«.it»

2010-07-28

Comunicazione di servizio. Da oggi l’indirizzo internet del blog si accorcia in www.postaborto.it. La piattaforma blogger permette di effettuare questo cambiamento in modo abbastanza “indolore”: i vecchi link rimarranno comunque validi e verranno reindirizzati automaticamente a quelli nuovi.


Come t’ammazzo il figlio e poi ti ¢on$olo...

2010-07-20

Una cara amica mi ha segnalato una pagina web che è un capolavoro di falsità e di ipocrisia. Si trova sul sito dell’AIED.
Breve parentesi: che cos’è l'AIED?  La sigla recita “Associazione Italiana per l’Educazione Demografica” e da decenni propugna tutte quelle conquiste della modernità che sono la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto di massa, con quell’aggettivo, demografica, che dà una sfumatura neomalthusiana alla faccenda, ovvero: “meno figli si fanno, meglio è”, perché “meno siamo, meglio stiamo”.
La pagina in questione si intitola «Percorso AIED post IVG»
Le donne che richiedono interruzione volontaria di gravidanza vengono accompagnate e assistite in un percorso che si rivela critico per diverse ragioni. Il modo in cui è stato strutturato tale percorso in AIED ha la finalità di ridurre quella criticità che deriva dai sentimenti di solitudine ed auto-colpevolizzazione in cui può incorrere una donna che richiede un’interruzione di gravidanza.
Ah, ecco, come sono gentili: le donne che vogliono abortire vengono accompagnate ed assistite. Ma come mai il percorso si rivela critico? e quali sono queste diverse ragioni? Non ci avete raccontato che l’embrione e il feto sono solo un grumo di cellule e che abortire dal punto di vista etico è equivalente ad un’appendicectomia? Chissà se l'AIED accompagna e assiste anche chi si deve togliere l’appendice: forse che le donne non hanno diritto di sentirsi sole senza più avere la compagnia di quel vermicello attaccato all’intestino, e di sentirsi colpevoli per averlo rimosso dalla propria vita?
Lo stesso giorno in cui l’utente viene in Consultorio per la visita ginecologica che permette la certificazione dello stato di gravidanza, le viene proposto un colloquio gratuito con la psicologa. Il tipo di relazione che la psicologa propone all’utente è di ascolto non giudicante ed ha l’obiettivo di facilitare l’espressione delle emozioni e delle motivazioni di una scelta sempre e comunque dolorosa.
Beh, si può non essere non d’accordo con loro, però bisogna riconoscere che sono davvero altruisti, e il colloquio con la psicologa non lo fanno pagare. Meno male, perché costa parecchio! Ma continuo a non capire: la psicologa si pone in relazione non giudicante. E cosa ci sarebbe da giudicare? E perché poi la scelta è sempre e comunque dolorosa? E perché allora, altruismo per altruismo, quelli dell’AIED  se magari vedono qualche incertezza, non aiutano la donna, pardon, l’utente, a tenersi il bambino?
Al termine del primo ciclo gratuito di colloqui (in genere non più di 4) viene proposto un progetto per il futuro che potrebbe tradursi, a seconda dei casi, in un altro ciclo di colloqui individuali a pagamento, oppure nella frequentazione dei gruppi gratuiti come ad esempio il gruppo per il miglioramento dell’autostima. Se l’utente non desidera o non ha la possibilità di frequentare gruppi o di intraprendere un percorso psicologico individuale, la psicologa che l’ha seguita si impegna nel monitoraggio delle condizioni di benessere psicofisico dell’utente previa autorizzazione da parte della stessa.
Ma non ci avevano detto che la sindrome post aborto non esiste ed è un’invenzione degli antiabortisti?  Ma allora l’AIED, dopo avere accompagnato e assistito la donna verso una scelta irreversibile, verosimilmente senza averle proposto aiuti o alternative – ricordate bene l’aggettivo demografica: meno siamo, meglio stiamo – come fa a ricavare dalla inesistente sindrome post aborto dei soldi? E un bel po’, oltretutto! Eh sì, perché le psicoterapie costano, e molto. Vuoi mettere quanta pecunia si può ricavare da una bella psicoterapia, magari a vita, interminabile, á-la-Freud? E non è che magari i primi colloqui gratuiti, lungi da essere un atto d’altruismo sono stati solo un assaggio per invogliare l’utente a comprare la costosa confezione maxi del prodotto, un po’ come avviene nei supermercati?
Oh, naturalmente se la donna non vuole o non può pagare la psicoterapia può comunque frequentare un gruppo o avere il privilegio di una psicologa che si impegna nel monitoraggio delle condizioni di benessere psicofisico dell’utente. Oh, qual suprema consolazione! Morire dentro, però sapendo che chi ti ha aiutato a ferirti a morte sta monitorando le condizioni di benessere psicofisico di te, utente!
Come si dice? Cornuti e mazziati!

