condizione del corpo di Mary.
Dopo l’autopsia, l’agenzia di pompe funebri tentò diverse volte di renderla presentabile per l’esposizione. La prima esposizione fu il 19 agosto 1989. Era il 39° compleanno di mio marito. Il corpo di Mary fu vestito del suo abito per la Cresima. Nelle sue mani c’era un piccolo bouquet rosa da parte di Justin. La Messa per il funerale di Mary fu una festa per la sua vita. Volevamo che Dio sapesse che gli eravamo grati per averci benedetto con questa bella figlia. Gliela restituivamo con lo stesso amore che avevamo per lei quando avevamo chiesto un figlio nostro.
Un mese dopo incontrammo il medico legale per parlare dei dettagli dell’autopsia di Mary. Evitò completamente di rispondere alle nostre domande. Invece di una spiegazione dettagliata, ci consigliò di “andare a casa e cercate di non vergognarvi di vostra figlia”. Ci aspettavamo un’inchiesta sulle procedure dell’ospedale, invece ricevemmo un commento sulle virtù di nostra figlia. Lei era solo una statistica.
Non potevamo permettere che la morte di Mary rimanesse nascosta in un cumulo di statistiche. Sapere la verità avrebbe richiesto un’azione legale, e questo voleva dire che noi e Mary saremmo stati trascinati davanti all’attenzione pubblica e saremmo stati soggetti ai crudeli attacchi degli avvocati della difesa. Però era l’unico modo che avevamo per rompere l’insabbiamento.
Fu molto difficile trovare il giusto avvocato. Per disperazione chiamai Vicki Conroy di Legal Action for Women. Mi diede il nome di un avvocato del Kentucky, Ted Armshoff, membro di un’agenzia legale nazionale specializzata in casi di malasanità relativi all’aborto. Quando parlai alla sua assistente, Josephine, ho capito di aver trovato finalmente qualcuno che si preoccupava più della morte di Mary che del dibattito sull’aborto. Due giorni dopo Mr. Armshoff venne nella nostra città, visionò le cartelle dell’ospedale e il rapporto dell’autopsia e riconobbe che Mary aveva avuto una morte senza senso.
La nostra causa fu registrata nel settembre del 1991. La battaglia legale sta ancora andando avanti e per questo non posso rendere pubblici i nostri veri nomi e molti altri dettagli che identificherebbero gli imputati.
Durante il corso di questa causa, penso che le tattiche difensive siano state senza vergogna. Tra le varie manovre, hanno cercato di discreditarci e farci passare per una famiglia che vuole “lucrare” sulla situazione. Naturalmente sono arrivata a capire che tutto questo è parte della strategia per scoraggiarci.
Grazie alla perseveranza di Mr. Armshoff abbiamo portato alla luce diversi fatti importanti. Nelle deposizioni abbiamo appreso che l’AS non ha mai visto l’ecografia di Mary né ha mai neanche parlato dei risultati con lei. L’AS aveva ordinato l’ecografia per determinare quale tipo di aborto si dovesse usare.
Mary non ha mai visto le parole sulla relazione dell’ecografia che avrebbero cambiato tutto: “Nessuna anomalia rilevata”. Se gliel’avessero detto, non avrebbe mai abortito. Sarebbe stata liberata dal senso di colpa e dalla paura che suo figlio handicappato non fosse adottabile o un peso insopportabile sui suoi genitori e su suo figlio. Questo assistente d’aborto voleva che Mary vedesse una sola scelta; l’aborto. Si sono approfittati di una diciottenne depressa, portandola a prendere una decisione di vitale importanza basandosi su affermazioni incomplete e fuorvianti. Mai una volta hanno parlato del senso di colpa e del dolore che avrebbe passato se lei fosse sopravvissuta al suo aborto “sicuro e legale”. Altrettanto per la “libertà di scelta”.
Abbiamo anche appreso che l’unità abortiva, in questo ospedale universitario, consente agli interni di effettuare l’aborto e le cure successive. Quando Mary si sentì male, fu vista da un interno che era uscito da appena due mesi dall’università. Nonostante i diversi sintomi di infezione presenti quando la esaminò, egli decise di ritardare il trattamento di Mary di un’ora.
Mary non sopravvisse a quell’ora. Dopo 40 minuti era in coma ed in terapia intensiva. Aveva una violenta infezione che stava rapidamente avendo il sopravvento sul suo corpo. Quando Mary fu portata all’UCI era troppo tardi per salvarla. Solo allora, quando era troppo tardi, fu finalmente vista da un medico esperto.
Quando Mary morì, non ci fu un’inchiesta, conferenza, o discussione collettiva condotta dall’ospedale. L’unità abortiva è ancora aperta ed operante come se nulla fosse accaduto. La morte di una giovane madre diciottenne non era una ragione sufficiente per revisionare la loro unità abortiva. Il loro atteggiamento era stato semplicemente di far andare avanti gli affari.
Né ci è sfuggito che non era stata assolutamente espressa alcuna preoccupazione per la morte di Mary da parte dei gruppi di donne “pro-choice”. Perché non esigono giustizia per questa sorella adolescente? Non sono preoccupate del fatto che le mentirono riguardo alle condizioni del suo bambino, del fatto che le fu negata una vera scelta? Non sono preoccupate del fatto che è stata ignorata mentre un’infezione le toglieva la vita? Questa “sorellanza” è una bugia. Neanche un membro di un gruppo pro-choice o di donne, come A.C.L.U. o N.O.W. si è fatto avanti a esprimere simpatia formale o tanto meno indignazione per la morte di Mary. Preferiscono che lei rimanga solo una statistica.
Ma mia figlia non è una statistica. È una persona che merita rispetto. Credo che lei ora sia una persona che vive in Cielo con suo figlio Christopher, anche lui morto in quell’aborto. E lei sta pregando per noi, specialmente per Justin, affinché trovando giustizia troviamo anche guarigione.
Anche noi preghiamo per la giustizia e per la guarigione di tutte le altre famiglie come la nostra che sono state traumatizzate dall’aborto “sicuro e legale”. Per il loro bene, e per il bene di quelli che verranno, non possiamo stare zitti.
I nomi della famiglia “Taylor” in questo racconto sono fittizi. Quando questa azione legale sarà terminata, “Mrs. Taylor” vuole creare una rete con le altre famiglie le cui figlie sono state uccise o gravemente ferite dall’aborto, allo scopo di avere un mutuo sostegno ed il progresso della riforma sociale. Altre famiglie che volessero contattarla a questo scopo possono scriverle presso Ted Amshoff, Swendsen, Amshoff, Maroney, 1385 S. 4th St., Louisville, KY 40208, (502) 634-2554. Mrs. Taylor è stata assistita per trovare rappresentanza legale da Legal Action for Women, (800) 962-2319.
Pubblicato originariamente in The PostAbortion Review 1(3) Fall 1993.
Elliot Institute, PO Box 7348, Springfield, IL 62791-7348
Altro materiale a www.afterabortion.org
http://www.afterabortion.org/twodead.html


Libertà di perdere

2008-05-25

In memoria della mia cara figlia, Trinity, vittima dell’aborto.

