Un angelo biondo accanto a me

2010-03-20

Una storia incredibile di morte e risurrezione, dal sito del Carmelo ‘Santa Maria della Vita’.

Ho ricevuto il dono del sacerdozio nel 2005 e da quel momento di tanto in tanto il Signore mi illustra i suoi modi misteriosi di toccare i cuori dei fedeli. Molte volte penso che Dio mi permetta di vedere quello che di meraviglioso opera negli altri per riguardo della mia poca fede. Ho capito che Dio può davvero cambiarci e che lo può fare nel modo più impensato e nei modi più sorprendenti. Riporto un episodio veramente accaduto con il permesso dell’interessata per dare testimonianza della grandezza di Dio. Stavo nel mio ufficio parrocchiale svolgendo in fretta alcune faccende, quando giunge una telefonata dall’ospedale dove spesso svolgo alcuni servizi: “Padre Nicola – disse la centralinista - una dottoressa vorrebbe parlare con te, puoi venire in clinica?”. Rispondo: “Ma è per un moribondo?”. “No” e replicò: “Ricordi che ti avevo contattato la settimana scorsa? La dottoressa mi ha pregato di ricordartelo, è una cosa urgente!”. “Ok, vengo” risposi. Ma borbottando dentro di me dicevo: “Cosa vorrà ora questa qua? con tanti preti che ci sono proprio a me vanno cercando”. Era Domenica pomeriggio. Appena arrivato all’ospedale la portinaia (che conosco bene) mi accolse con un sorriso e mi condusse in ufficio dove il medico mi aspettava. Era contenta di vedermi, e vedevo che era ansiosa di parlare, era evidente che si aspettava delle risposte. Capii però che si trattava di una cosa seria, perché, dopo che si era seduta davanti a me, chiudendo gli occhi cercava di nascondere un certo disagio. Era una donna molto bella, sulla trentacinquina, che cercava di organizzare i suoi pensieri. Poi, cominciò a parlare. Mi raccontò la sua storia. Era una storia sorprendente. Mi disse: “Padre io sono cristiana ma non praticante, per cultura e formazione sono molto razionalista e per me è difficile credere in Dio. L’ho fatta chiamare per alcuni episodi che mi sono accaduti e che non riesco a proprio a capire. Mi sono rivolta a una psicologa che mi ha dato delle risposte che però mi lasciano nel dubbio”. La osservo e le dico: “Bene, vada avanti”. Tirò un profondo sospiro e disse: “Padre, stavo presso un malato terminale, sapevo che stava per morire e cosi ogni tanto gli facevo visita per vedere se c’era bisogno di qualcosa, a un certo punto il malato posò gli occhi su di me e mi disse: Dottoressa che bel bambino sta li, proprio accanto a lei! Gli risposi con un sorriso, ma poi la sera ripensavo a questa cosa cosi strana. Gli psicologi mi dicevano che i malati terminali possono avere quel tipo di comportamento. Così non ci badai troppo…però pochi mesi più tardi, facendo visita a un altro moribondo accadde la stessa cosa: Che bel bambino biondo, dottoressa, sta li proprio acanto a lei. In quel momento avvertii anch’io una presenza ma non saprei in che modo”...


Le menzogne della propaganda abortista / 2

2010-03-03

Esaminiamo più in dettaglio l’articolo. Non mi soffermo sulla “ambientazione” e sul “contorno” del tutto, rimanendo alla stretta realtà dei fatti.

