Bugie, bugie, bugie

2008-04-30

[Il giorno in cui ho abortito] rimarrà scolpito per sempre nella mia mente. Vi racconterò la mia storia e spero che alla fine vengano fuori abbastanza lamentele da mettere allo scoperto l’inganno di questa clinica.
[Quando] scoprii di essere incinta – ragazzi fu un colpo – mi sentivo devastata. Che avrebbero pensato i miei genitori? Come avrei finito la scuola? Frequentavo l’università James Madison all’epoca. I miei genitori spinsero un bel po’ per l’aborto perché dicevano che non avrei mai finito la scuola, non avrei mai avuto abbastanza denaro e il mio matrimonio con il mio ragazzo sarebbe stato pieno di complicazioni e difficoltà.
Fu una gravidanza dura perché per circa due settimane pensavano che avrei potuto abortire spontaneamente. Andai dal nostro centro di aiuto alla vita e decisi che avrei tenuto il bambino. Poi si presentarono degli ostacoli a farmi cambiare decisione. Andai da consulenti esterni cercando un modo di tenerlo, ma mi trovai tutte le porte sbattute in faccia. L’assicurazione dei miei genitori non mi avrebbe coperto e stavo già vivendo del denaro che mi davano.
Il consulente che vidi al nostro ospedale locale mi diede un opuscolo della clinica e quella settimana andammo a controllare. Parlammo con una consulente per circa un’ora. Ci disse che sarebbe stato molto difficile per noi avere un bambino. Lei aveva tre bambini e l’aspetto finanziario era difficile per lei. Continuò a giocare sulle mie paure e facendomi credere che non avrebbe mai funzionato. Non mi diede mai scelte alternative se avessi voluto tenerlo.
Ero incinta di 10 - 10 settimane e mezzo quando fu eseguito l’aborto. Mi disse che era solo una massa di tessuto: “Il medico non tirerà fuori un braccio o una gamba”. Mi disse che avrei potuto aspettare per abortire, ma avrebbe dovuto essere eseguito in un ospedale e che sarebbe costato 1400 dollari. Mi disse che sarei solo stata triste per 2-3 giorni dopo la procedura perché i miei ormoni avrebbero avuto bisogno di riaggiustarsi.
Bugie, bugie, bugie.
Sto prendendo posizione e andrò a parlare con il sedicente consulente, magari l’abortista che è anche un ostetrico (è un po’ ironico) e darò consigli per la strada davanti alla clinica sperando di salvare vite non solo di nascituri ma anche di donne.
La mia vita è stata un inferno. Ho dovuto lasciare la scuola perché ho sofferto di una grave depressione ed ho avuto pensieri suicidi. Ero pietrificata e fuori del mio corpo e della mia mente. Grazie al mio centro di aiuto alla vita ho ricevuto assistenza post-aborto e sto cercando di rientrare in possesso della mia vita. È una strada difficile e chiaramente lunga. Mi manca tanto la mia bambina e vorrei tanto tenerla in braccio. [In questa come in altre testimonianze la mamma ha una chiara percezione del sesso del bambino abortito, ndR.]. Così farò tutto ciò che posso per aiutare gli altri a non soffrire come me.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1832.htm


Il più grande errore della mia vita

2008-04-29

Avevo 14 anni quando scoprii di essere incinta. Il mio ragazzo ed io andammo fuori di testa. Ci recammo in un posto dove fanno aborti e presi un appuntamento. Il giorno dell’appuntamento avevo paura. Andammo alla clinica, entrammo ed io abortii. Subito dopo l’aborto ho compreso che, anche se avevo solo 14 anni, abortire era stato il più grande errore che potessi fare… Ora che ho 22 anni ringrazio Dio tutti i giorni perché ho avuto un’altra possibilità di avere un figlio. Ora ho un bambino di due anni e mezzo e lui è il mio mondo. Voglio solo dire a chiunque legga questo: «Per favore, pensateci bene prima di pensare di potere mai abortire.»

testimonianza del 9 aprile 2001
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


Pensavo che avrei dimenticato l'aborto

2008-04-28

Quando avevo 15 anni abortii. Il mio ragazzo di allora non mi era minimamente di sostegno e non gli importava che tenessi il nostro bambino o no, e la cosa mi feriva molto. Ora ho 17 anni e difficilmente passa un giorno senza che io pensi al mio bambino e a che aspetto lui o lei avrebbe. Rimpiango disperatamente di avere abortito, anche se la decisione fu interamente mia. Ogni volta che vedo una mamma con un figlio giovane mi odio per ciò che ho fatto. Ora ho un altro ragazzo e siamo insieme da 14 mesi. Sa dell’aborto e mi ama lo stesso affettuosamente. È nell’esercito adesso e così adesso non riusciamo a vederci molto spesso, solo ogni sei mesi. Comunque quando verrà a casa in licenza so che mi chiederà di sposarlo. Vorrei dirgli sì perché lo amo veramente ma so che lui vuole che noi abbiamo dei bambini e dopo quello che ho fatto non so se riuscirò a farcela.
Il terribile lutto ed il senso di colpa non andranno mai via.
Mi preoccupo perché forse sono troppo giovane per il matrimonio ma, visto che lui è nell’esercito e possiamo vederci solo raramente, vuole sposarsi al più presto così che possiamo stare insieme. Il mio aborto mi è sempre presente. Pensavo che l’avrei dimenticato dopo poco tempo ma ora sento che il lutto ed il senso di colpa non andranno mai via. Non so come io abbia potuto fare una cosa simile. Se potessi tornare indietro nel tempo terrei il mio bambino, lo amerei e ne avrei cura.
Non so più che fare e mi odio veramente. Per favore aiutatemi perché non so come farcela e non riesco a parlare apertamente a nessuno dei mie sentimenti. Questa è la prima volta che ho cercato di esprimere la tristezza e la perdita che provo. Mi piacerebbe sentire da qualcuna che ha dovuto affrontare una situazione simile, o da qualcuno che pensa di potermeli dare, dei consigli.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1821.htm


Ammassate come bestie

2008-04-27

Penso che le donne dovrebbero essere informate degli effetti dell’aborto. Ho abortito una volta e vivo con il senso di colpa ed il dolore ogni giorno. Quando sei in una condizione tanto vulnerabile e ti rivolgi a questi cosiddetti assistenti di queste cliniche, te lo fanno sembrare irreale, come se non fosse un bambino. E allora ti ammassano in una stanza come bestiame, ti chiamano con numeri e, prima che tu possa anche solo elaborare che cosa sta succedendo, è finito. Ti lascia tanto dolore. So che cosa ho fatto. Vivrò con questo per sempre. Ora ho tre figli, li guardo e mi chiedo che aspetto avrebbe quello che ho soppresso. Chi pensa che noi che abbiamo attraversato l’aborto non proviamo dolore deve sapere che non è così. Più di quanto tu possa pensare.

testimonianza del 3 giugno 2002
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