Sebbene Roe vs. Wade [la sentenza che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli USA] abbia fissato una decisione 21 anni fa, proclamando che una donna ha una “scelta”, molte donne come me capiscono ora quale “scelta” sia realmente. Quando scelsi di terminare la mia gravidanza, io “scelsi” di far male… di piangere lacrime agonizzanti di lutto, di soffrire in silenzio una pena interminabile e divorante quando compresi che “terminare la mia gravidanza” in realtà significava uccidere mio figlio!
America, la terra che ho amato e in cui ho creduto… poiché hai reso l’aborto legale, non feci domande quando mi dissero che la mia Trinity era solo “tessuto”. Ma mia figlia non era “tessuto”, America; lei era carne ed ossa, cuore ed anima. Aveva risate e sogni, abbracci e gioia da condividere. Ho perso mia figlia… ho perso la mia fiducia, ma attraverso l’amore, la grazia ed il perdono del mio Signore Gesù Cristo, tutto ciò che era perso è stato restituito. Non conoscerò mai la gioia e la delizia di tenere e condividere i ricordi con la mia cara figlia mentre cammino per le spiagge dorate dell’America, ma un giorno, per l’abbondante grazia di Dio, scoppierò di gioia incontenibile, mentre camminerò per le Sue strade d’oro ed entrerò in “una casa con molti posti”. Sarò a braccetto con il mio angelo… Trinity… mia figlia. Nessuno mi potrà togliere quella gioia. Nessuna bugia, l’America, l’aborto… la sentenza Roe vs. Wade… niente!
Grazie, Dio.

NON MOLTO TEMPO FA…

Non molto tempo fa in una mangiatoia di fieno
Il nostro caro Salvatore giaceva bambino.
Sua madre, la giovane Maria… lei ancora conservava
La fede in Dio, e sorrideva mentre dormiva.
Sì, ciò che l’angelo aveva detto, s’era tutto avverato
E per via della sua fede c'è salvezza anche per te.

Non molto tempo fa, un freddo giorno d’inverno
La mia cara figlia fece un sacrificio.
Le bugie e l’inganno hanno occhi accecati;
Dolore e lutto riempiono silenziosi pianti.
Anche se gli altri gridano “C’è una scelta per te”
Non credergli, semplicemente non è vero!

L’aborto toglie la vita preziosa del tuo bambino.
(Un bambino formato viene tagliato da quel coltello).
Lui non è “tessuto” o “un grumo di sangue”;
Lei non è “il prodotto” di una notte d’amore.
Questo figlio è tuo figlio… vivo e vero.
(Ed il ricordo ti tormenterà in tutto ciò che fai)

Molti anni passano, sento ancora dolore come se
Non indietreggiasse, fosse ancora qui oggi.
Anche se Gesù mi ha guarito ed aiutato a conoscere
Il suo grande amore per me, e mi ha fatto crescere.
Sebbene il suo amore tutto copra, e mi abbia aiutato a vedere
Il ricordo c’è ancora… e ci sarà sempre.

Fa’ che non dimentichi mai, Signore, ciò che accadde quel giorno,
fa’ che si alimenti in me e mi faccia parlare
Al silenzio attorno a me, mentre questo orrore continua…
Fa’ che sia voce per i nascituri indifesi
Dio, usami per aiutare chi non capisce
Che il “feto” in loro ha dita e occhi.

Il bambino in quel grembo non si può rimpiazzare
Ha le sue impronte digitali… il suo volto
Così, mentre quella donna decide cosa deve fare
Fa’ che conosca i fatti prima che scelga.
“Dopo” è troppo tardi, posso darle la prova
“Libertà di scelta” è in realtà libertà di perdere…
http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1530.htm


Scoprii di avere il cancro

2008-05-24

Avevo lasciato mio marito prendendo con me le mie figlie di tre e cinque anni perché pensavo che avrei potuto trovare qualcun altro che mi appagasse veramente. Non era difficile per me trovare uomini, loro volevano solamente sesso, non impegno, e naturalmente rimasi incinta. Lo dissi al padre ed egli negò di esserlo. L’aborto era appena diventato legale così mia sorella me lo suggerì con il suo medico e lo pagò anche!
Non mi furono date per nulla informazioni sull’aborto. Ero una delle tante ragazze quel giorno e l’infermiera mi fece un’iniezione per dilatare la cervice e mi disse di tornare dopo due-tre ore.
La procedura fu molto fredda e di routine. Mi sentivo come un numero spinto avanti. In seguito, mi alzai e tornai a casa in auto da sola.
Gli effetti dell’aborto si fecero sentire solo dopo tre anni dopo. Avevo capito che cosa avevo fatto. Mio marito ed io eravamo tornati insieme e volevamo altri bambini ma scoprii di avere il cancro alla cervice. Dovetti subire l’isterotomia totale. Le mie figlie si arrabbiarono quando dissi loro che avevo abortito, mio marito si sentì responsabile e mia madre fu distrutta dal sapere che avevo fatto una cosa simile!
Ho Gesù Cristo Signore sulla mia vita, egli mi ha perdonata ed insegnato a perdonarmi. Sono stata liberata dalla colpa e dalla vergogna e Gesù mi ha mostrato come fare correttamente lutto sull’omicidio di mio figlio.
L’aborto mi ha fatto capire che quando la società non ha valori morali assoluti, la gente rimane confusa su cosa è giusto e sbagliato. La mia vita cambiò drasticamente interrompendo il flusso della Vita ed ora non ci saranno più figli per me, mai!