Percorso AIED post IVG


La sindrome post aborto non esiste?

2010-07-13

Come riferito nel precedente post, vi è chi asserisce perentoriamente che la sindrome post-aborto, senza alcun dubbio, non esiste.
Oltre a rimandarvi al post sulla ricerca di David Fergusson – ricercatore ateo e pro-choice – effettuata in Nuova Zelanda su un campione di 500 donne seguite sin dalla nascita, vi propongo i risultati di una ricerca pubblicata nel 1996 sul prestigioso British Medical Journal a firma di Mika Gissler ed altri ricercatori finlandesi.
L’équipe di Gissler ha preso in considerazione i decessi di donne in età fertile avvenuti in Finlandia tra il 1987 e il 1994: essi sono stati 9192. Da questi sono stati poi estratti quelli dovuti a suicidio, ovvero 1347. Dagli archivi sanitari nazionali sono quindi state individuate le donne che, nei dodici mesi precedenti alla morte per suicidio, avevano concluso una gravidanza, differenziando tra donne che avevano partorito, donne che avevano avuto un aborto spontaneo e donne che avevano abortito volontariamente.
Se si rapportano i dati ottenuti al numero totale rispettivamente di parti, di aborti spontanei e di aborti volontari si ottiene l’eloquentissimo grafico riportato qui a destra.
Come si può ben vedere, il tasso di suicidi relativo alle donne che hanno partorito è generalmente inferiore alla media, quello delle donne che hanno avuto un aborto spontaneo è generalmente 1-2 volte superiore alla media, quello delle donne che hanno abortito volontariamente è nettamente superiore sia al tasso medio sia al tasso relativo all’aborto spontaneo.

Alcuni brani dell’articolo:
I nostri dati mostrano che il tasso di suicidi associato con la nascita è la metà del tasso generale di suicidi tra le donne tra 15 e 49 anni. Ciò fa pensare che una gravidanza portata a termine prevenga il suicidio o che le donne in grado di arrivare al parto non sono ad alto rischio di suicidio. L’unica eccezione potrebbe riguardare le madri adolescenti, il cui tasso di suicidio associato al parto è il triplo del tasso generale in quella fascia d’età. Questo è tuttavia un risultato incerto per via dei piccoli numeri.
Il tasso di suicidio dopo un aborto è il triplo del tasso generale di suicidio, e il sestuplo del tasso di suicidio associato alla nascita.

L’aumento del rischio di suicidio dopo un aborto procurato può, oltre a indicare fattori di rischio comuni a entrambi gli eventi, essere causato da un effetto negativo dell’aborto volontario sul benessere mentale. Con i nostri dati non è stato però possibile studiare la causalità più attentamente. I nostri dati tuttavia mostrano chiaramente che le donne che hanno abortito hanno un maggior rischio di suicidio, cosa di cui si dovrebbe tener conto nella prevenzione di queste morti.

Dunque, è proprio vero che la sindrome post aborto non esiste?