L’aborto non è un regalo

2008-04-26

Molta gente direbbe che l’ho imparato a mie spese. In questa vita mi sono imbattuta in molti problemi tra i quali aborti, la morte di un genitore, abuso sessuale, violenza, avendo anoressia e comportamento sessuale compulsivo come parti importanti della mia vita. Ho abortito due volte, la prima volta nel 1990 e la seconda nel 1993.
Abortii la prima volta a 18 anni. Rimasi incinta perché il preservativo si ruppe. Il giorno dopo andai alla clinica per la “pillola del giorno dopo”. Nonostante la sua alta percentuale di successo, rimasi incinta. Io, da sola, decisi di abortire. Il mo ragazzo allora era molto solidale e avrebbe accettato la gravidanza. Ruppi la relazione con lui. L’aborto avvenne in un policlinico, nel 1990. Ero incinta di tre mesi e sotto anestesia generale. La mia decisione sembrava presa così fermamente che nessuno cercò di convincermi a fare altrimenti o mi parlò delle complicanze psicologiche che possono sorgere in seguito.
L’aborto sembrava ridestare ricordi della mia infanzia. Per capire che cosa accadde allora, dovete sapere che ero in un college militare e facevo del mio meglio per essere come un uomo. Infatti quando mi sono trovata incinta mi sembrava molto strano. Non potevo assolutamente vedermi con un bambino nella pancia. Il mio corpo era uno strumento da usare ed ero estremamente scissa dalle mie emozioni e dalle mie sensibilità. Con l’aborto cominciai a sentire il dolore della mia infanzia. Appena un po’, quanto basta perché i miei ricordi riprendessero la loro strada, poco a poco, verso la mia coscienza. Rimanere incinta ed abortire mi ha profondamente influenzata e dovetti lasciare il college. Fui congedata, ufficialmente per “problemi familiari”.
Il mio secondo aborto avvenne alla fine dell’estate 1993. Un’altra volta avvenne la stessa cosa: il preservativo si ruppe (il tipo con cui stavo allora era solo un’avventura…) ed il giorno dopo presi la pillola del giorno dopo, che non funzionò come la prima volta… Stavo diventando veramente sconvolta dal 98% di efficienza della pillola del giorno dopo. Era dura da mandar giù e cominciai a pensare che gli anticoncezionali fossero una bugia per le donne. I preservativi non sono poi così resistenti, la pillola del giorno dopo non è tanto efficiente… Comunque ero rimasta incinta una seconda volta e abortii molto precocemente nella gravidanza (circa sei settimane). Ma mi sentii in maniera diversa dal primo aborto. Ero triste di lasciare il mio stato di gravidanza perché mi sentivo molto bene nel mio corpo quando ero incinta. Ahimè, la realtà era che non volevo avere un bambino senza un padre, che era la mia situazione allora. Così andai ad abortire. Da un punto di vista medico, l’intervento andò bene. Non ebbi complicazioni perché andai ad un corso di aerobica lo stesso giorno (tanto per dire quanto ero dura con me stessa e con le mie capacità). Una mia amica mi accompagnò ed era lì per sostenermi. Fu di grande aiuto.
Malgrado i miei due aborti, continuai a dire che gli aborti non erano tanto difficili come prendere la pillola del giorno dopo. Nei giorni in cui presi la pillola stavo molto male e ricordo ancora il tremito, il senso di svenimento, il sudore ed il senso di gelo che vennero dopo aver preso quella pillola. Non lo auguro a nessuna donna.
La parte peggiore degli aborti venne solo molti anni dopo. Fu nell’autunno del 1996 (sei anni dopo il primo e tre anni dopo il secondo) che attraversai una fase di scompenso. Avevo incubi in cui vedevo me stessa in un cimitero dove erano sepolte parti di bambino e tenevo un bambino morto tra le braccia e piangevo per quelli persi. Mi vedevo nuda in questo cimitero (molto simile ad un’immagine dell’olocausto) e tenevo un bambino morto cercando di riportarlo in vita. Ovviamente provavo rimorsi, sensi di colpa e vergogna per ciò che avevo fatto e questa parte fu molto difficile da riconoscere. In quel periodo della mia vita ero giunta a capire come il mio comportamento passato, il modo in cui ero stata allevata, e come tutto l’indottrinamento femminista che avevo dato per scontato, avesse ferito me quanto le altre donne. Vedevo che il mio rifiuto di accettare la mia identità femminile (e la capacità di dare alla luce un bambino ad essa associata) scaturivano dalla pressione di farsi valere in un mondo maschile (o così detto) con uno standard maschile. Abortire pigramente era la facile via d’uscita da una situazione scomoda in cui avrei dovuto accettare il mio corpo femminile, la mia identità, ed agire di conseguenza. Non lo feci finché nel 1996 cominciai a capire tutte le cose sbagliate che avevo accettato e commesso.
La maggior parte del dolore e della rabbia verso l’aborto ed il mio comportamento spensierato adesso sono finiti. Tuttavia, mi è rimasta una sfuggente nostalgia e spero di potere avere dei figli per conto mio tra qualche anno. Ero abituata ad essere ferocemente pro-scelta (il che significa aborto su richiesta e favorire l’aborto su ogni altra scelta), ora penso che l’aborto faccia male più di quanto sia una vera soluzione. Il problema non è accettare il fatto ce le donne possono fare figli e diventare madri. Direi che l’aborto aiuta più gli uomini che le donne. Penso che sia triste che gli uomini, statisticamente, appoggino l’aborto più che le donne (questo è ciò che mostrano le indagini). Forse gli uomini non capiscono o non accettano che avere dei figli è una parte integrante della sessualità femminile (una volta in una lezione di educazione sessuale, volevo che si parlasse delle gravidanze e di come si adatti nella sessualità della donne; il professore rifiutò l’argomento perché aveva idee giudeo-cristiane sulla sessualità. Voleva che la sessualità fosse separata dalla procreazione [questa in realtà non è certo un’idea cristiana n.d.R.]. Abbandonai la lezione…). Le femministe sono state molto rapide nel dire e nel ripetere che il corpo della donna appartiene alla donna e che gli uomini non devono dire una parola sulla decisione delle donne. Bene, è esattamente ciò che stanno facendo oggi. Loro dicono: È il loro corpo, è una scelta loro! Quanto è ipocrita, quanto ingannevole. Spero certamente che le donne si sveglieranno e rifiuteranno di pensare all’aborto come ad un regalo del femminismo, perché non lo è.
Spero che questa breve testimonianza dia sostegno alla vostra causa. Grazie mille.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1830.htm


Vent’anni d’inferno intermittente

2008-04-25

Ero arretrata ed immatura, volevo un bambino, arrivai ad avere un figlio e non ero sposata. Poi la tragedia colpì la casa, il medico pensava che l’aborto fosse l’unica soluzione. Non potevo causare altro dolore. Abortii.
Ero disinformata, non ero mi avevano parlato di altre alternative, come la casa per le ragazze madri, l’adozione, ecc. Solo: “Sei sicura?”. Mi sentivo decisa interiormente. Fui “stordita” per l’aborto, ma ben consapevole di essere un’omicida.
Per me ci furono 20 anni di sindrome post-aborto. È colpa mia, me la sono portata dentro. L’ho sepolta lì con tutti i miei ricordi dolorosi, con le ferite e le sofferenze.
La preghiera e la lettura della Bibbia mi aiutarono. La musica cristiana e il parlare furono di grande aiuto. Andavo al college (non altrettanto buono). Andavo al lavoro – peggioravo i miei problemi e causavo alcuni problemi nel matrimonio e a casa.
Ho passato 20 anni di inferno intermittente sulla terra. Intermittente a causa del mio Dio, e mio marito mi ha aiutato ad amare. L’inferno sulla terra è venuto dalla negazione, dalla mancanza di memoria e di perdono per me stessa e per gli altri. Sarò sempre contro l’aborto e penso che le donne dovrebbero avere il diritto a conoscere completamente lo sviluppo fetale, le procedure abortive e la sindrome post-aborto.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy894.htm


