Abby Johnson |
la pillola RU486 |
Dopo diverse ore sul water volevo disperatamente immergermi nella vasca da bagno. Speravo che mi avrebbe fatto sentire meglio. Forse l’acqua calda avrebbe dato sollievo ai crampi. Sicuramente mi avrebbe dato un odore migliore. Avevo vomito tutto nei miei capelli e sulle mie gambe, per non parlare di come ero sudata. Riempii la vasca e salii dentro.
Mi fece stare davvero abbastanza bene. Ricordo di aver chiuso gli occhi e di aver appoggiato la testa indietro. I crampi continuavano a venire, ma l’acqua aiutava a lenirli in qualche modo. Aprii i miei occhi dopo 15 minuti e rimasi inorridita. L’acqua della vasca era rosso vivace. Sembrava come se fossi seduta nel mezzo di una scena di un crimine. E suppongo che lo fosse… avevo ucciso mio figlio.
Sapevo di dover alzarmi e lavarmi via il sangue. Mi alzai lentamente e raddrizzai il mio corpo. Nonappena fui completamente in piedi sentii un dolore peggiore di ogni altro che avessi mai provato. Cominciai a sudare ancora e a sentirmi svenire. Mi aggrappai al lato della parete della doccia per stabilizzarmi. Poi sentii qualcosa che usciva… e un tuffo nell’acqua che stava scolando dietro di me. Un coagulo di sangue grande come un limone era caduto nell’acqua della vasca. Era il mio bambino? Sapevo che questo grande coagulo non sarebbe andato giù per lo scarico, così mi chinai per raccoglierlo. Riuscii ad afferrare il grande coagulo con entrambe le mani e metterlo nel water. Rimasi sotto la doccia calda per qualche minuto… sentendo un po’ di sollievo dai crampi. Poi venne ancora quel terribile dolore. Saltai fuori dalla doccia e sedetti sul water. Un altro coagulo di sangue grande come un limone. Poi un altro. E un altro. Pensavo di morire. Non poteva essere normale. Planned Parenthood non mi aveva mai detto che sarebbe potuto succedere questo. Deve essere atipico. Decisi che li avrei chiamati la mattina… se non fossi morta prima. Era circa mezzanotte e stavo nel bagno da ben 12 ore. Sapevo di non potere uscire ancora. Non volevo stare sdraiata nel letto… il sanguinamento era troppo forte. E stavano venendo ancora coaguli, non così frequenti, ma venivano ancora. Così decisi di dormire sul pavimento del bagno quella notte… vicino al water. Il pavimento freddo dava una bella sensazione sul mio viso. Ero fisicamente esausta, ma non riuscii a dormire.
La mattina dopo chiamai Planned Parenthood appena aprirono e chiesi di parlare all’infermiera. Mi dissero che mi avrebbe richiamato presto. Lo fece. Le parlai di cosa mi era successo il giorno precedente. Mi disse “Non è anormale”. CHE COSA? Non poteva dire sul serio. Tutto il sanguinamento, i coaguli, il dolore… era NORMALE? “Sì” – mi disse – “Usa borse dell’acqua calda, immergiti in una vasca calda e prendi Ibuprofene”. Ero arrabbiata. Perché non mi avevano parlato degli effetti collaterali? Mi sentii tradita.
Passarono otto settimane. Otto settimane di coaguli di sangue. Otto settimane di nausea. Otto settimane di crampi lancinanti. Otto settimane di forti emorragie. Quando finalmente finì, tornai a fare la volontaria da Planned Parenthood. La mia rabbia era sparita ed era stata adesso sostituita da senso di biasimo per me stessa. Non davo più la colpa a Planned Parenthood. Davo la colpa a me. E onestamente, ero contenta di non essere incinta. Così la archiviai come una terribile esperienza e mi promisi che avrei fatto del mio meglio per far sì che nessuna che conoscessi scegliesse l’aborto chimico. Non volevo che nessun’altra passasse per quello che avevo vissuto.
Quando cominciai a lavorare a Planned Parenthood, lo feci proprio per questo. In realtà è diventato uno scherzo nella clinica: “Non fate vedere ad Abby le clienti MAB (aborto chimico). Le convincerà a cambiare in chirurgico e saranno qui tutto il giorno”. ODIAVO l’aborto chimico. Odiavo che lo stessimo propagandando in tutte le nostre cliniche. Non pensavo fosse la cosa migliore per le nostre pazienti. E dicevo loro i rischi. Raccontavo loro la mia storia. Parlavo loro dei coaguli, dei crampi, della nausea, del sanguinamento. Avevo visto troppe donne ferite da questo metodo “naturale” di abortire. Non c’era niente di naturale al riguardo. Ad una riunione della direzione espressi le mie preoccupazioni. Perché non parlavamo dei rischi? Perché nessuno me ne aveva parlato? “Beh, non vogliamo spaventarle” disse il mio supervisore. “Oh cioè sono spaventate quando pensano di morire per la quantità di sangue che perdono perché scegliamo di non dire loro che è presumibilmente normale” risposi. Questo non andava molto bene. Questa era la loro risposta? Non volevano che le donne fossero spaventate? La notte del mio aborto chimico, mentre giacevo sul freddo pavimento del bagno, non ero mai stata così spaventata. E se fossi morta da sola? Chi mi avrebbe trovato? I miei genitori avrebbero scoperto che la loro figlia era morta perché aveva abortito? Quella paura era reale. (…)
Nel 2003 una giovane donna è morta per aborto chimico. Si chiamava Holly Patterson. Da allora suo padre Monty lavora per far conoscere i pericoli e i rischi dell’aborto. Ha creato un sito: http://abortionpillrisks.org. Il sito è pieno di informazioni accurate sui veri rischi dell’aborto chimico. (…) Holly non doveva morire. Le donne non devono essere ferite dall’aborto. Fate conoscere la verità.
Abby Johnson
sempre di Abby Johnson: Ho visto quel bambino sbriciolarsi e sono diventata pro-life
Betrayed by Planned Parenthood
0 commenti:
Posta un commento