Se è legale è OK

2008-09-28

Credevo nel diritto di abortire. Credevo che essendo legale doveva essere OK. Quando rimasi incinta ed esercitai quel diritto, non mi parlarono della devastazione che avrebbe causato. Mi dissero solo che tutto sarebbe andato a posto e che sarebbe finito prima che me ne accorgessi.
Per 12 anni ho vissuto con il tormento ed il dolore. Odiavo me stessa e mi sentivo immeritevole di qualsiasi cosa buona, persino della vita. Parlai ad assistenti e psichiatri di tutte le cose brutte che mi erano mai capitate, ma non volevo parlare loro di cosa veramente non andava. Mi vergognavo troppo.
Mi diedero tutti i tipi di antidepressivi. Mi aiutarono per un po’, ma il dolore continuava a tornare. Continuavo a reprimere il dolore dentro di me per paura d far venir fuori la vergogna, l’angoscia ed il lutto che riempivano il mio spirito ed erano proprio alla base del mio essere. Il dolore continuava a diffondersi, senza che i medicinali che prendevo avessero alcun effetto.
Ero drogata di lavoro. Facevo in modo di non avere tempo per sentire o riflettere. Sentivo di aver commesso un peccato così grande che non avrei mai potuto mai neanche pensare di perdonarmi, e pensavo di non poter chiedere a Dio di perdonarmi. Punivo me stessa essendo critica, impietosa, dura ed autodistruttiva, non mostrando alcuna pietà verso gli altri o verso me stessa, e questo feriva chi mi stava intorno. Facevo tutto ciò che era in mio potere per far stare tutto il dolore sotto la superficie, ma invano.
Indipendentemente dalle medicine che prendevo mi sentivo la stessa, così decisi di smettere di prenderle. Allora cominciai ad affrontare e sentire il dolore che avevo nascosto in tutti quegli anni.
Combattevo con l’amarezza e la mancanza di perdono perché non sapevo perdonare e mi sembrava di non avere nemmeno il diritto di chiedere a Dio di perdonarmi per ciò che avevo fatto. C’era un mucchio di cose nel mio passato che mi facevano male, cose fatte a me che mi sembravano imperdonabili. Compresi che dovevo perdonare gli altri per poter perdonare me stessa dell’aborto.
Poche settimane dopo avere smesso di prendere medicine, parlai ad una vicina che è un ministro ordinato. Le chiesi come perdonare quando sembrava impossibile perdonare nella mia mente. Mi disse che tutto è possibile a Dio, nulla è impossibile. Mi disse che dovevo lasciarmi andare e pregare Dio affinché mettesse amore e perdono nel mio cuore così che potessi amare e perdonare gli altri. È vero. Non puoi dare ciò che non hai. Fu da questo punto in poi che cominciai veramente a vedere Dio operare nella mia vita.
Il 6 luglio 2005 chiesi a Dio di aiutarmi a prendere le decisioni giuste nella mia vita, di conoscere la Sua volontà e di riempire il mio cuore di tenera misericordia, perdono ed amore per tutti.
Lo stesso giorno vidi la trasmissione televisiva Faces of Abortion con donne che raccontavano le storie del proprio dolore dopo l’aborto. Non potevo crederci. Fui così sollevata a sapere che non ero sola. Piansi per tutta la trasmissione.
Quel giorno seppi di un ritiro per aiutare le donne come me. Stampai le informazioni dal sito web ed andai a casa. Arrivai a casa e camminai avanti e indietro finché alla fine passai a mio marito Jeff le informazioni. Gli dissi di leggerlo ma di non dire nulla perché non ne potevo parlare. Andò fuori sotto il portico davanti a casa e lo lesse, poi tornò e disse: Arrivederci. Jeff mi è sempre stato di sostegno.
Dio sapeva esattamente ciò che stava facendo perché se lo avessi pianificato o avessi avuto tempo per cambiare idea o avessi saputo in cosa mi stavo mettendo, sarei rimasta a casa. Alcune donne là avevano passato la stessa tortura che avevo passato io per oltre 20 anni! Alcune avevano abortito più recentemente.
Il giorno dopo fu uno dei giorni più difficili della mia vita. Tutte noi raccontammo le nostre storie una alla volta. La storia di ognuna aveva lo stesso denominatore comune: dolore, vergogna e senso di colpa.
La cosa di cui proprio mi vergognavo di più, e di cui non riuscii a parlare, è quella che Dio userà per aiutare a guarire le altre. Ora so che Dio mi ha dato uno scopo. Mi ha affidato un servizio per aiutare a guarire le donne ferite.