Non parlai per sei mesi

2008-04-24

Sono contraria all’aborto dal pomeriggio del giorno in cui io ho abortito, il 3 aprile 1987. Le immagini del vostro sito [www.abort73.com] mi riportano indietro all’immagine di ciò che vidi quel giorno… chiesi di vedere ciò che avevo abortito. Con mio orrore, guardai giù nella bacinella di acciaio inossidabile e vidi un essere umano piccino, massacrato. Non parlai per sei mesi. Non ho mai smesso di essere in lutto per questo piccolo che so vedrò in Cielo (in seguito sono diventata cristiana)… Solo non sono sicura di cosa dirò a lui o a lei quando alla fine ci incontreremo. Scusarsi mi sembra inadeguato. Se posso aiutare QUALCUNA prima che faccia questo tragico errore, sarebbe già meglio che non fare niente. Grazie per mostrare ciò che deve essere mostrato. Vergogna alla gente come me che conosce bene la cosa e lascia comunque continuare questo genocidio.

età: 37 anni
testimonianza del 13 luglio 2001
http://www.abort73.com/HTML/I-G-2-testimony.html


Non vorrai mica tenerlo, no?

2008-04-23

Avevo 23 anni, non ero sposata e rimasi incinta dopo aver frequentato un ragazzo per un breve periodo. Lui non ha mai saputo della gravidanza. Avevo amiche che avevano abortito ed esse mi incoraggiarono a fare come loro. Ricordo che un’amica mi disse: “Non vorrai mica tenerlo, no?”.
I miei genitori mi avevano sempre detto: Se rimani incinta non venire da noi. Sentivo che avrei avuto poco sostegno da loro. Andai ad una clinica. Mi fecero un test di gravidanza ed era positivo. Mi fecero andare a casa a pensarci. Tornai il giorno dopo. Ti facevano parlare con una “consulente” che chiedeva se avevi domande. Chiesi quali opzioni io avessi come l’adozione o tenere il bambino. Ricordo che la sua risposta fu: “Quale scelta hai veramente?”. Il mio aborto fu effettuato e mi sembra come se fosse avvenuto solo ieri. Piango ancora per avere ucciso il mio bambino. È una cosa che sarà sempre con me. Mi arrabbio quando qualcuno mi dice di essere pro-choice [letteralmente pro-scelta, termine ingannevole con cui gli abortisti si autodefiniscono nel mondo anglosassone]. Loro non credono personalmente nell’aborto ma non possono imporre il loro punto di vista a qualcun altro. Io replico che stiamo uccidendo bambini e non voglio che nessun'altra faccia l’esperienza del dolore che sento e non posso riportare indietro il mio bambino.
Ho tre bambine ora ma desidero ancora tanto il figlio che ho ucciso. Mio marito sa del mio aborto ed anch’egli ha forti sentimenti contro l’aborto. Nessun altro della mia famiglia sa del mio aborto.
L’aborto ha cambiato la mia vita rendendomi totalmente e completamente contro l’aborto. Dobbiamo proteggere quelli che non possono difendersi da soli.
L’aborto fu estremamente doloroso – mi sembrava che le mie viscere fossero strappate fuori. Sono stata estremamente sconvolta, arrabbiata e depressa per mesi ed anni dopo l’aborto. Ho continuato a non avere nessuno a cui rivolgermi. Devo sostenere l’astinenza prima del matrimonio, l’adozione se si verifica la gravidanza.
Vi prego, fermate la strage.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy1016.htm


Uccisi mio figlio nell’intimità di casa mia

2008-04-22

Ho abortito circa tre mesi fa. Anche se sono sposata non mi sentivo pronta a cominciare una famiglia. Mio marito ed io ci sentivamo impreparati emotivamente e finanziariamente ad avere un bambino. Questa fu la nostra giustificazione per l’omicidio di ciò che avrebbe dovuto essere il nostro primogenito. Ottenere i mezzi per abortire fu sorprendentemente facile. Andai alla clinica, mi diedero la RU486 (la pillola abortiva) e uccisi mio figlio nell’intimità di casa mia. È stato il più grande errore della mia vita. Dopo mi sentivo così vuota e triste. Pensavo che avrei provato sollievo, invece sono tormentata giornalmente da sentimenti di colpa e pensieri di cosa avrebbe potuto essere. Ogni volta che vedo un bambino penso a come sarebbe stato il mio e a quale figlio meraviglioso mio marito ed io avremmo potuto tirare su insieme.

età: 23 anni
testimonianza dell’8 luglio 2006
http://www.abort73.com/HTML/I-G-2-testimony.html


Ancora ben chiaro nella mia mente

2008-04-21

Avevo 17 anni quando scoprii di essere incinta. Ero spaventata e decisi che non avrei mai potuto tenere questo bambino. Cominciai a pensare a me stessa. Che cosa avrebbe pensato la gente, che cosa avrebbero pensato i miei amici? Tutto questo divenne un peso. Pensavo che l’aborto fosse l’unica scelta. Il mio ragazzo di allora non era d’accordo con la mia scelta ma entrambi non avevamo la possibilità di prenderci cura di un bambino. Andai alla clinica e mi sottoposi alla procedura. Pensavo che tutto sarebbe andato bene dopo, se solo avessi saputo che niente sarebbe andato bene. Sono passati anni e quel giorno è ancora ben chiaro nella mia mente. Non passa giorno che non rimpianga di avere abortito. A volte ci sono momenti in cui piangerei per ore. Divenni depressa e con tendenze suicide. Quando mia madre lo scoprì rimase delusa. Non siamo più state in grado di guardarci l’una l’altra nello stesso modo. Mi sto ancora nascondendo, nascondendo nella mia bugia e nella mia vergogna. Non mi sono ripresa e non penso che mi riprenderò. L’aborto non è mai una soluzione!!

testimonianza del 4 novembre 2006
http://www.abort73.com/HTML/I-G-2-testimony.html


