Bugie, bugie, bugie

2008-04-30

[Il giorno in cui ho abortito] rimarrà scolpito per sempre nella mia mente. Vi racconterò la mia storia e spero che alla fine vengano fuori abbastanza lamentele da mettere allo scoperto l’inganno di questa clinica.
[Quando] scoprii di essere incinta – ragazzi fu un colpo – mi sentivo devastata. Che avrebbero pensato i miei genitori? Come avrei finito la scuola? Frequentavo l’università James Madison all’epoca. I miei genitori spinsero un bel po’ per l’aborto perché dicevano che non avrei mai finito la scuola, non avrei mai avuto abbastanza denaro e il mio matrimonio con il mio ragazzo sarebbe stato pieno di complicazioni e difficoltà.
Fu una gravidanza dura perché per circa due settimane pensavano che avrei potuto abortire spontaneamente. Andai dal nostro centro di aiuto alla vita e decisi che avrei tenuto il bambino. Poi si presentarono degli ostacoli a farmi cambiare decisione. Andai da consulenti esterni cercando un modo di tenerlo, ma mi trovai tutte le porte sbattute in faccia. L’assicurazione dei miei genitori non mi avrebbe coperto e stavo già vivendo del denaro che mi davano.
Il consulente che vidi al nostro ospedale locale mi diede un opuscolo della clinica e quella settimana andammo a controllare. Parlammo con una consulente per circa un’ora. Ci disse che sarebbe stato molto difficile per noi avere un bambino. Lei aveva tre bambini e l’aspetto finanziario era difficile per lei. Continuò a giocare sulle mie paure e facendomi credere che non avrebbe mai funzionato. Non mi diede mai scelte alternative se avessi voluto tenerlo.
Ero incinta di 10 - 10 settimane e mezzo quando fu eseguito l’aborto. Mi disse che era solo una massa di tessuto: “Il medico non tirerà fuori un braccio o una gamba”. Mi disse che avrei potuto aspettare per abortire, ma avrebbe dovuto essere eseguito in un ospedale e che sarebbe costato 1400 dollari. Mi disse che sarei solo stata triste per 2-3 giorni dopo la procedura perché i miei ormoni avrebbero avuto bisogno di riaggiustarsi.
Bugie, bugie, bugie.
Sto prendendo posizione e andrò a parlare con il sedicente consulente, magari l’abortista che è anche un ostetrico (è un po’ ironico) e darò consigli per la strada davanti alla clinica sperando di salvare vite non solo di nascituri ma anche di donne.
La mia vita è stata un inferno. Ho dovuto lasciare la scuola perché ho sofferto di una grave depressione ed ho avuto pensieri suicidi. Ero pietrificata e fuori del mio corpo e della mia mente. Grazie al mio centro di aiuto alla vita ho ricevuto assistenza post-aborto e sto cercando di rientrare in possesso della mia vita. È una strada difficile e chiaramente lunga. Mi manca tanto la mia bambina e vorrei tanto tenerla in braccio. [In questa come in altre testimonianze la mamma ha una chiara percezione del sesso del bambino abortito, ndR.]. Così farò tutto ciò che posso per aiutare gli altri a non soffrire come me.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudiesb/casestudy1832.htm


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