Pagina 2 (46): «Daniela guarda stranita ciò che rimane della sua maternità interrotta: una masserella mucosa che galleggia nel liquido.»
Eh, no. I fatti non stanno proprio così. Chi propaganda l’aborto tende sempre a negare, sminuire o bypassare la realtà delle cose, come mostrato anche qui. La masserella mucosa stranamente galleggia in un liquido limpido senza tracce di sangue: com’è possibile, visto che il cuore della masserella comincia a battere già dopo tre settimane dal concepimento? (la protagonista dell’articolo è incinta da poco più di un mese, vedi pag. 1/45). Come mostrano chiaramente queste foto (per gli stomaci più forti) la realtà dell’esito di un aborto è ben diversa, già dopo poche settimane di gravidanza. Consideriamo poi che la legge 194 consente l’aborto fino al terzo mese su semplice richiesta della donna, e fino al sesto mese in caso di malformazioni. Altro che masserella mucosa! Per ulteriori informazioni sullo sviluppo del bambino durante la gravidanza vi suggerisco ad esempio questa pagina (per tutti, dal sito web dell’Università di Brescia) e le successive. Vedi anche questo documento.
Pagina 2 (46): «Daniela... ci ha pensato molto, sì, non le resta altro che fare che interrompere la gravidanza.»
Come mai ci ha pensato molto, visto che un aborto in fondo non sarebbe altro che la rimozione di una masserella mucosa? Quella masserella (definizione forse un po’ più gentile del popolare grumo di sangue) è un figlio sì o no? Tertium non datur: non vi è un’altra possibilità. E se non è ancora un figlio, allora non si vede perché tanta trepidazione attorno a questo intervento.
Pagina 3 (47): «Solo negli ospedali e nelle cliniche di Milano, un quarto delle pazienti risulta ricoverato per fatti abortivi di non chiara origine o evidentemente innaturali»
Si tratta di una delle innumerevoli mistificazioni sul numero presunto di aborti clandestini (vedi anche oltre). Come al solito, per sviare l’attenzione dall’oggetto dell’aborto, la si convoglia su altre problematiche, pompandole senza vergognarsi di oltrepassare la soglia della credibilità.
Pagina 4 (48), didascalia 7: «Anche se è auspicabile la legalizzazione non è sull’aborto che occorre puntare, ma su una vasta campagna di prevenzione basata sugli antifecondativi»
Ma insomma, se l’aborto è eticamente equivalente ad una appendicectomia, perché anche gli abortisti proclamano che sarebbe meglio non ricorrervi? Per rassicurare forse e far credere che “lo vogliamo legalizzare, ma in fondo anche noi siamo contro l’aborto”. E poi, l’esperienza di paesi come la Francia ed il Regno Unito, dove il consumo di pillola e anticoncezionali vari è largamente superiore che in Italia, mostra che l’equazione “più anticoncezionali uguale meno aborti” è smentita dai fatti. In entrambi i paesi infatti il numero di aborti supera di gran lunga quello degli aborti effettuati in Italia.
Pagina 5 (49): «Poiché l’aborto illegale è un grosso affare (300 miliardi all’anno, secondo le valutazioni più recenti, un reddito non accertabile dal fisco, quindi esente da tasse, come quello della prostituzione), ben si comprende da dove possano venire certe resistenze moralistiche contro l’interruzione legale della gravidanza. Si parla di medici abortisti e di cliniche private che finanziano la Democrazia Cristiana perché continui a bloccare la registrazione sanitaria e la diffusione degli antifecondativi.»
E qui ci troviamo di fronte ad una tecnica ben nota: quando non si possono opporre all’avversario argomentazioni valide, lo si accusa di malafede, di ipocrisia e interessi nascosti. Accuse vaghe – «secondo le valutazioni più recenti» (ma che non vengono esplicitate e supportate da dati oggettivi), «si parla di...» – ma che instillano nel lettore meno smaliziato il sospetto e l’odio verso chi non si allinea alla propaganda abortista.
Pagina 5 (49): «Così, in Italia, l’aborto clandestino continua a prosperare e a prevalere sui metodi razionali per evitare la gravidanza. Le valutazioni numeriche sono molto discordi (da 800 mila a tre milioni di aborti all’anno), ma è indubbio che ci troviamo di fronte a un fenomeno sociale di enorme portata che né la fede religiosa né le leggi punitive sono in grado di reprimere»