Ero gelosa delle donne incinte

2008-04-20

Avevo problemi matrimoniali. Confessai a mio marito la mia infedeltà. Rimasi incinta e non sapevo chi era il padre. Mio marito mi disse che non avrebbe amato il bambino di un altro uomo. Sentivo che dovevo salvare il mio matrimonio, provare il mio amore e così abortii.
Emotivamente ero pietrificata, piansi tutto il tempo. Mio marito stette seduto nella macchina con i nostri due figli per tutto il tempo. Sentii dolore fisico durante la procedura. Piangevo per quello che avevo fatto e per il prezzo che stavo pagando per quanto avevo fatto.
Mi odiavo, avevo commesso il peccato che non può essere perdonato. Sapevo che sarei andata all’inferno quando fossi morta. Non potevo credere che mio marito avesse acconsentito all’aborto e sentivo di meritare qualsiasi pena e punizione che provavo. Mio marito si sottopose a vasectomia. Mi disse che non ci sarebbero stati più problemi. Per vendicarmi mi sottoposi alla legatura delle tube. Divenni molto irresponsabile. Da allora la mia vita crollò.
Sono passati 12 anni dal mio aborto. Non ho mai fatto nulla di positivo per affrontarlo finora. Ho avuto un esaurimento nervoso. Sono stata in ospedale per due settimane, con l’assistenza di uno psicologo suggerito dal programma P.A.T.H. [organizzazione che aiuta le donne con sindrome post aborto]. Non potevo più aspettare di avere una possibilità.
Ho capito che non conoscevo me stessa e ciò che ero capace di fare. Mi sentivo indegna come essere umano di provare un qualsiasi tipo di gioia o felicità. Sono gelosa delle donne incinte. Sto appena imparando quanto l’aborto abbia influenzato la mia vita.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy869.htm


Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi

2008-04-19

Avevo 18 anni. Mi ero appena diplomata. Il padre del bambino aveva due anni più di me. Eravamo fidanzatini da liceo. Lui si arruolò nell’esercito quell’estate ed era per mare quando scoprii di essere incita. Non gli ho mai parlato della gravidanza, ma ne parlai ad un altro uomo che stavo vedendo, aveva quasi 20 anni più di me. Mi indirizzò ad un medico che praticava aborti. Per pagare l’aborto andai al dipartimento dei servizi sociali: dopo aver ricevuto il sussidio medico una persona mi consigliò Planned Parenthood. Abortii in ospedale. Ero incinta approssimativamente di 10-14 settimane.
Ricordo che l’unica cosa che veramente mi importava allora era il nuovo uomo con cui stavo. Era l’amore della mia vita e lui voleva che io abortissi e io volevo farlo contento. Mi dicevano che tutto sarebbe andato bene. Non mi informarono mai su come l’aborto sarebbe stato effettuato e ricordo che mi dissero che non era l’uccisione di una vita perché il feto non è considerato un bambino.
Mia mamma fu molto addolorata. Si era sforzata di tirar su i suoi quattro figli da sola. Era un’infermiera ed ora sua figlia maggiore aveva ucciso suo nipote. Non dimenticherò mai quando me lo disse. Ero un’adolescente egocentrica e sprovveduta, che all’epoca non pensava molto a ciò che faceva. Volevo solo divertirmi e fare le mie cose. Dopo l’aborto cominciai a prendere la pillola e continuai a fare sesso.
Mi sono pentita ed ho chiesto perdono. Ho consacrato la mia vita a Gesù. Sono rinata ma sono ricaduta [l’anno dopo]. Mi sono consacrata al Signore e frequento una chiesa ben salda. Sento che i rapporti con gli altri credenti mi hanno un po’ aiutata, come anche il solo sapere che Dio mi ama e mi ha perdonata.
Dopo essere diventata cristiana, ho letto quello che la Bibbia dice dei figli come dono di Dio: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre” (Sal 138,13), “Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi” (Sal 138,16) È stato allora che ho compreso quale orribile errore avevo commesso. Non posso cambiare il passato. Però lodo Dio che mi ha perdonata del mio odioso peccato. Non dimenticherò mai ciò che ho fatto. Il ricordo ancora mi tormenta. Odio la persona che ero; è difficile accettare che io abbia potuto fare una cosa così abominevole come uccidere mio figlio. I figli sono un dono prezioso di Dio. Sono dispiaciuta per ciò che ho fatto e sono così grata di avere la benedizione di quattro figli sani. La mia maggiore ha 17 anni, e spero che non debba mai affrontare ciò che ho fatto. Potrei essere di aiuto a chiunque stia pensando di abortire. Avere uno scheletro nell’armadio è una cosa che non potrà mai essere cancellata dal tuo passato, solo Dio mi ha fatto ricominciare una nuova vita da capo. Lodate Dio.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy1052.htm


Ora non posso più avere bambini

2008-04-18

Quella che allora era la mia migliore amica mi aiutò a giungere alla conclusione che l’aborto era la miglior soluzione. Scoprii solo in seguito che anche lei aveva abortito. Mi aiutò in ogni modo per trovare dove potevo abortire, mi spingeva continuamente a pensare che questa era la decisione migliore. Mi portò alla clinica e poi mi venne a prendere. Da quel momento il nostro rapporto divenne sempre più distaccato.
Fu peggio dei due aborti spontanei che ho avuto messi insieme. Non solo il senso di perdita, ma una perdita che avrei potuto prevenire se mi avessero detto la verità sull’aborto.
La relazione con il mio ragazzo finì. Lavoravo per molte ore. Divenni più promiscua, cercavo di essere sicura di non sviluppare relazioni durature, tenevo la mia famiglia lontana, persino i miei due figli. Fisicamente diventai un pasticcio! Le emorragie cominciarono solo alcune ore dopo l’aborto e nell’arco di sette anni fui ricoverata tre volte. Ora non posso più rimanere incinta.
Non fui capace di affrontare il mio aborto finché vidi “il grido silenzioso”. Poco dopo diedi la mia vita a Cristo, dopo aver ammesso gradualmente di avere ucciso il mio bambino. Cristo ha compiuto una guarigione dentro di me, mentre affrontavo ogni gradino. Solo confidando pienamente in Cristo, leggendo la parola di Dio e con la guida spirituale del mio pastore sono stata guarita.
Tutto questo mi ha reso consapevole che le nostre leggi non sono più fatte per il nostro miglior interesse, e mi ha fatto capire alcune cose: il campo medico può essere ed è fallibile e la Vita comincia con il concepimento ed ha valore. Sono diventata più coraggiosa e franca nei riguardi dell’ingiustizia e sto aiutando le persone che soffrono per via dell’aborto; dico alla gente che cosa è veramente l’aborto e che cosa succede davvero dentro le cliniche. E sono diventata una cristiana radicata.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy857.htm