Danelle Hallenbeck è State Contact per il North Carolina. Svolge volontariato in due centri di aiuto alla gravidanza e guida programmi di recupero dall’aborto. Si è laureata alla Iowa State University in sociologia ed ha lavorato come direttore di succursale per una società di prestiti, come capo ufficio finanziario e come paralegale.

http://64304.netministry.com/images/DanelleHallenback_NCJune08.pdf


Qualcosa si era impossessato di me

2008-09-17

Era il 1971. Avevo un matrimonio fallito con due bambini piccoli. L’uomo di cui ero innamorata mi rassicurava di non preoccuparmi di restare incinta perché ci saremmo sposati, così smisi di prendere la pillola. Quando rimasi incinta, lui andò nel panico e si rifiutò di sposarmi. Fece pressioni su di me affinché abortissi.
Mi portò in auto all’ospedale e tornò più tardi per portarmi a casa. Stavo emotivamente male. Anche se mi avevano detto che non era un bambino ma solo un pezzo di tessuto, qualcosa si era impossessato del mio corpo e della mia mente, qualcosa che non avevo mai provato prima. Ero nel fondo di un pozzo oscuro e non riuscivo ad uscirne. Odiavo me stessa ed odiavo di più il padre. Era stato il mio cavaliere con l’armatura lucente. Era stato tutto per me ed ora io lo detestavo.
Per qualche tempo non volli vederlo. Dopo un po’ cedetti alle sue insistenze di sposarlo e lo feci. Non mi fidavo di lui e la vita non fu facile. La nostra relazione non fu rispettosa. Ci facevamo del male a vicenda. Avemmo altri figli ed uno in particolare era un maschietto con la sindrome di Down. Il pediatra suggerì che mettessero la sua culla a fianco della nursery e non lo nutrissero. Fu in questa occasione che mio marito si è redento ai miei occhi perché amava nostro figlio e lo difendeva dal male. Gli diede il suo nome ed i sei anni seguenti furono pieni di medici, ricoveri in ospedale ed interventi chirurgici. Per tutto il tempo la nostra famiglia veniva spinta insieme più vicino e diventava più sana attraverso il “bambino molto speciale del cielo”; un bambino imperfetto agli occhi del mondo, ma amore puro ai nostri occhi. Avemmo cinque figli e la vita migliorò.
Avevo represso quelle sensazioni tanti anni prima ed il mio comportamento distruttivo si era dissipato. Divenni per difesa pro-choice. Dieci interventi chirurgici avevano aiutato a rendere integro il nostro figlio speciale. Quando rimasi incinta per l’ottava volta mi chiesi se sarei riuscita ancora a farcela. Feci l’impensabile, quanto era convenzionalmente buon senso, ed abortii. Tutti erano molto comprensivi. Pensavano che fosse una buona idea. Mi feci persino legare le tube.
Negli istanti dell’operazione chirurgica mi ritrovai ancora in quel buco oscuro, nero. Improvvisamente ricordai quelle sensazioni di odio per me stessa di otto anni prima. Erano collegate! Il tempo era passato ed ancora spingevo giù quelle sensazioni. Il mio cuore si era indurito.
Il 16 marzo 1993 il nostro figlio speciale stava camminando con i suoi amici a scuola attorno alla palestra, quando ebbe un pesante attacco di cuore ed improvvisamente morì. Aveva diciannove anni. In quell’istante la mia vita cambiò. Le scaglie mi caddero lentamente via dagli occhi. Vidi i miei aborti come peccati reali ed andai in pellegrinaggio in un posto veramente santo. Andai al sacramento della confessione e cominciai il mio viaggio spirituale. Mi offrii al Signore perché mi usasse per ciò che Egli vedesse adatto a me. Compresi che tutto della vita è prezioso, ad ogni stadio.
Mi unii ad un gruppo religioso di laici, ebbi un consigliere spirituale e la mia vita divenne molto centrata su Dio. Dio sta operando potentemente e tutto ciò che abbiamo dovuto fare è dire la verità. Sì, la donna post abortiva è il profeta di oggi: ascoltatela.

