Il Quarto Reich è tra noi / come si azzera la talassemia

2009-06-29

Passeggiando nel forum del Dono mi sono imbattuto in un tema scritto da un ragazzo talassemico ed inviato dalla sua insegnante a Famiglia Cristiana. Forse non si può pretendere da tutti la stessa vitalità e la stessa forza nonostante la sofferenza, ma resta una bella testimonianza.
Poco oltre si parlava di un sito che affronta il tema della “prevenzione” della talassemia, e fra breve capirete il perché delle virgolette. Eccovi alcuni brani:
Più recentemente gli studi genetico-molecolari e più precisamente quelli sul DNA dei geni globinici, associati con la messa a punto di nuove tecniche per il prelievo del materiale genetico del feto (i villi coriali), hanno aperto una seconda via di prevenzione dell’anemia mediterranea: quella della diagnosi genetica precoce della malattia nel feto (diagnosi prenatale) e dell’interruzione della gravidanza se il bambino risulta ammalato.
Oggi esistono dunque due diversi metodi per evitare la nascita di malati di anemia mediterranea:
1. la prevenzione pre-matrimoniale che si realizza identificando precocemente e cioè fin dall’adolescenza i portatori sani di beta microcitemia (e cioè la varietà di microcitemia che causa la malattia) ed informandoli esattamente dei rischi del matrimonio fra due beta microcitemici e dei mezzi per evitare questi rischi;
2. la prevenzione post-matrimoniale che si attua prima o subito dopo il concepimento di un figlio da parte di una coppia microcitemica e che consiste nell’applicazione della diagnosi prenatale nelle prime settimane di gravidanza e nell’eventuale aborto se il feto risulta ammalato.
Attenzione: all'estensore della pagina è scappato un “bambino” ma poi si è corretto con un asettico “feto”. Dunque, se il bambino è ammalato lo si fa fuori. Ma allora perché non estendere questo tipo di prevenzione a tutte le malattie e a tutte le età? Se ne avrebbero importanti benefici, come scopriremo tra poco.
Complessivamente attraverso queste vastissime indagini popolazionistiche sono state identificate fino ad oggi nel Lazio 916 coppie a rischio ed interrotte 143 gravidanze con feti omozigoti.
Ovvero 143 bambini ammalati sono stati fatti fuori grazie alle tecniche mediche: se non è progresso questo... e ancora:

Dal 1992 al 1998 non è più nato nel Lazio nessun malato di anemia mediterranea. Nel 1999 ne sono nati due, ma per cause indipendenti dal piano di prevenzione. Nel corso degli ultimi 25 anni ne sarebbero nati, in assenza degli interventi di prevenzione, più di 200.
Il dato evidenzia chiaramente gli enormi benefici che il piano di prevenzione ha arrecato non solo a livello medico, morale e sociale alla popolazione del Lazio, ma anche a livello economico-finanziario.
Il grassetto è nell’originale. Sono fieri questi signori del loro operato. Purtroppo due bambini sono nati, in barba alle loro strategie “preventive” ma l’azzeramento della malattia è riuscito quasi completamente. L’eventuale aborto allora – visto che dove questo metodo “preventivo” è stato proposto è sempre stato effettuato – non è poi tanto eventuale, ma indispensabile, certo, irrinunciabile. E oltretutto questo aborto “terapeutico” non è la extrema ratio ma la possibilità più frequente: nel 70% (143 su 200) dei casi la “prevenzione” avviene con l’eliminazione del malato. Prodigi della medicina odierna!
Naturalmente per questi medici, oltre alla disumanità di questa tecnica “preventiva”, non esistono le pesanti ricadute psicologiche sulla madre, sulla famiglia, sui figli superstiti che si accorgono che se fossero stati malati sarebbero stati fatti fuori. E l’aborto viene spesso effettuato in seguito a fortissime pressioni da parte dei medici ed i genitori che decidono di non sopprimere il figlio vengono etichettati come pazzi ed egoisti.
E per concludere, in questa pagina web che avrebbe fatto inorridire Ippocrate, viene allegata una tabella che rende bene il raggiungimento dell’“azzeramento” delle nascite di bambini malati:

Azzeramento della Talassemia

Domande: da quando comincia questa (va riconosciuto) efficace opera di "prevenzione"? E da quando è entrata in vigore la legge 194? C'è un nesso tra le due cose? Ma la legge 194 non ci avevano detto che era per combattere l'aborto clandestino e salvaguardare la salute della donna? Come mai i partiti che l'hanno votata non si sono mai lamentati di queste conseguenze eugenetiche?