Non si rimedia ad una violenza con un’altra violenza

2008-04-17

Sono una vittima dell’incesto; uno dei “casi difficili” per l’aborto. Fui violentata da mio padre quando avevo quindici anni. Non era la prima volta né sarebbe stata l’ultima. Però questa volta rimasi incinta.
Una notte mi sentii molto male ed i miei genitori mi portarono all’ospedale (credo ora che sapessero che ero incinta perché mi portarono a un ospedale diverso dal solito). Il medico del pronto soccorso scoprì che, oltre ad avere una brutta influenza, ero incinta di 19 settimane.
Mio padre si infuriò, accusandomi di ogni genere di cose, e pretendendo che abortissi. Il medico mi disse che ero incinta e mi chiese che cosa volevo. Avevo visto “l’urlo silenzioso” durante una lezione di religione alla scuola superiore e sapevo che l’aborto è un omicidio. Nonostante il dolore e la colpa che provavo sapendo chi era il padre del bambino, era di gran lunga meglio tenere il bambino dell’alternativa – ucciderlo. Rifiutai di abortire.
Mio padre ebbe un accesso d’ira incontrollabile e pretese che consentissi all’aborto o che il medico lo facesse con o senza il mio consenso. Il medico rifiutò a causa del mio diniego. Mio padre pretese che si trovasse un medico abortista, indipendentemente dal prezzo.
Entro un’ora quest’uomo arrivò all’ospedale, parlò con i miei genitori e decise di effettuare l’aborto, senza parlarmi. Rifiutati e cercai di andar via dal tavolo dove mi stavano esaminando. Allora chiese a tre infermiere di tenermi mentre mi legava con le cinghie al letto; mi iniettò un miorilassante per impedirmi di lottare mentre si preparava ad uccidere il mio bambino. Continuavo a urlare che non volevo abortire. Mi disse: “Chiudi il becco e smettila di strillare!”. Alla fine mi misero sotto anestesia generale e il mio bambino fu ucciso brutalmente.
Mi dissero che l’aborto avrebbe risolto il mio problema quando non fu mai veramente il primo problema.
Mi dissero: “I tuoi genitori sanno che cosa è meglio” quando ovviamente erano solo interessati della propria reputazione.
Mi dissero: “Tu prendi la giusta decisione” quando non mi fu mai data una scelta. Cosa più importante, dov’era la scelta del mio bambino?
Mi sento in lutto tutti i giorni per mia figlia. Mi sono sforzata di dimenticare la violenza e l’aborto. Non riesco a dimenticare né l’una né l’altro. Tutto quello che penso è: “Avrei dovuto fare di più, combattere di più, lottare di più per la vita del mio bambino.”
Forse la mia situazione non è comune, ma so che non è nemmeno unica. Le emozioni e i problemi con cui ho a che fare come risultato dell’aborto sono comuni. Il senso di colpa di sapere che il mio bambino è morto è una cosa con cui dovrò convivere per il resto della mia vita.
Sono stata violentata e tradita ripetutamente da mio padre, che Dio ha creato per amarmi e proteggermi. Sono stata umiliata, ferita e, certo, violentata un’altra volta dal medico abortista.
Perché anche le persone pro-vita parlano di eccezioni all’aborto in caso di stupro e incesto come se questo fosse un modo di avere “compassione” per la madre? Perché questa sarebbe l’unica risposta “amorevole” alla situazione? Ho parlato con persone pro-vita che ritengono l’aborto accettabile in alcune circostanze. Voglio dire alla gente: Se veramente volete essere compassionevoli, date alla madre la possibilità di scegliere la vita per il suo bambino. Se veramente amate le madri vittime di violenza, non permettete che vengano sfruttate un’altra volta da qualcuno che farà soldi col il loro bambino morto – un ricordo che le perseguiterà per il resto della loro vita.
La prossima volta che sentite parlare di “casi difficili”, ricordate alla gente che ogni gravidanza inattesa è difficile per la madre. Se credi che questi casi siano difficili hai ragione: sono estremamente difficili per la madre. Ma se tu scegli l’aborto, è una situazione impossibile per il bambino. La mamma ha bisogno di amore, sostegno e comprensione, non il dolore di consentire ad essere violentata un’altra volta per uccidere suo figlio. Indipendentemente dalle circostanze, indipendentemente dal dolore, quel bambino indifeso e innocente non ha voce, non ha difesa e non ha possibilità, a meno che offriamo un amore vero e una vera compassione alla madre.
Il mio aborto è avvenuto oltre cinque anni fa. Dio mi sta ancora sanando, ma è stata una lotta difficile. Ho esitato a scrivervi perché, anche se sono attivamente pro-life, pochissime persone conoscono la mia storia. È ancora molto difficile condividerla con altri, ma comunque volevo incoraggiarvi nella vostra posizione senza compromessi per la vita.
“Egli risana i cuori affranti e fascia le loro ferite” (Salmo 147,3). Dio vi benedica.

Pubblicato originariamente in The Post-Abortion Review 2(1) Winter 1993.
http://www.afterabortion.info/testimo.html


Lodate il Signore perché ha compiuto prodigi

2008-04-16

La mia infanzia è stata brutale. Fui abbandonata da mio padre quando avevo due anni e mezzo. Quando poi ricomparve nella mia vita avevo otto anni e fu peggio. Sono sopravvissuta all’incesto, alla fame e alle percosse.
Ero attaccata alla vita. Furono i miei due aborti che quasi mi distrussero.
Quando rimasi incinta per la quinta volta in sette anni, il mio medico mi chiese se pensassi veramente di dover “proseguire la gravidanza”. L’idea di abortire non mi si era mai presentata fino a quando lui me la suggerì. Mio marito mi disse: “È una tua decisione, fai quello che vuoi”, e uscì per andare al lavoro. Ingenuamente cominciai a cercare donne che avessero abortito, ma non riuscivo a trovarne nessuna che ammettesse di averlo fatto. Chiesi al mio medico e mi disse: “Ci vogliono solo pochi minuti ed è finito.” Avendo già avuto quattro bambini, ora sono allibita di quanto ignorassi lo sviluppo fetale. Il mio medico disse che il bambino – a sei settimane e mezzo – era “solo un grumo” e gli credetti. Dopo, anche prima di essere tornata a casa, cominciai a piangere. Non riuscivo a smettere. Quando alla fine smisi di piangere esteriormente, continuai a piangere interiormente. Mi sentivo così sporca e sola. Qualcosa nel profondo di me si era congelato, credo. Sognavo molto la neve e il ghiaccio, e bambini. Mi sentivo ingannata, tradita e manipolata.
Andai da una psicoterapeuta e mi disse: “perdonati” e “continua ad andare avanti”. Non mi disse come.
Due anni dopo abortii ancora come atto di autopunizione. Volevo morire, o almeno impazzire per fuggire al tormento, agli incubi con bambini, al disgusto di me e al degrado che sentivo.
* * * * *
Non mi avevano detto che ci sarebbero state complicanze che non si sarebbero rivelate per anni. Non mi avevano detto che la forza della macchina aspiratoria è tale che può quasi rivoltare l’utero come un calzino. A causa di questo mi hanno dovuto fare un’isterectomia precoce.
Non mi avevano detto che dopo l’aborto un incredibile odio di me stessa mi avrebbe consumato e portato alla sfiducia, al sospetto e alla completa incapacità di prendere cura di me stessa o degli altri, inclusi i miei quattro figli. Non mi avevano detto che sentire piangere i bambini avrebbe fatto scattare in me una tale rabbia che non sarei stata assolutamente capace di stare vicino ai bambini.
Non mi avevano detto che mi sarebbe risultato impossibile guardare i miei occhi nello specchio. O che la mia autostima sarebbe stata così scossa che sarei diventata incapace di prendere decisioni importanti per la mia vita. L’odio che provavo per me stessa mi impedì di raggiungere il mio obiettivo di diventare infermiera professionista. Pensavo di non meritare il successo.
Non mi avevano detto che sarei arrivata a odiare tutti quelli che mi avevano consigliato di abortire, perché sono stati miei complici nell’omicidio dei miei bambini. Non mi avevano detto che abortire col consenso di mio marito avrebbe finito per farmi odiare il padre dei miei figli, o che non sarei riuscita a sostenere NESSUNA relazione soddisfacente, duratura e appagante.
Non mi avevano detto che avrei tentato il suicidio l’autunno dello stesso anno, quando entrambi i miei bambini avrebbero dovuto nascere.
Non mi avevano detto che i giorni dei compleanni dei miei figli viventi avrei ricordato quei due per i quali non avrei mai fatto una torta di compleanno, o che nel giorno della festa della madre avrei ricordato i due che non mi avrebbero mai mandato un biglietto o che ogni Natale avrei ricordato i due bambini per i quali non ci sarebbero stati regali.
I miei aborti dovevano essere una “soluzione rapida” per i miei problemi, ma non mi avevano detto che non c’è “soluzione rapida” per i rimorsi.
* * * * *
Andai in un ospedale psichiatrico e mi fecero l’elettroshock. Non servì. Gli incubi continuavano.
Divenni lavoro-dipendente. Il lavoro non mi aiutava.
Divenni bulimica compulsiva. Il cibo non mi aiutava.
Divenni anoressica come altra forma di auto-punizione. Questo arrivò quasi ad uccidermi; ebbi due ictus.
Provai con l’alcool. Servì solo per poco tempo. Il tormento era sempre presente quando mi svegliavo. Questo tentativo di fuggire il dolore durò solo due mesi.
Alla fine tre cose mi hanno aiutato. Per primo, ho partecipato a un programma di guarigione post-aborto di dieci settimane. È stato incredibile! Mi è servito molto.
Secondo, ho fatto un corso di formazione per aiutare altri attraverso il programma di guarigione post-aborto. Ogni volta che guido un gruppo, assisto al miracolo della misericordia di Dio che riporta la gioia nelle vite di queste donne. Questo mi ha aiutato.
Terzo, nel settembre 1997 ricevetti una telefonata alle due del mattino. Una ragazza del Texas aveva visto un libretto con la mia testimonianza. Aveva prenotato un aborto alle tre del giorno dopo. Parlammo fino alle cinque del mattino. Più tardi mi richiamò e disse che aveva deciso di non abortire più.
Infine, ho saputo con certezza che Dio aveva usato la mia esperienza per salvare qualcun altro ed evitargli di compiere il mio terribile errore. Questo mi ha aiutato tantissimo.
Guarire non significa dimenticare. Proverò sempre rimorso per quello che ho fatto e sentirò sempre la mancanza dei miei bambini fino al giorno in cui sarò con loro in Cielo. Ma ora so che Dio può usare ogni parte delle nostre vite, anche la peggiore, per consentirci di aiutare gli altri.
Lodate il Signore. Egli è buono e misericordioso. Egli ha compiuto cose meravigliose nella mia vita.