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1515.htm


Spero di superare questo incubo insanguinato

2008-05-23

Ho abortito e credo che non mi dissero tutta la verità sui fatti ed i problemi che avrebbe potuto causare. Il mio aborto fu un grande errore, e negli scorsi sei mesi sono stata depressa ed emotivamente sconvolta da notti insonni, piangendo interminabilmente. Non raccomanderei l’aborto alla mia peggior nemica. Questo sito web [http://www.abortionno.org] mi ha aiutato a confermare il mio pensiero per cui non mi hanno raccontato tutta la storia (il che non mi aiuta perché ho firmato il modulo ed ora soffrirò sempre). Spero solo che il macellaio che ha effettuato il mio piccolo intervento non mi abbia provocato qualche altro danno duraturo, e un giorno forse riuscirò a superare questo incubo insanguinato. Spero che le persone che vedono questo sito, mentre stanno pensando ad un aborto, ne siano respinte e che possano evitare di attraversare il dolore e la rabbia che ho passato io… Avrei dovuto pensarci di più piuttosto che credere che mi stesse dicendo la verità il medico che guadagna soldi da ogni procedura effettuata.

età: 22 anni
testimonianza dell’8 gennaio 2002
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


La risposta di un aspiratore ad un miracolo

2008-05-22

Rimasi incinta e per paura decisi di abortire cinque gravidanze.
Non mi furono date informazioni. Venivo influenzata: solo linguaggio pro-aborto era usato ed era data qualche assistenza.
L’aborto fu brutto. La risposta di un aspiratore ad un miracolo. Mi ha lasciato anni di vergogna silenziosa.
L’aborto mi ha lasciato con un senso di perdita indesiderabile. Non potete valutare il senso di perdita su me, sulla mia famiglia e sul mondo intorno a me. Sono libera di fare lutto dopo vent’anni di silenzio e vergogna. Anche la mia famiglia ha provato vergogna.
Ho confidato nel Signore mio salvatore, l’ho invitato nel mio cuore come dice Giovanni 3,3; 1,9-10 e 14,23. Egli mi ha guidato a un corso P.A.C.E. [Post Abortion Counseling and Education: assistenza ed educazione post aborto] attraverso un centro di aiuto alle gravidanze difficili, e questo mi ha aiutato.
Non posso stimare il senso di perdita che ho provato. I miei bambini hanno dovuto soffrire per ciò che ho fatto.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1552.htm


Io, Gianna Jessen, sopravvissuta all’aborto

2008-05-21

Oggi la testimonianza non è di una donna che ha abortito, ma di una che è stata abortita, ed è miracolosamente sopravvissuta.
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

(Lc 19,39-40)

Mi chiamo Gianna Jessen. Vorrei dirvi grazie per la possibilità di parlare oggi. Non è una piccola cosa dire la verità. Dipende unicamente dalla grazia di Dio il poterlo fare. Ho 23 anni. Sono stata abortita e non sono morta. La mia madre biologica era incinta di sette mesi quando andò da Planned Parenthood nella California del sud e le consigliarono di effettuare un aborto salino tardivo. Un aborto salino consiste nell’iniezione di una soluzione di sale nell’utero della madre. Il bambino inghiottisce la soluzione, che brucia il bambino dentro e fuori, e poi la madre partorisce un bambino morto entro 24 ore. Questo è capitato a me! Sono rimasta nella soluzione per circa 18 ore e sono stata partorita VIVA il 6 aprile 1977 alle 6 del mattino in una clinica per aborti della California. C’erano giovani donne nella stanza che avevano appena ricevuto le loro iniezioni ed aspettavano di partorire bambini morti. Quando mi videro, provarono l’orrore dell’omicidio. Un’infermiera chiamò un’ambulanza e mi fece trasferire all’ospedale. Fortunatamente per me il medico abortista non era alla clinica. Ero arrivata in anticipo, non si aspettavano la mia morte fino alle 9 del mattino, quando sarebbe probabilmente arrivato per il turno d’ufficio. Sono sicura che non sarei qui oggi se il medico abortista fosse stato alla clinica dato che il suo lavoro è togliere la vita, non sostenerla. Qualcuno ha detto che sono un “aborto mal riuscito”, il risultato di un lavoro non ben fatto. Fui salvata dal puro potere di Gesù Cristo. Signore e Signori, dovrei essere cieca, bruciata… dovrei essere morta! E tuttavia, io vivo!
Rimasi all’ospedale per circa tre mesi. Non c’era molta speranza per me all’inizio. Pesavo solo nove etti. Oggi, sono sopravvissuti bambini più piccoli di quanto lo ero io. Un medico una volta mi disse che avevo una gran voglia di vivere e che lottavo per la mia vita. Alla fine potei lasciare l’ospedale ed essere data in adozione.
Per via di una mancanza di ossigeno durante l’aborto vivo con la paralisi cerebrale. Quando mi fu diagnosticata, tutto quello che potevo fare era stare sdraiata. Dissero alla mia madre adottiva che difficilmente avrei mai potuto gattonare o camminare. Non riuscivo a tirarmi su e mettermi a sedere da sola. Attraverso le preghiere e l’impegno della mia madre adottiva, e poi di tanta altra gente, alla fine ho imparato a sedere, a gattonare e stare in piedi. Camminavo con un girello e un apparecchio ortopedico alle gambe poco prima di compiere quattro anni. Fui adottata legalmente dalla figlia della mia madre adottiva, Diana De Paul, pochi mesi dopo che cominciai a camminare. Il Dipartimento dei Servizi Sociali non mi avrebbe rilasciato prima per essere adottata.
Ho continuato la fisioterapia per la mia disabilità e, dopo in tutto quattro interventi chirurgici, ora posso camminare senza assistenza. Non è sempre facile. A volte cado, ma ho imparato a cadere con grazia dopo essere caduta per 19 anni.
Sono così grata per la mia paralisi cerebrale. Mi permette di dipendere veramente solo da Gesù per ogni cosa.
Sono felice di essere viva. Sono quasi morta. Ogni giorno ringrazio Dio per la vita. Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Non penso che nessuna persona concepita sia una di quelle cose.
Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto. Sono tutti grati per la vita. Solo alcuni mesi fa ho incontrato un’altra sopravvissuta all’aborto. Si chiama Sarah. Ha due anni. Anche Sarah ha la paralisi cerebrale, ma la sua diagnosi non è buona. È cieca ed ha delle gravi crisi . L’abortista, oltre ad iniettare nella madre la soluzione salina, la inietta anche nelle piccole vittime. A Sarah l’ha iniettata nella testa. Ho visto il punto della sua testa dove l’ha fatto. Quando parlo, non parlo solo per me stessa, ma per gli altri sopravvissuti, come Sarah, ed anche per quelli che non possono parlare…
Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo. È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. Un bambino è un bambino quando c’è un aborto spontaneo a due, tre, quattro mesi. Un bambino è chiamato tessuto o massa di cellule quando l’aborto volontario avviene a due, tre, quattro mesi. Perché? Non vedo differenza. Che cosa vedete? Molti chiudono gli occhi…
La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita. È stata un grande dono. Uccidere non è la risposta a nessuna domanda o situazione. Fatemi vedere come possa essere la risposta.
C’è una frase incisa negli alti soffitti di uno degli edifici del parlamento del nostro stato [la California]. La frase dice: “Ciò che è moralmente sbagliato, non è corretto politicamente”. L’aborto è moralmente sbagliato. Il nostro paese sta spargendo il sangue degli innocenti. L’America sta uccidento il suo futuro.
Tutta la vita ha valore. Tutta la vita è un dono del nostro Creatore. Dobbiamo ricevere e conservare i doni che ci sono dati. Dobbiamo onorare il diritto alla vita.
Quando le libertà di un gruppo di cittadini indifesi sono violate, come per i nascituri, i neonati, i disabili e i cosiddetti “imperfetti”, capiamo che le nostre libertà come NAZIONE e Individui sono in grande pericolo.
Vengo oggi a parlare in favore di questa legge a favore della protezione della vita. Vongo a parlare per conto dei bimbi che sono morti e per quelli condannati a morte. Learned Hand, un giurista americano rispettato (del nostro secolo) disse: “Lo spirito della libertà è lo spirito che non è troppo sicuro di essere giusto; lo spirito della libertà è lo spirito che cerca di capire le opinioni degli altri uomini e donne; lo spirito della libertà è lo spirito che pesa i loro interessi insieme ai propri, senza pregiudizi; lo spirito della libertà ci ricorda che neanche un passero cade a terra inosservato; lo spirito della libertà è lo spirito di Colui che, circa 2000 anni fa, ha insegnato all’umanità la lezione che non ha mai imparato, ma non ha mai dimenticato; che c’è un regno dove gli ultimi saranno ascoltati e considerati accanto ai più grandi.”
Dov’è l’anima dell’America?! Voi membri di questo comitato: dov’è il VOSTRO cuore? Come potete trattare le questioni di una nazione senza esaminare la sua anima? Uno spirito omicida non si fermerà davanti a nulla finché non avrà divorato una nazione. Il Salmo 52,2-4 dice: “Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c'è un uomo saggio che cerca Dio. Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno.”
Adolf Hitler una volta disse: “L’abilità ricettiva delle grandi masse è solo molto limitata, la loro comprensione è piccola; d’altro lato la loro smemoratezza è grande. Essendo così, tutta la propaganda efficace deve essere limitata a pochissimi punti che a loro volta dovrebbero essere usati come slogan finché l’ultimo uomo sia capace di immaginare che cosa significhino tali parole”. Gli slogan di oggi sono: “Il diritto di una donna di scegliere”, “Libertà di scelta”, eccetera.
C’era una volta un uomo che parlava dall’inferno (ne parla il capitolo 16 di Luca) che disse: “Sono tormentato da questa fiamma”. L’inferno è reale. Così lo è Satana, e lo stesso odio che crocifisse Gesù 2000 anni fa, ancora si trova nei cuori dei peccatori oggi. Perché pensate che questa intera aula tremi quando menziono il nome di Gesù Cristo? È così perché Egli è REALE! Egli può dare grazia per il pentimento e perdono a voi ed all’America. Noi siamo sotto il giudizio di Dio – ma possiamo essere salvati attraverso Cristo. Dice la Lettera ai Romani: 5,8-10: “Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo NEMICI, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.”
La morte non ha prevalso su di me… ed io sono così grata!!!