E concludo citandovi uno scritto di qualche decennio fa.
Un bambino idiota costa quanto quattro o cinque bambini sani. Il costo per otto anni di istruzione normale è di circa 1000 marchi. L’istruzione di un sordomuto costa circa 20.000 marchi. In tutto il Reich tedesco spende circa 1,2 miliardi di marchi ogni anno per la cura ed il mantenimento di cittadini con malattie genetiche.
Era il 1937 e, a differenza di oggi, lo sterminio dei malati era adombrato ma non era mai esplicitato pubblicamente. Alle famiglie dei bambini uccisi veniva detto che erano morti di polmonite e le uccisioni avvenivano all'interno di “cliniche” inaccessibili. Oggi lo sterminio avviene alla luce del sole e viene fatto passare per “prevenzione”, “terapia”. Goebbels al confronto era un dilettante.
Il Quarto Reich è tra noi. Anzi, peggio, è entrato dentro di noi.



Der Fierte Reich?

Link: 26 anni di prevenzione dell’anemia mediterranea nel Lazio



Quello che non mi dissero

2009-06-01

Scrivo oggi quanto segue perché rimpiango di avere tolto la vita a mio figlio Ryan John attraverso l’aborto legale nel mese di novembre 1983.
Quando il medico della clinica Minneapolis Public Health mi disse che ero incinta cominciai a piangere. Lei mi disse: “Non è una bella notizia?” – le dissi: “No, non sono sposata”. Il suo unico consiglio fu: “C’è una clinica per aborti proprio in fondo alla strada, perché non telefona loro?”
Andai a casa e dissi al mio ragazzo che ero incinta. Pensammo e ripensammo alla decisione ma prima che lui mi dicesse che non era pronto ad essere padre, sentivo che non mi avrebbe aiutato se avessi tenuto il bambino. Avevo paura di fare la ragazza madre. Presi l’appuntamento e lui venne con me.
Alla clinica ebbi davvero poca assistenza. Mi chiesero perché abortivo. Dissi loro che prendevo dei farmaci, ma in verità mi sembrava di non avere altra scelta per via dei tanti problemi che comporta la gravidanza. Non avevo risorse, sentivo di non poterlo dire ai miei genitori, il mio ragazzo non mi avrebbe sostenuta, non avevo denaro o un’assicurazione per la salute. Lavoravo part-time in un bar. Durante la seduta mi dissero di non fare sesso per quattro settimane. Che avrei avuto un po’ di disagio e qualche sanguinamento. Mi dissero che avrei sentito un po’ di tristezza ma che sarebbe andata via.
Ciò che lo psicologo non mi disse è che avrei sofferto per dodici anni di un grande rimpianto e rimorso. Che avrei avuto profonde sensazioni di perdita e disperazione e che sarei diventata patologicamente insicura e avrei avuto abissi di solitudine. Che non avrei sposato il padre del bambino e che avrei finito con l’odiarlo perché non aveva protetto la sua famiglia. Non mi dissero che il nostro matrimonio sarebbe finito con un amaro divorzio.
Non mi dissero che abortire avrebbe aumentato le probabilità di avere in seguito un aborto spontaneo e l’incapacità di rimanere ancora incinta. Non mi dissero che il mio ciclo mestruale ogni mese sarebbe stato un doloroso promemoria dell’aborto e mi ossessiona dal momento che le mie braccia rimangono vuote del mio bambino. Non mi dissero che, anche se ho avuto un grande risanamento, il mio cuore si sarebbe spezzato al tocco delle mani di un piccino nelle mie e che non avrei finito di piangere neanche ora.
Non mi dissero che ogni giorno avrei pensato al mio bambino e che sarei andata strisciando sotto la doccia, avrei aperto l’acqua e cercato di annegare la mia pena e il mio dolore. Sperando che Dio prendesse la mia vita perché pensavo di non meritare di vivere.
Non mi dissero che la mia salute mentale sarebbe stata un gettone e l’anima il prezzo che avrei pagato. Non mi dissero che sarei stata in psicoterapia per tre anni, incontrando la psicoterapeuta una volta a settimana. Non mi dissero che alla fine dei tre anni lei si sarebbe messa le mani nei capelli e mi avrebbe detto “Dovrai solo imparare a conviverci” – ed io le avrei replicato “Come si convive con l’avere ucciso il proprio figlio?”
Non mi dissero che lei non avrebbe saputo la risposta.
Rendendo pubblico tutto ciò, voglio che le donne che stanno soffrendo sappiano che possono essere risanate. Voglio che sappiano che il disastro di pensieri, sensazioni sconnesse e anni di depressione sono “normali” dopo un aborto. Voglio che sappiano che non sono matte. Voglio che sappiano che possono sperimentare sentimenti di gioia e pace come me, e che è solo grazie alla Divina Misericordia di Gesù Cristo che oggi sono qui.
L’aborto è come un uragano che fa strage tra le sue vittime. Voglio che quelle che soffrano sappiano che possono venire via dalla riva e trovare riparo dalla tempesta ed essere Non Più Zitte [Silent No More].

Testimonianza di Ann Marie Cosgrove – Minneapolis, MN (USA)

http://www.priestsforlife.org/testimonies/testimony.aspx?ID=44