testimonianza di Judith Evans
http://www.afterabortion.info/hope/arti14.htm


Io confesso

2008-04-15

Non ho mai scritto qualcosa del genere prima. Le mie mani stanno sudando in questo preciso istante. Sono stata costretta molto spesso ad considerare questo problema e sono pronta a confessare. Nel 1990 ho commesso un omicidio. Ho ucciso il mio bambino. Dovrei essere in prigione a scontare una condanna a vita, ma non lo sono. È stato perché una manciata di persone sapevano e sono state zitte, o forse non hanno mai risolto il caso, o forse ho avuto un avvocato molto bravo? In realtà nessuna di queste ragioni è corretta. Purtroppo l’omicidio che ho commesso era legale. Suppongo che fosse legale perché nessuno ha mai visto il bambino, nessuno ha toccato la sua pelle morbida né ha mai odorato il suo dolce respiro, nessuno gli ha mai dato un nome. In realtà non c’era nessuna giustificazione per un tale orrore, e neanche adesso c’è. Questa società ha bisogno di comprendere che non c’è nessuna differenza tra “nascituro” e “neonato”. L’omicidio è omicidio, da qualunque parte lo si guardi.

testimonianza del 27 settembre 2000
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


Più traumatico del cancro

2008-04-14

Il mio ginecologo mi diede il nome di uno che poteva farmi abortire. Questo avvenne prima della legge sull’aborto e non mi mise il nome per iscritto perché allora l’aborto era contro la legge. Avevo circa 18 anni ed era la mia prima esperienza sessuale. Il padre rifiutò di aiutarmi finanziariamente; l’aborto era contro la sua religione.
Sentivo che le persone che effettuavano la procedura erano proprio gli individui più insensibili che abbia mai incontrato. Chiacchieravano di cose futili e mi trattavano come se non fossi una persona a cui stava capitando qualcosa di molto traumatico. Inizialmente mi chiesero una grande somma di denaro per farlo, e finirono per farlo per 50 dollari.
Tre anni dopo l’aborto sposai una persona meravigliosa. Volevo disperatamente dei bambini; non li abbiamo mai avuti e da allora ho sempre sentito che era a causa dell’aborto, e che forse nel distruggere il mio bambino era capitato qualcosa che mi impediva di concepire. Non ho mai parlato a mio marito o ai miei genitori dell’aborto.
Suppongo di non aver mai affrontato l’aborto. Mettere giù tutto questo per iscritto me lo ha ripresentato molto intensamente, anche dopo tutti questi anni. Ho avuto il cancro, ma anche il ricordo di tutto quello che ho passato per il cancro non è traumatico quanto il ricordo di aver distrutto il mio bambino. So che Dio mi ha perdonato. Vorrei potermi dimenticare. Forse il mio modo di “affrontare” l'aborto è stato semplicemente non pensarci.
È troppo difficile.
Se considero altre vedove della mia fascia d’età, tutte senza eccezioni hanno figli e nipoti. Sicuramente hanno problemi, ma la solitudine non è uno di questi. Cerco di tenermi impegnata con il volontariato, il bridge e il golf, ma non è la stessa cosa. Penso però che a causa dell’aborto sono diventata una persona più religiosa. Forse sto ancora chiedendo perdono a Dio, non lo so.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy300.htm


I miei cinque bambini non colmavano il vuoto

2008-04-13

Abortii quando avevo 16 anni senza che i miei genitori lo sapessero. Non me ne sono mai ripresa, il lutto che attraversava la mia vita era insopportabile. Ho avuto altri cinque bambini per cercare di colmare il vuoto che sentivo, ma non se ne andava ancora via. Se non avessi abortito, il mio bambino avrebbe 16 anni quest’anno e, anche se ho 5 bei bambini, penso a lei ogni giorno, penso a quale aspetto avrebbe, piango per lei… Se avessi visto queste immagini non avrei mai abortito. Nessuno mi aveva offerto un sostegno psicologico, mi hanno solo dato un appuntamento e detto di presentarmi. In Nuova Zelanda, dove vivo, dobbiamo solo vedere il nostro psicologo di scuola e loro sistemano tutto e non devono informare i nostri genitori; avevo 16 anni. Fui spinta dal mio ragazzo ad abortire e lui pagò l'aborto (pensa che ha pagato qualcuno per uccidere il nostro bambino!). I miei genitori mi lasciarono a scuola, presi l’autobus per la città dove incontrai il mio ragazzo, lui mi accompagnò in auto alla clinica, e poi abortii; tutto ciò mentre indossavo la mia uniforme scolastica; andai a casa e feci finta che non fosse successo nulla!!! All’epoca devo aver sofferto una qualche forma di sindrome post-traumatica. Ero così pietrificata… Questo sito web [www.abortionno.org] mi ha in qualche modo aiutato a esprimere il dolore per la mia perdita. Anche la mia fede mi aiuta perché so che Dio mi ha perdonata e il fatto che vedrò il mio bambino in Cielo mi fa andare avanti, anche se c’è voluto molto tempo e tanto lavoro su me stessa per arrivare a questo punto. Ho continuato ad avere un grande senso di colpa per così tanto tempo. Sono riconoscente perché posso usare questo sito web come una risorsa per informare altre ragazze che stanno pensando all’aborto. Sebbene le immagini siano dure, questa è una realtà molto triste.

