di Katrina Fernandez

Secondo questa definizione, se sei mai stata incinta sei una Madre. Anche se hai abortito sei ancora una madre... una madre in lutto.
“Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.” (Matteo 2,18).
Non c’è consolazione per la madre che perde un figlio; avrà il lutto nel suo cuore per il resto della vita. L’aborto, tuttavia, non solo priva un bambino della propria vita e una madre di suo figlio, priva anche la madre del suo lutto. Lei non è autorizzata ad essere in lutto perché non può rivendicare pubblicamente il titolo Madre.
I sostenitori dell’aborto non ammetteranno mai che una donna post-abortiva è una madre, perché ammetterlo riconoscerebbe il fatto che una volta c’era un bambino. Non un mucchio di cellule, ma un bambino vivo molto reale. Quando le ragazze hanno le prime mestruazioni non sono chiamate madri di un mucchio di cellule, eppure così tante persone credono davvero che un aborto sia come avere una mestruazione pesante o l’espulsione di un grande coagulo mestruale. È così che mi fu descritto quando mi trovai nella loro clinica quindici anni fa. Due anni dopo, quando sono tornata ad abortire per la seconda volta, la menzogna non era cambiata.
Per quindici lunghi anni ho vissuto con il dolore, la vergogna e il senso di colpa associati al mio passato. In quel periodo ho sperimentato negazione della realtà, rabbia e depressione. Fu solo con la mia conversione al cattolicesimo che finalmente cercai la riconciliazione di cui la mia anima aveva bisogno. Una volta ricevuta la grazia del perdono mi è stato affidato il successivo compito più importante della mia vita... raccontare a tutte le donne che posso quanto l’aborto sia orribile, malvagio e spregevole.

Scelgo questo giorno per trovare la mia voce.
Ecco la verità che per tanti anni ho negato e tenuto nascosta: ho ucciso due dei miei figli, derubato i miei genitori di nipoti e ucciso i fratelli di mio figlio. Questi aborti hanno causato direttamente una condizione medica conosciuta come “cervice incompetente” che ha portato alla nascita prematura di un altro figlio che è morto dopo una settimana di lotta nel reparto di terapia intensiva neonatale nel 2001. La sofferenza che ho sopportato e ho causato agli altri è incommensurabile e il senso di colpa mi ha quasi spinto al suicidio. Io sono una vigliacca sotto ogni aspetto.
Ero una codarda nella mia giovinezza, incapace di assumermi le responsabilità della mia condotta sessuale e sono una codarda oggi perché non ho parlato onestamente contro l’aborto per così tanti anni. Ho mancato di gridare dal più alto edificio tutte le brutte verità perché ogni orecchio ascoltasse. Ho cercato di aiutare un’amica, una volta che stava pensando all’aborto, ma allora potevo dire solo quanto non svelasse il mio orribile, terribile segreto. Alla fine, col trattenere le informazioni non riuscii a convincerla altrimenti e lei abortì. Con il mio silenzio l’ho tradita.
Non voglio più essere una codarda. In questi tempi, nessuno può permettersi di essere un codardo. Il prezzo del nostro silenzio viene pagato con il sangue di milioni di bimbi innocenti abortiti. Questo è un male deplorevole e deve finire ora.
Le donne, le donne americane che hanno abortito, saranno quelle che faranno il passo più grande contro l’aborto e cambieranno il cuore della nazione. Ora, in questo anno di elezioni, è ora di alzarsi e condividere onestamente, nei dettagli strazianti e senza censure, che cosa succede alle donne quando abortiscono e il modo in cui cambiano per sempre, nella speranza che nessuno soffra lo stesso dolore. Sono stato zitta per troppo tempo.

Katrina Fernandez è una scrittrice e convertita al Cattolicesimo che cura un il blog The Crescat, dove questo articolo è apparso inizialmente.
I killed two of my children: fifteen years later and silent no more