Testimonianze di Gianna Jessen rilasciate il 22 aprile 1996 ed il 20 luglio 2000 davanti al Sottocomitato Giudiziario del Congresso sulla Costituzione
http://www.abortionfacts.com/survivors/giannajessen.asp
http://www.godandscience.org/doctrine/jessen.html
GiannaJessen.com

Aggiornamento: i video di un discorso tenuto da Gianna Jessen nel 2008 a Melbourne sono stati sottotitolati e messi in rete. Ecco il link.



Dio sta usando Gianna per ricordare al mondo che ogni essere umano è prezioso per Lui. È bello vedere la forza dell’amore di Gesù che Egli ha riversato nel suo cuore. La mia preghiera per Gianna, e per tutti quelli che la ascoltano, è che il messaggio dell’amore di Dio ponga fine all’aborto con il potere dell'amore.
Madre Teresa di Calcutta


Il ricordo mi tormenta ogni giorno

2008-05-20

Ho abortito cinque anni fa. Mi tormenta ogni giorno. Vorrei poter tornare indietro… Se avessi avuto un’idea di che cosa significava la terribile procedura abortiva per il bambino dentro di me, non l’avrei mai fatto. Il medico disse solo che è un piccolo ammasso di tessuto – nessuna sensazione, nessun cervello – era un bugiardo! Hanno un cervello – sono come un essere umano che vive e respira, ed è OMICIDIO togliergli la vita – in ogni stadio della gravidanza… Vi prego, fate conoscere alle giovani donne le realtà dell’aborto. Potete fare la differenza nella vita di qualcuno. Plaudo agli sforzi di questo sito web [www.abortionno.org], e spero che tutti noi riusciremo a mettere fuorilegge l’aborto nel prossimo futuro.

età: 27 anni
testimonianza del 9 aprile 2004
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