Le valutazioni numeriche sono oltre ogni vergogna. Basti pensare che tre milioni di aborti all’anno è una cifra che non veniva raggiunta neppure in Unione Sovietica! E dopo la legalizzazione dell’aborto si sono avuti in Italia 68'000 aborti negli ultimi sei mesi del 1978 (che rapportati ad un anno ammonterebbero a 136'000), il numero è poi salito a 188'000 nel 1979, 220'000 nel 1980, 224'000 nel 1981, fino al massimo di 234'000 nel 1982. È abbastanza evidente dai numeri che la legalizzazione ha aumentato il ricorso all’aborto, e che le cifre sparate nell’articolo sono almeno da 8 a 30 volte superiori alla realtà. Ma intanto si instilla l’idea che l’aborto è una realtà diffusa e che per ciò stesso va legalizzato. Chissà perché ma questo ragionamento nessuno si sogna di applicarlo al furto o all’omicidio...
Pagina 5 (49): «L’aborto è maggiormente diffuso fra i poveri (...) anche qui è dunque in atto una discriminazione basata sulle condizioni sociali, economiche e culturali...»
Il solito ricorso all’odio di classe, tanto caro alla propaganda comunista e, come al solito l’attenzione è sviata da quello che è il vero “problema”: la soppressione di una vita umana.
Pagina 6 (50): «La scontata opposizione democristiana è sostenuta da quella, altrettanto scontata, dei neofascisti (...) come già col divorzio, così ora con l’aborto l’opposizione fascista e clericale combatte la sua battaglia di arretratezza»
Eh sì, trattasi di genuina propaganda di stampo comunista! Come ben scrive Eugenio Corti, mentre Stalin emarginava i suoi nemici attribuendo loro il titolo di nemico del popolo, in Italia si è usato il termine fascista per ridurre al silenzio gli avversari politici.
Pagina 7 (51): «In realtà nell’ovulo fecondato (...) esistono soltanto ed esclusivamente delle informazioni genetiche – xerocopie di un progetto costruttivo – sul bambino che forse vedrà la luce».
Non ci siamo proprio. Intanto quello che viene abortito non è un “ovulo fecondato” ma un essere vivente unico ed irripetibile, e che ha in sé un cuore che batte. Come potete leggere anche qui, non vi è nessuna discontinuità nel processo che porta dallo zigote al “bimbo in braccio”, e nei testi medici di embriologia troverete scritto che «Lo zigote è la cellula che deriva dall’unione di un ovocita ed uno spermatozoo. Uno zigote è l’inizio di un nuovo essere umano (l’embrione). Lo sviluppo umano comincia con la fecondazione… Questa cellula altamente specializzata, totipotente, delinea l’inizio di ognuno di noi come individuo unico e distinto.»
Pagina 8 (52): «Ciò che occorre dunque, anche in Italia, è una legge illuminata e pietosa che riduca l’aborto non più a un reato ma a un caso di coscienza, e che elimini l’attuale, profonda ingiustizia fra l’aborto della donna ricca e quello della donna povera. Una legge fatta non per incoraggiare l’aborto, ma per renderlo meno pericoloso e meno lucroso. La scelta non è fra aborto o non aborto, ma fra aborto legale e aborto clandestino»
E già, e allora non si spiega come mai ovunque la legalizzazione abbia portato ad un aumento di aborti, compresi quelli eugenetici. Nella regione Lazio c’è chi si vanta di avere azzerato la talassemia abortendo “preventivamente” tutti i malati, mentre le gravidanze di bambini Down terminano nel 90% dei casi con un aborto (terapeutico, però!)
Le ultime righe dell’articolo concentrano in breve spazio un po’ tutte le menzogne sparse nell’articolo: stima inverosimile del numero di aborti (da cui si deduce che ogni donna italiana abortirebbe in media quattro volte nella sua vita!), l’importanza dell’educazione sessuale intesa come uso degli anticoncezionali, la traumaticità dell’aborto – questa sì, vera – ma che oggi viene nascosta alle tante donne che vi ricorrono, e che comunque l’articolo non sa spiegare visto che si tratta solo di un “progetto d’uomo” e, infine, per rassicurare chi fosse indeciso sull’argomento, la ipocrita frase di Simone Veil, promotrice della legge (che porta il suo nome) che nel 1975 ha legalizzato l’aborto in Francia, per cui «l’aborto costituisce sempre un fallimento: la sola vera vittoria consiste nell’evitarlo».
A distanza di più di 30 anni, si è visto quanto i fautori della legalizzazione dell’aborto avessero davvero a cuore la riduzione e la prevenzione della odierna strage degli innocenti e dei traumi cui tante donne sono andate e vanno incontro.

Le menzogne della propaganda abortista / 1