testimonianza del 25 gennaio 2005
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


Alzai la testa e vidi il barattolo…

2008-04-12

Avevo 19 anni e avevo perso la verginità un anno prima. Avevo sempre creduto che l’aborto fosse una cosa sbagliata e che fosse un omicidio. Lo dissi [che ero incinta] a mia madre quando ero di 9 settimane e tutta la famiglia si mise a convincermi. Mia madre mi disse che se non avessi abortito mi avrebbe cacciato fuori di casa.
Fu un incubo. Mi legarono le gambe con delle cinghie. Divenni molto agitata e continuavo a dire che stavo uccidendo il mio bambino e il medico continuava a dirmi di calmarmi. Non volevano che gli altri mi sentissero. Alzai la testa e vidi il barattolo e ciò che rimaneva del mio bambino di 12 settimane.
Ho dato la vita al Signore e con il Suo perdono posso cominciare a perdonarmi. Questa è la cosa più difficile – fare qualcosa e rendersi conto di quanto fosse sbagliato. È stato un fardello pesante da portare. Mi sono perdonata ma a volte piango ancora per il mio bambino.
[Questa esperienza] mi ha reso capace di vedere che la situazione in cui si trova una ragazza non è solo bianco e nero. Ora offro sostegno psicologico come volontaria, cercando di usare a fin di bene la mia esperienza.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy1069.htm


Mentre abortivamo le nostre madri uscirono per un caffé

2008-04-11

Nel 1979 avevo 19 anni. Condividevo l’appartamento con un collega di lavoro. Una notte uscii per bere qualcosa con il mio zio acquisito che aveva 34 anni. Dopo alcuni bicchieri uscimmo e ricordo solo che dopo tornammo al mio appartamento. Non ebbi molti contatti con lui dopo quella volta fino a quando lo chiamai per dirgli che pensavo di essere incinta. La sua prima reazione fu di chiedermi come facevo a sapere che era suo. La seconda fu: “pensavo che tu prendessi la pillola”.
Quando il test di gravidanza risultò positivo, presi un appuntamento con il mio medico. Mi disse quanto ero avanti, quando avrei partorito, e che sarebbe stato felice di seguirmi per tutta la mia gravidanza. A quel punto la realtà stava venendo fuori ed io ero molto spaventata. Gli chiesi informazioni sull’aborto. La sua unica risposta fu che lui non faceva aborti. Questo è tutto. Nessuna informazione.
Quando chiamai mio zio per riferirgli tutto, mi disse che aveva parlato con diverse sue amiche e che gli avevano detto che l’aborto non era “niente di che”. Allora andai a dire a mia mamma ed al mio patrigno che ero incinta. In quel momento stavo cercando di trovare un po’ di aiuto, ma non ne trovai. Mia mamma ed il mio patrigno mi dissero semplicemente che ero adulta ed era una mia decisione. Una volta ancora non mi fu dato sostegno o informazione. Ero così spaventata. Volevo solo che l’incubo finisse. Decisi di abortire.
Da quando avevo scoperto di essere incinta, avevo iniziato a spegnermi emotivamente. Questo spegnimento emotivo divenne ancor più completo quando entrai nella clinica. La gente alla clinica era molto fredda. Non mostravano affatto alcuna emozione; non mi dissero nulla. Non ero preparata a tutto quello che stava per succedermi. Ancora una volta non stavo ricevendo alcun vero sostegno o informazione.
Mia madre mi aveva accompagnata in macchina, e pagò l’aborto. La maggior parte delle ragazze che erano lì erano giovani e, anche nel loro caso, le madri le avevano portate lì. Ricordo che, mentre noi tutte stavamo abortendo, le madri uscirono per un caffè, come se ci stessero sistemando i capelli.
Mi sentivo così sporca e indegna. Ricordo che dopo essere uscita dalla clinica andai a casa con mia madre e ricordo che mi disse: “Hai fondamentalmente avuto una D&C [tecnica abortiva in cui il bambino viene fatto a pezzi ed estratto dall'utero]. Sei giovane e ti passerà. Devi solo dimenticare che sia mai accaduto e andare avanti con la tua vita”. Feci proprio così. O almeno lo credevo.
Incontrai l'uomo che sarebbe diventato mio marito, mi sposai. Ma non gli parlai dell’aborto. Non pensavo di potergliene parlare o mi avrebbe odiato e mi avrebbe lasciato.
Avemmo la nostra prima figlia ma non sentii mai l’amore profondo per lei che avrei dovuto avere. Per tante ragioni penso. La prima è che non avevo mai pianto per la perdita del bambino che avevo abortito. Avevo anche paura di amarla troppo. Sentivo che Dio se la stava per prendere per punirmi di avere ucciso il mio primo bambino. Avemmo poi un secondo bambino che amavo profondamente.
Eravamo sposati da circa dieci anni e il dolore per il mio aborto stava diventando insopportabile. Una mattina, tra le lacrime, dissi a mio marito la verità. Ricordo di avergli detto che avevo veramente bisogno di dirlo a qualcuno, ma che probabilmente mi avrebbe odiato. Gli parlai dell’aborto e fui colpita dal sentire tutto il sostegno e la compassione che mi diede. Sento che il sostegno che ricevetti per la prima volta nella mia vita, aveva molto a che fare con la mia ricerca di aiuto. Prima di questo non avevo mai sentito di essere degna di essere amata, né amavo me stessa.
Contattai Progetto Rachele a Omaha, che mi indirizzò da una consulente. Vidi questa consulente circa tre volte. Poi mi parlò di un gruppo di studio della Bibbia attraverso Progetto Rachele che potevo frequentare. Lo studio della Bibbia portò alla superficie tanti sentimenti su cui dovetti lavorare, aiutata dal sostegno psicologico che ricevetti allora.
Finimmo il nostro gruppo di studio biblico e da allora abbiamo cominciato un gruppo di sostegno mensile. Ho parlato anche ad altri gruppi della mia esperienza di aborto e di come ha influenzato la mia vita. Penso che sia stato molto importante raccontare la mia storia così che la gente potesse cominciare a capire la vera devastazione dell’aborto.
Ho perso un bambino molto speciale, e mi mancherà sempre e la amerò con tutto il cuore. Ma credo proprio che questa stessa bambina mi abbia mostrato che è possibile amare ancora.