Cercavo qualcuno che mi dicesse di non farlo

2008-05-19

Avevo 18 anni e mi vedevo con un uomo che ai miei genitori non piaceva per niente. Così “fecero un patto” con me: se avessi rotto con lui mi avrebbero mandato al college. Acconsentii, anche se non ho mai voluto veramente rispettare i patti.
Ho capito di essere incinta quando gli odori del laboratorio di chimica continuavano a darmi la nausea. Un’amica mi convinse ad andare dal suo medico in città. Egli diagnosticò immediatamente la gravidanza, dicendo: “Che vergogna, un’altra giovane”. Mi disse di non preoccuparmi, perché ci si poteva “prendere cura” di “questa cosa”. Non mi parlò mai neanche una volta di tenere il bambino, ma mi diede un biglietto per la clinica abortista locale.
Anche se non avevo forti convinzioni religiose, la visita alla clinica per quella “consulenza” iniziale, mi lasciò un senso di disagio. L’infermiera mi disse di tornare dopo una settimana con il denaro per farlo.
Avevo sentito dire alcune cose sull’aborto, e sapevo che probabilmente era sbagliato. Così, tutta quella settimana, parlai con amiche ed insegnanti, cercando un consiglio. Una insegnante in particolare mi consigliò di farlo. Mi disse che aveva abortito diverse volte, che non era “niente” e che non avevo bisogno di questa preoccupazione nella mia vita proprio ora.
Nessuno, in alcun momento, mi parlò dell’adozione o di tenere il bambino. In effetti una delle mie insegnanti era una suora e avvicinai anche lei per parlare del mio problema. Ora penso che in realtà volevo che qualcuno mi dicesse: “No! Non farlo!” ma persino la suora mi disse che l’aborto era la strada migliore per me. [!]
Il mio ragazzo non aveva i soldi, così i miei genitori si offrirono di pagarlo. Quando scoppiai a piangere davanti a loro, dicendo che pensavo che fosse sbagliato farlo, mi dissero che mi avrebbero cacciato via di casa se non avessi abortito. Mio padre disse che non voleva avere dei “piccoli bambini mori nella sua casa!” (il mio ragazzo era italo-portoricano). Mi dissero che se avessi avuto il bambino, avrei dovuto fare completamente da sola. Mi sembrava che non ci fosse assolutamente alcun modo per fuggire l’inevitabile.
Quando venne l’ora, il mio ragazzo ed alcuni amici di scuola vennero con me. Non c’erano manifestanti, non c’erano antiabortisti. Di fatto, durante tutto il periodo della crisi, non ho udito una parola su o dal fronte antiabortista.
Fui condotta in una stanza con un intero gruppo di ragazze, proprio come me, che aspettavano che i propri bambini fossero uccisi. Nessuno guardava nessun altro. Chiamavano i nostri nomi, uno per uno.
Ero molto spaventata, perlopiù del dolore che dicevano avrei potuto sentire. Con l’assistente piansi perlopiù. Ma concordava con tutti quelli con cui avevo parlato. Sì, questo è un brutto periodo per avere un figlio. Sì, sei troppo giovane. Sì, avere un bambino costa un sacco di soldi. Sì, sarebbe tanto difficile per te tirare su un bambino da sola. Sì, è la cosa migliore da fare.
Aspettando che chiamassero il mio nome, cercai di convincermi di queste cose. Volevo solo che tutta la faccenda fosse finita.
Finalmente mi chiamarono dentro e mi misero su un tavolo. La dilatazione fu estremamente dolorosa. Un assistente teneva la mia mano e mi diceva di non piangere, sarebbe presto finito.
La macchina di suzione era molto rumorosa, un rumore orribile. Avevano un dipinto sul soffitto perché tu lo guardassi così da non dover pensare a che cosa ti stava accadendo. L’immagine del dipinto è impressa a fuoco nella mia memoria. Mi portarono via il bambino mentre guardavo gente che camminava sul treno.
Il mio ragazzo si ubriacò mentre ero alla clinica. A fatica riuscì a portarmi a casa in auto. Arrivò in ritardo a prendermi e stetti sull’angolo davanti alla clinica, sanguinante e imbarazzata, finché arrivo.
Quando tornammo alla mia stanza al college, io piangevo. Raccontai a tutti quanto fosse terribile, e come volevo non averlo fatto dopo tutto. Il mio ragazzo mi rise in faccia – mi rise in faccia! – e disse: “Beh, questo è il risultato per averla data in giro!”. Uno dei ragazzi della scuola cercò di buttarlo fuori e iniziarono a lottare. Fu una scena orribile. Sono sicura che si era ubriacato per cercare di affrontare la cosa; lui sapeva, nel profondo di sé, che era una cosa sbagliata. Stava solo cercando di biasimarmi cosicché la responsabilità non gravasse sulle sue spalle.
Alla fine, l’aborto non “risolse tutti i miei problemi” come tutti mi avevano promesso. I miei genitori tuttavia mi cacciarono fuori. Dovetti abbandonare la scuola. Sposai il mio ragazzo. Non funzionò. Divenne alcolizzato e drogato. Mi picchiava e portava altre donne nel nostro letto.
Una notte, durante una sbornia, mi puntò un coltello al petto. Gli dissi di uccidermi, che volevo morire. Non avevo nulla. Non i genitori, non il marito, in realtà, nessun bambino e nessun rispetto di me stessa. Come poteva rispettarmi? Avevo ucciso nostro figlio. Come potevo guardarmi allo specchio ogni giorno? Ero un’assassina. Volevo veramente morire. Poco dopo, ci separammo e divorziammo.
Il mio aborto è avvenuto circa dieci anni fa. Per me, è come un brutto, brutto incubo, immerso nel passato, da dimenticare. Nella mia vita attuale non ho ancora parlato a nessuno (mio marito, i miei amici di chiesa, chiunque io rispetti) del mio aborto. Non riesco. So che mi vedrebbero diversamente, e non potrei sopportarlo.
Ho avuto un bambino da allora, e sono ancora incinta. Questi figli sono la mia gioia, ed il mio perdono da parte di Dio. Il mio piccolo bimbo è così, così prezioso e meraviglioso. Se solo avessi saputo quanto un bambino è dolce e meraviglioso, non l’avrei mai fatto, neanche tra due milioni di anni.
Ora faccio picchettaggio vicino alle cliniche, scrivo lettere al giornale e do soldi ai gruppi pro-vita. Questo mi aiuta un po’, mi sembra di aver bisogno di fare almeno questo.
È ovvio che l’aborto ha devastato la mia vita. Emotivamente, ero una persona diversa prima e dopo. Ha lasciato un sentiero di distruzione nella mia vita. La mia famiglia, il mio primo matrimonio, la mia immagine di me stessa: un fallimento completo. Niente sarà mai più uguale.
Ora conosco le bugie che mi dissero, le verità che mi furono nascoste, i fatti che venivano mascherati o lasciati fuori. Da donna incinta, vado dal mio medico e vedo immagini di bambini nella pancia. Mese dopo mese, sento il battito del cuore del mio bambino. Mi dice come fare ciò che è meglio per la salute del mio bambino. Perché è legale in città NON dire queste cose?
Sono solo contenta di poterlo dire agli altri. Sono contenta di poter stare fuori da quella clinica quando nessuno c’era per me. Forse non sarò capace di confessare il mio aborto, ma posso combattere l’aborto!

Pubblicato originariamente in The PostAbortion Review 1(3) Fall 1993.
Elliot Institute, PO Box 7348, Springfield, IL 62791-7348
Altro materiale a www.afterabortion.org
http://www.afterabortion.org/case_co.html


Non vedo l’ora di incontrare mio figlio

2008-05-18

Ero una persona ingenua, egoista, e decisi di abortire. Il padre del bambino era un uomo sposato e non voleva la “responsabilità”
Non mi diedero sufficienti informazioni sull’aborto. Vorrei essere stata informata ed avere avuto una consulenza su ciò che l’aborto è veramente. Ne sono pentita!
L’aborto fu terribile. Fu usata la procedura D&C [tecnica abortiva in cui il bambino viene fatto a pezzi ed estratto dall'utero]. Il medico abortista mi disse che era solo un po’ di tessuto.
Ero un po’ come una persona arrabbiata e depressa. Non potevo gestire il rifiuto. Ero estremamente vuota e arrabbiata dentro. Ero depressa tutte le volte nei giorni vicini alla data dell’aborto.
Per affrontare il mio dolore ho aderito ad un gruppo di sostegno P.A.C.E. [Post Abortion Counseling and Education: assistenza ed educazione post aborto]. Ho avuto un sostegno post aborto per aiutarmi ad affrontare il mio dolore.
Il più grande cambiamento è stato che il mio bambino ha un nome e non vedo l’ora di incontrare il mio bambino in Cielo.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1502.htm