Missy Smith è direttrice di Operation Outcry per lo stato di Washington DC ed è un’attivista pro-life a tempo pieno che ha fondato WAKEUP – Woman Against the Killing and Exploitation of Unprotected Persons (Donne contro l’uccisione e lo sfruttamento di persone non protette, però l’acronimo WAKEUP in inglese significa svegliarsi, svégliati). Oggi WAKEUP ha un programma di castità di nome “Castità, la nuova rivoluzione sessuale” e parla agli studenti a scuola. WAKEUP ha cominciato anche un programma per gli uomini a Fort Royal (Virginia) che percorre le parrocchie per far ritornare gli uomini ad essere veri uomini per condurre, proteggere e provvedere. Missy fa anche assistenza alle donne che stanno pensando all’aborto, davanti alle cliniche abortiste, parlando dei danni fisici, emotivi e spirituali prodotti dall’aborto ed è riuscita a salvare donne e bambini stando lì e pregando.

http://64304.netministry.com/images/MissySmith-Oct2007.pdf


Lancet sfida l’APA sul bisogno di psicoterapie dopo l’aborto

2008-09-08


LONDRA, 2 settembre 2008 (LifeSiteNews.com) – The Lancet, una delle più accreditate riviste mediche, ha pubblicato un rapporto che si oppone alla negazione del trauma psicologico collegato all’aborto, e ritiene che l’assistenza psicologica post-aborto sia parte importante della cura del paziente, secondo quanto riporta BioEdge.org.
Lancet afferma che “Il fatto che alcune donne sperimentino problemi psicologici dopo un aborto non dovrebbe essere banalizzato… Alle donne che scelgono di abortire occorre fornire un pacchetto accurato di cure successive, che include assistenza psicologica quando necessario.”
L’articolo del 23 agosto è stato pubblicato in risposta ad un recente rapporto dell’Associazione Psicologica Americana (APA) che affermava che non ci sono legami significativi tra aborto ed un successivo trauma psicologico. Il rapporto di 90 pagine affermava che l’aborto al primo trimestre di un bambino “indesiderato” aveva le stesse probabilità di causare danni psicologici quanto portare la gravidanza a termine (vedi LifeSiteNews.com).
Le critiche all’APA, che risaputamente e da lungo tempo difende l’aborto come diritto civile, hanno evidenziato che la maggior parte dei membri del comitato dietro al rapporto erano pubblicamente pro-aborto (vedi LifeSiteNews.com).
La ricerca pubblicata dall’Elliot Institute sostiene la richiesta di Lancet di cure post-abortive mettendo in evidenza che le donne sperimentano frequentemente diversi problemi psicologici dopo l’aborto, compresi disturbo da stress post-traumatico, disfunzioni sessuali, pensieri suicidi, abuso di alcool e droghe e disturbi alimentari.
Per altre informazioni visitate il sito web dell’Elliot Institute: www.afterabortion.org

Kathleen Gilbert

Articolo originale di The Lancet (occorre registrarsi)
http://www.lifesitenews.com/ldn/2008/sep/08090206.html