Pubblicato originariamente in The PostAbortion Review 2(3) Fall 1994.
http://afterabortion.info/PAR/V2/n3/TESTIMON.htm


I minuti più dolorosi della mia vita

2008-04-10

Avevo 13 anni ed ero stata violentata. Non avevo nessuna idea di che cosa fossero il sesso o la gravidanza. Non sapevo proprio che cosa fosse l’aborto ma sapevo che mi avrebbe evitato di dirlo ai miei genitori.
Sono stati i 5-8 minuti più dolorosi della mia vita. Quando il medico cominciò la suzione sapevo che era il mio bambino che stavo uccidendo. Nessuno mi aveva detto che avrebbe fatto così male.
All’inizio non mi dava fastidio, ma dopo circa un mese cominciai a pentirmene. Volevo avere un altro bambino ed ero ossessionata da tutto ciò che riguardava i bambini. Caddi in profonda depressione e fui ricoverata.
Mi feci un anno di terapia. Ma fu solo quando divenni cristiana che il vero dolore se ne andò. Lavoro ad un numero amico per le gravidanze difficili e faccio parte di un movimento pro-vita.
Sono cresciuta molto in fretta e ho capito tante cose. Senza la mia esperienza forse non avrei avuto la possibilità di aprirmi per aiutare gli altri.

http://www.seminarianlifelink.org/postabortion/testimonies.htm#1049


Perché io no?

2008-04-09

Ho chiesto al Signore di perdonarmi. Lo farà Lui quando io non riesco a perdonarmi? All’epoca avevo 4 figli, il mio matrimonio era un inferno. Ero troppo egoista per far nascere mio figlio e darlo a qualcuno e penserò a lei e ne sarò addolorata per il resto della mia vita (dico lei perché nel mio cuore so che era una bambina). Lo so che questo non ha senso… Non passa giorno che non senta: “perché io no, perché io no?” Penso che lei stia guardando dal paradiso e si stia chiedendo perché lei no! Perché sono egoista, come un bambino: “se non posso averti, nessuno ti avrà!”. Stavo molto male mentalmente ma vivo con questo ricordo ogni giorno. Vorrei che qualcuno mi avesse mostrato queste immagini. Spero di potermi perdonare un giorno…

testimonianza del 15 marzo 2003
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


Il medico rideva di me

2008-04-08

Ero incinta del mio ragazzo allora. Telefonai alla Family Planning Association e mi consigliarono di aspettare fin quando fossi stata certa della gravidanza e mi diedero l’indirizzo della clinica. Dovetti telefonare per un appuntamento. Il mio ragazzo mi portò alla clinica e poi di nuovo a casa. Le mie motivazioni per abortire erano: 1) il mio ragazzo non aveva mai parlato di matrimonio; 2) stavo giusto per cominciare un lavoro in un altro stato, fino ad allora avevo studiato; 3) la vergogna di essere una madre non sposata e il dovere ammettere a tutti che avevo fatto sesso. (i miei familiari prossimi e alcuni altri erano ferventi cattolici. Avevo una immagine molto “buona” all’epoca); 4) la possibilità di muovermi in un altro stato e fare adottare il mio bambino era a) troppo sconveniente per via dell’inizio del nuovo lavoro e b) difficile perché sono una persona molto materna e non so se avrei potuto dare via il bambino.
L’aborto fu umiliante. Mi vergognavo tantissimo, principalmente perché non credevo neanche all’aborto allora. Il medico rideva di me e delle mie “credenze” e mi spiegava il funzionamento dell’aspiratore. Tutto era pulito e clinico. Mentre mi stavo riprendendo in una stanzetta mi diedero una scatola di pillole anticoncezionali. Sanguinai molto poco.
Il mio ragazzo ed io rompemmo la relazione. Non parlò mai dell’aborto. Non so perché. Avevo in realtà cercato di far finta con me stessa di non essere stata veramente incinta inizialmente, ma la cosa non funzionava perché nel profondo di me stessa sapevo di esserlo stata. Provavo un senso di colpa scioccante. Nessun altro sapeva dell’aborto. Andai da un prete che me ne parlò a lungo. Non potei avere l’assoluzione dal confessionale la prima volta, perché pensavo che se fosse successa ancora la stessa cosa avrei potuto rifarlo. Parlai a un secondo prete in confessione e alla fine mi fu data l’assoluzione – sebbene non mi sia sentita perdonata per alcuni anni. La cosa che più mi ha aiutata è stata in realtà il tempo (l’aborto è avvenuto nel 1980).
Penso di essere un po’ più compassionevole verso la gente in situazioni disperate (specialmente l’aborto). Ho aderito a un gruppo pro-vita perché credo fermamente che l’aborto sia sbagliato. All’inizio non pensavo di esserne degna. Ho acconsentito a consigliare donne/ragazze che avevano abortito. Non fosse stato per il mio aborto, forse non mi sarei accorta di quanto questo sia importante.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy1072.htm


Erano gemelli

2008-04-07

Avevo 15 anni quando rimasi incinta da un uomo di 23 anni. Quando gli dissi che ero incinta mi disse di abortire. Allora mi sentivo così sola e indifesa che acconsentii all’aborto. Credo di essere stata di 22 settimane quando ho abortito. Dopo che l’aborto fu eseguito mi dissero che erano gemelli. Da allora ho provato un enorme senso di colpa. Non sapevo come venivano effettuati gli aborti. Pensavo che i bambini non sentissero niente fino alla nascita. Allora non sapevo quale terribile errore stavo facendo e che mi avrebbe tormentato per sempre. Sono così addolorata per ciò che ho fatto. Se avessi saputo come viene effettuato l’aborto non avrei mai acconsentito. Ora ho due bambini, ma entrambi sono nati prematuri… Non ho potuto avere gravidanze normali per via dell’aborto di 13 anni fa. È difficile per me pensare al fatto che ho abortito. Mi sento un mostro. Come ho potuto causare una morte così orribile agli altri miei due figli? Spero solo che Dio mi perdoni per il mio orribile peccato.

Testimonianza del 13 novembre 2006
http://www.abort73.com/HTML/I-G-2-testimony.html


Mia madre mi ha costretto ad abortire

2008-04-06

Quando avevo 17 anni mia madre, che non ha mai voluto mettere i figli al primo posto, mi ha costretto [ad abortire]. Diceva che non poteva permettermi di vivere lì con un bambino. Non avevo lavoro, usavo la sua auto, ed ero spaventata. Naturalmente mi madre mi disse che non era ancora un bambino (a 10 settimane). Era solo una specie di tessuto, senza ancora un cuore che batte. Non sapevo. Ma sapevo che dal momento in cui avevo capito di essere incinta amavo già il mio bambino. Gli parlavo tutti i giorni, gli dicevo che era amato. Ma fui costretta a farlo. Mentre veniva eseguita la procedura io piangevo e il medico spietato mi diceva di stare ferma. C’era gente lì che si vantava che non fa proprio male, che questo era il loro quinto aborto, ecc. Si preoccupavano del proprio dolore, non del dolore di quei preziosi bambini innocenti che non avevano chiesto di esserci. Dopo, mia madre mi disse: “Non ti senti molto meglio?”. Bene, trovai un buon lavoro al governo, incontrai il ragazzo giusto e riuscii ad uscire di casa. Non sono mai stata capace di dimenticare quanto era fredda. Né potrò MAI perdonarmi per ciò che ho fatto al mio prezioso angelo, che meritava una possibilità di vivere. Dobbiamo far sì che queste donne sappiano che sono bambini, non tessuto. SAPERE è potere.

testimonianza dell'8 aprile 2001
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html