È troppo tardi

2008-05-17

Andai da Planned Parenthood perché mi avevano detto che facevano test di gravidanza gratis e che erano riservati. Mi consigliarono di abortire e fissarono il mio aborto per il due giorni dopo. Avevo 16 anni.
Ti diedero assistenza ed informazioni adeguate prima dell’aborto?
No. Non sapevo assolutamente nulla di ciò che l'aborto comportava, oltre al fatto che non sarei più rimasta incinta.
Come descriveresti il tuo aborto?
Un incubo, che emotivamente ha lasciato una ferita.
Quando mi sono resa conto di che cosa era successo a mio figlio, mi sentii terribilmente in colpa ed emotivamente sconvolta per molti anni.
Ho dato la mia vita al Signore ed ho anche un grande desiderio di condividere la mia esperienza con gli altri ed informarli di che cosa quella scelta veramente significa per la madre ed il figlio.
Non potrò mai partorire mio figlio. È troppo tardi per questo, ma posso aiutare le altre nelle mie condizioni a partorire il loro figlio.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1640.htm


Ha preso una parte di me

2008-05-16

Temevo di andare a parlare dei miei genitori della gravidanza e il mio ragazzo parlò di aborto.
Come descriveresti l’aborto?
Di grande impatto emotivo, mi sembrava come un incubo, irreale.
Mi hanno fatto diventare molto fredda e disinteressata. Ora nascondo meglio le mie emozioni ed ho un rapporto migliore con la mia famiglia.
Ho trovato Cristo e vivo per lui ora ed ho chiesto perdono per ciò che ho fatto. Sto prendendo lezioni del corso “Donne per Rama” e mi ha aiutato molto.
Dopo l’aborto diventi molto fredda e incurante di quelli che ami. Penso che una volta che hai abortito, ti porta via una parte della tua vita che senti che non tornerà mai indietro. La parte mentale dell’aborto è quella peggiore. Il ricordo va e viene e cerchi di dimenticare e ti tieni dentro che ti ha portato via [una parte di te].

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1439.htm


Il mio ragazzo divenne alcolizzato per il senso di colpa

2008-05-15

Avevo relazioni che erano violente e/o di natura superficiale e credevo allora che non ci fossero “conseguenze”
Non penso che l’informazione che mi fu data, mezz’ora prima della procedura, avrebbe fatto differenza. Ero decisa.
Come descriveresti l’aborto?
Orribile, degradante, imbarazzante, e un grande senso di perdita. In un certo senso sollevata, ma irrisolta.
Mi pare che la bassa autostima ed il senso di colpa abbiano intralciato la mia crescita e la capacità di vivere pienamente la mia vita a causa degli aborti. In più, il mio primo ragazzo non ha mai superato l’aborto, il mio primo aborto, ed è morto di alcolismo come diretta conseguenza del suo schiacciante senso di colpa.
Sento bisogno di essere o rimanere incinta e non riesco ad immaginare di essere sterilizzata chirurgicamente e perdere la capacità di rimanere incinta.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1438.htm


Statistiche sull’aborto

2008-05-14

Un test su un argomento molto serio: cause e conseguenze dell'aborto. Potete farlo online cliccando qui oppure scaricarlo come PDF cliccando qui.

http://www.unfairchoice.info/popquizgeneral.htm


Dopo l’aborto cominciai a bere e a drogarmi

2008-05-13

Avevo 17 anni quando rimasi incinta. Volevo il bambino, ma il mio ragazzo mi minacciava. Ero anche terrorizzata dalla reazione di mio padre. Vivevo in una piccola cittadina e non sapevo a chi rivolgermi. Aprii l’elenco telefonico alla voce Planned Parenthood [vera e propria industria abortista degli USA] perché era l’unico nome di cui avevo sentito parlare.
Ti diedero assistenza ed informazioni adeguate prima dell’aborto?
No! Mi fu data veramente poca informazione. Chiesi informazioni sullo sviluppo del bambino e fui ignorata, la questione fu aggirata. Volevo alternative e mi dissero in vari modi che questa era la mia unica scelta, che era meglio per tutti, a meno che non volessi rovinare la mia vita.
Fu orribile! Non c’era interesse o compassione. Solo un entrare e uscire (il medico). Non ero in alcun modo preparata per questa esperienza.
Mi ha cambiata per sempre. Ho capito subito di aver fatto una cosa orribile. Ha cambiato il mio atteggiamento verso gli uomini. Sono diventata fredda, sfiduciata, incapace per anni a mantenere una relazione stabile. Ero arrabbiata con i miei genitori per non avermi fatto capire che avrei potuto avvicinarli.
Dopo l’aborto cominciai a bere. Per tutto il college ho bevuto, ho provato droghe e sono scappata dal dolore. Sono stata gravemente bulimica (dopo essere stata anoressica per circa un anno). Circa dieci anni dopo, ho chiesto assistenza per i miei disturbi alimentari. Ero sull’orlo del suicidio, dell’esaurimento nervoso. Fu allora che scoprii che alla base c’era l’aborto. Mi ha cambiato dalla ragazza felice e spumeggiante che ero a una donna depressa, arrabbiata, ferita. Non sono avvenuti cambiamenti positivi finché ho cercato la riconciliazione con il Signore tramite un sacerdote meraviglioso. Prego tutti i giorni di potere, attraverso i miei sforzi, salvare a una donna il dolore e la sofferenza dell’aborto, e a un bambino la terribile fine che il mio ha sofferto. Ringrazio anche Gesù per la mia guarigione e per il sacerdote meraviglioso che ha speso del tempo per far cominciare il processo di guarigione.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1420.htm


Sono stata internata quattro volte

2008-05-12

Avevo appena compiuto 17 anni, avevo fatto sesso per la prima volta ed ero rimasta incinta. I miei genitori mi hanno tirato su in una casa di stretta osservanza cristiana e non volevo disonorare la famiglia rimanendo incinta fuori dal matrimonio. Andai là in macchina e tornai a casa.
Ti diedero assistenza ed informazioni adeguate prima dell’aborto?
No, allora tutto ciò che fecero per me fu dirmi: “Vuoi tenere questo bambino? Hai detto che svergognerebbe la tua famiglia: vuoi questo per loro?” Non mi diedero mai un’altra opzione diversa dall’aborto. Sostanzialmente mi hanno fatto trovare una giustificazione per uccidere il mio bambino.
Come descriveresti l’aborto?
L’esperienza più impressionante della mia vita.
Nessuno lo ha saputo fino ad un anno (“l’anniversario”) dopo che era successo. Ma durante quell’anno e durante il giorno dell’anniversario, mi stavo lentamente spezzando (il mio cuore, il mio spirito, la mia speranza e la mia vita erano tutte in pezzi).
Consulto psichiatri, sono stata internata quattro volte e adesso sono sotto litio e frequento uno psicologo invece. Sì, sento dolore quando vedo una donna incinta o un bambino e sua madre, ma va bene.
Ero abituata a dare la vita per scontata ed ora capisco che la vita è molto più di una scelta.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1403.htm


Brutale omicidio!

2008-05-11

Ero incinta di 26 settimane quando scoprii che il bambino aveva la sindrome di Down. Il medico, la mia famiglia e un “cosiddetto assistente cristiano” pensavano che sarebbe stato a vantaggio mio e del bambino se avessi abortito.
Fui mandata da un genetista che era anche un “assistente cristiano”, ma feci l’altra seduta prima dell’aborto. Era molto insistente e mi disse che avrei dovuto abortire se veramente amavo mio figlio.
L’aborto fu crudele e lo chiamo omicidio, brutale omicidio! Nessuno mi aveva mai parlato del bagaglio emotivo che avrei dovuto avere per portarmelo dietro per il resto della mia vita.
Ha distrutto la mia vita. Il mio matrimonio ne ha sofferto enormemente e la mia vita sessuale è andata a rotoli. Anche le mie relazioni con gli altri ne sono state turbate perché non mi fidavo più di nessuno.
Sto andando al gruppo di studi biblici PACE [Post Abortion Counseling and Education: assistenza ed istruzione post aborto]. Ha cambiato la mia vita. Lo raccomando caldamente a chiunque abbia sofferto per l’aborto. Se non trovi aiuto tramite PACE, cerca aiuto altrove. Lo conosco, ci sono stata.
Penso che l’aborto dovrebbe essere illegale in ogni situazione perché non l’avrei fatto se lo fosse stato. I medici devono essere consapevoli di quanto le conseguenze siano dannose per la famiglia che attraversa l’aborto.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1385.htm


“Gesù ti ama!”

2008-05-10


16 gennaio 2003

Rev. P. Frank Pavone
Priests for Life
PO Box 141172
Staten Island, NY 10314

Caro Padre Pavone, guardo EWTN [un network cattolico] e ho ascoltato la sua omelia ieri sera. Vorrei parlare apertamente, ma non posso farlo in pubblico così, se posso, vorrei parlare apertamente a lei, anonimamente, e condividere la mia esperienza con coloro a cui lei predica.
Rimpiango di aver abortito. Accadde ventotto anni fa. Ero giovane e ingenua (sciocca e stupida si potrebbe dire). Sono cresciuta in una cultura per cui è sbagliato avere un bambino prima del matrimonio. Comunque, non viene mai detto niente di cosa fare se capita, o quando capita. Ero molto spaventata da quello che i miei genitori e la mia famiglia avrebbero detto. Così quando il mio ragazzo (che ora è mio marito) propose l’aborto non obiettai. Non mi passava per la testa allora che era un peccato.
Ho confessato il mio peccato almeno più di due volte, non convinta che un errore così grave sarebbe stato perdonato solo dal dirlo a un prete.
Quattro anni fa fui ricoverata per un intervento chirurgico. Portai con me un libro sul potere di guarigione dell’Eucarestia. Parte del libro parlava di una donna che aveva abortito e aveva pregato per scoprire di che sesso fosse suo figlio. La risposta alla sua preghiera venne durante un sogno.
Circa una settimana dopo uscii dall’ospedale, era la festa della Madonna di Fatima. Dopo aver ricevuto la Comunione, ricordai la storia della donna e pregai la Madonna e chiesi la stessa domanda: bambino o bambina? Allo stesso tempo chiesi un segno che ero stata perdonata. La risposta alla mia preghiera venne nella posta. Ricevetti un biglietto dall’amica di mio figlio – una bambina. L’immagine nel biglietto è di una piccola bambina che ha in mano un fiore giallo. Dentro, dopo aver scritto gli auguri affinché mi ristabilissi, scrisse: “Continua a sorridere! Gesù ti ama!”
Padre, questa non può essere una coincidenza. Dio ha risposto alla mia preghiera per intercessione della Vergine Benedetta.
Dio benedica tutti voi per tutto il buon lavoro che fate.
Figlia di Dio

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/postab03-01-16.htm


Mia figlia fu eliminata con un tritacarne

2008-05-09

Rimasi incinta e non ero sposata, così abortii. Erano implicati i miei genitori e i miei amici. Pensavo che mi sarei sposata ed avrei avuto dei figli. Ho più di 40 anni e sono senza figli, ma penso alla mia bambina ogni giorno della mia vita.
Ti furono dati informazioni adeguate e assistenza prima dell’aborto?
Nessuna, perché scelsi di non fare ciò che lo staff mi ordinava. Planned Parenthood [importante "industria" abortista americana] vuole offrirmi assistenza, ma penso che voglia farmi smettere di disturbare i loro “templi di sacrificio”.
Fu doloroso e cambiò la mia vita (traumatico). Ho scoperto recentemente come fu eliminata mia figlia, attraverso un tritacarne. Spero solo di poter vivere senza diventare matta.
La mia vita è distrutta. Non conosco nessun altro. Penso alla mia compagna di stanza, con cui vivevo all’epoca, che ha sposato uno che non poteva avere figli e penso che potrebbe averlo fatto a causa della mia esperienza.
Ti prego di descrivere che cosa hai fatto per affrontare l’aborto e se ti ha aiutato.
Anni di psicoterapia – no. Fu 18 anni fa, inoltre non riescono a fermare il sanguinamento persistente che ho ora. Ho avuto diversi raschiamenti. Non vado più dai medici. Non riesco proprio a fidarmi. Faccio picchettaggio e faccio parte di Operation Rescue [importante organizzazione cristiana antiabortista]. Sono presidente di sezione di Right to Life [Diritto alla Vita] e lavoro in un centro di assistenza a gravidanze difficile, ma niente potrà mai espiare il fatto che mia figlia è morta. Niente può cambiarlo. Vivo per il giorno in cui andrò in Cielo e potrò tenerla tra le braccia. Non la lascerò andare per mille anni.
Non sarò mai madre o nonna e sono molto arrabbiata perché in più sono un’assassina. Ho ucciso la mia carne e il mio sangue. Come si può farlo?

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1381.htm


Oggi mia figlia avrebbe 50 anni

2008-05-08

Fui devastata dopo un fidanzamento rotto all’inizio del 1945 (seconda guerra mondiale). Mi misi con un uomo sposato e con un altro uomo, e come conseguenza rimasi incinta. Una mia amica e i miei genitori mi aiutarono ad abortire.
Ti diedero informazioni ed assistenza adeguate prima dell’aborto?
No, non ce n’erano nel 1945. Solo paura, ignoranza, disonore e vergogna.
Come descriveresti l’aborto?
Orribile! È un miracolo che non sono morta.
L’aborto come ha influenzato te e gli altri?
Terribilmente! Ha rovinato la mia vita e mi ha fatto sentire completamente indegna.
Ho affrontato l’aborto con la preghiera. Ho pianto e ora dico di avere una figlia che oggi avrebbe 50 anni se fosse viva. L’ho chiamata “Angela il mio angelo” e prego lei.
L’aborto mi ha fatto sentire indegna e mi sembrava che avrei dovuto espiarlo per tutta la mia vita. Mi manca mia figlia e ho tanto bisogno di lei perché sono completamente sola. Non sono sicura perché ho 72 anni adesso e cerco di trovare la pace. Devo lasciar andare e accettare la volontà di Dio. Non voglio rivivere tutta la sofferenza ed il dolore. Devo proseguire con la guarigione. Sono vecchia, stanca e addolorata. Devo prepararmi ad incontrare il mio creatore in pace. Il mio fidanzato della seconda guerra mondiale ha traslocato dopo 50 anni. Dovrei dirgli che cosa ho passato in questi anni?

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1427.htm


Artista si impicca dopo aver abortito i suoi gemelli

2008-05-07


Un’artista si è uccisa dopo aver abortito i suoi gemelli all’ottava settimana di gravidanza, lasciando un biglietto che diceva: «Non avrei mai dovuto abortire. Capisco ora che sarei stata una buona mamma».
Emma Beck è stata trovata impiccata a casa sua a Helston (Cornovaglia) il 1° febbraio 2007. È stata dichiarata morta il giorno seguente, il suo 31° compleanno.
Il suo biglietto diceva: «Ho detto a tutti che non volevo farlo, persino all’ospedale. Ero spaventata, ora è troppo tardi. Sono morta quando i miei bambini sono morti. Voglio stare con i miei bambini: hanno bisogno di me, e nessun altro ha bisogno di me».
Gli inquirenti hanno saputo che Miss Beck aveva rotto la relazione col suo fidanzato, noto come “Ben” dopo che egli “aveva reagito male” alla gravidanza.
Lei aveva visto il suo medico curante prima dell’aborto, ma era mancata a un appuntamento all’ospedale di Penzance. In seguito cancellò ma poi arrivò a un appuntamento all’Ospedale Royal Cornwall a Treliske. Lo psicologo era in ferie, così un medico indirizzò Miss Beck a un servizio telefonico di assistenza alla gravidanza otto giorni prima dell’aborto quando era incinta di otto settimane, così risulta agli inquirenti.
Il medico legale, dottoressa Emma Carlyon, ha ordinato che le identità dei medici che hanno effettuato l’aborto e del suo psicologo-capo siano tenute segrete.
Gli inquirenti hanno saputo che Sylvia Beck, la madre della vittima, ha scritto all’ospedale dopo la morte della figlia dicendo: «Voglio sapere perché non le è stata data la possibilità di vedere uno psicologo» – «Stava procedendo con l’aborto perché il suo fidanzato non voleva i gemelli» – «Credo che sia questo che ha portato Emma a togliersi la vita – non poteva vivere con ciò che aveva fatto».
La dottoressa ha detto: «Ho parlato con Emma della sua situazione e ho scritto nel modulo “Senza sostegno, vive sola, l’ex fidanzato è a conoscenza”» - «È una pratica normale dare alla donna il numero per l’assistenza telefonica quando non ci sono psicologi disponibili» - «Sono convinta che sia stato fatto tutto per essere sicuri che Emma acconsentisse all’operazione».
Ha aggiunto: «Da allora abbiamo nominato più psicologi in modo da avere maggiore copertura durante le feste».
Katie Gibbs, medico curante di Miss Beck, ha detto all’udienza: «Era estremamente sconvolta dalla procedura abortiva, e pensavo che non sarebbe mai riuscita ad accettarla» – «Aveva una lunga storia di ansia e depressione. Nonostante i miei migliori sforzi, non voleva vedere uno psicologo dopo l’aborto».
Il suo capo alla clinica ha detto: «Il tempo che può essere dato a una donna da uno psicologo è limitato in un ospedale affollato» – «Sono convinto che sia stata fatta ogni cosa per essere sicuri che Emma fosse consenziente all’intervento. Non penso che ci sia stato un buco nel servizio di assistenza» – «Ci sono tanti individui che sarebbero allertati da un qualsiasi dubbio. I commenti fatti dalla madre di Emma non riguardano un medico che riconosco».
La signora Beck ha detto alla corte: «Emma era considerata un’artista di talento, e ha venduto diversi dipinti» – «Era contenta quando rimase incinta, ma Ben reagì male alla notizia».
Registrando un verdetto di suicidio, la dottoressa Carlyon ha detto: «È chiaro che un aborto può avere un profondo effetto sulla vita di una donna» – «Ma sono rassicurata dalle testimonianze dei medici qui».


La testa fu tagliata via dal corpo

2008-05-06

Come sei arrivata ad abortire e chi era coinvolto?
Avevo 18 anni ed ero spaventata a morte per la responsabilità. Quattro persone sapevano della gravidanza. Nessuno della mia famiglia sapeva. Avevo paura della delusione e della violenza fisica di mio padre. Era coinvolto il padre del bambino ed anche due amici.
Ti diedero informazioni ed assistenza adeguate prima dell’aborto?
Non credo, e non mi diedero nessuna assistenza psicologica perché andai in un altro stato.
Come descriveresti l’aborto?
Un’esperienza indimenticabile, negativa. Ho abortito a cinque mesi e il bambino uscì lungo venti centimetri. La testa fu tagliata via dal corpo durante l’aborto. Attraversai l’esperienza completa della nascita del bambino. Fu devastante. Il padre del bambino non era lì.
Descrivi cosa hai fatto per affrontare il tuo aborto e se ti ha aiutato.
Ho cercato perdono dal sacerdote. Ho cercato psicoterapeuti che mi aiutassero in qualche modo ma la cosa più importante è che non mi perdóno e che ho sempre rimpianto la decisione da allora.
L’aborto mi ha cambiata perché sento di non essere degna della felicità. Ho avuto problemi femminili da giovane e volevo 2-3 figli. Ho un figlio – Dio lo benedica – ma biasimo il mio aborto e Dio non vuole che io abortisca più. Voglio solo dimenticare, ma non ci riesco.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1373.htm