P.S. La ricerca è stata effettuata da un’equipe di tre ricercatori finlandesi, e considerando che il cattolicesimo in Finlandia ha una diffusione dello 0,2%, la probabilità che i tre ricercatori siano cattolici è meno di una su cento milioni...

Mika Gissler et al., Suicides after pregnancy in Finland, 1987-94: register linkage study, BMJ 1996;313:1431-1434 (7 December) 


La verità ti fa male... lo so

2010-07-11

Alcune testimonianze... particolari.
Leggetele e poi ne riparliamo al fondo di questo post.

Ho 24 anni. Il 19 luglio ho scoperto di essere incinta. Non ci credevo ai miei occhi quando l'ho scoperto!! Era un pomeriggio caldo, fuori c'erano circa 35°. Ho cominciato a tremare, ero agitata, poi ho fatto un altro test, ma ero incinta, non c'era nessun dubbio. La sera decido di dirlo ai miei, mio padre l'ha presa malissimo, anche mia madre. Mia sorella è stata l'unica a capirmi, il mio ragazzo era fuori per lavoro, non gli ho detto niente e non glielo dirò mai... in quel momento non mi sentivo di tenere il bambino, so che lui mi avrebbe detto di tenerlo. Il giorno dopo decido di andare dal ginecologo per consigliarmi e vedere come era la procedura dell'aborto. Poi mi fa l'ecografia, vedere quell'esserino piccolo dentro di me ha fatto scattare in me qualcosa tanto che lo stesso giorno ho detto al dottore che non mi sentivo pronta. Lui mi ha detto che dovevo prendere una decisione. Passo tutta la notte a piangere, poi pensavo che non era il momento giusto, il dolore dei miei! insomma in quei giorni vedevo tutto nero e ho deciso di abortire. Ricordo tutto come se fosse ieri, quella sala operatoria, i dottori gentili. Ma il dolore che porterò dentro per tutta la vita è qualcosa di inspiegabile. Quando vedo delle donne con il pancione mi viene un magone allo stomaco. Io adesso dopo 6 mesi mi rendo conto di aver fatto uno sbaglio, lascia un vuoto dentro. Vorrei dire a tutte le donne che ci pensano bene veramente e sopratutto consiglio a tutte le coppie di usare le giuste precauzioni per evitare tutto ciò.

E' successo nel 2000 e non lo dimenticherò mai...
ero fidanzata, da 2 anni con colui che ormai è un ex, sono rimasta incinta per disattenzione e soprattutto perchè non utilizzavamo un mezzo contraccettivo.
L'esperienza è stata abbastanza traumatica, ma non per colpa dell'azienda ospedaliera, perchè "io" mi sentivo un'assassina...
mi hanno trattata in maniera dolcissima, e senza farmi mai sentire in colpa, questo mi ha aiutato tantissimo a superare il tutto.
Adesso che ho 26 anni, ho un bimbo di 2, sono cresciuta, il mio senso di colpa si è moltiplicato....non rifarei mai più una cosa del genere...e il mio consiglio è soprattutto quello di usare metodi contraccettivi, per non arrivar a fare quello di cui io mi sono pentita amaramente...

..mi riesce difficile spiegarti il mare di sensazioni ed emozioni che ho provato quando ho saputo di te; ti ho sentito subito, appena sei arrivato mi hai avvisato con un brivido leggero fatto di gioia e nostalgia insieme; e ti ho sentito.. il test che ho fatto 6 giorni dopo mi ha dato solo la conferma di quello che sapevo già .Tu ci sei, sei più forte di me, ti sento in ogni attimo, penso a te in ogni istante. Vorrei averti, insegnarti e farmi insegnare da te la vita; sarai il mio rimpianto più grande. È un dolore così grande che semplicemente non ci sono parole adatte per esprimerlo. Venerdì ti ho visto su uno schermo in bianco e nero; anche se so che presto non ci sarai più, ho tirato un sospiro di sollievo quando il dottore ha detto che stai bene. In quel momento ho pensato che ti avrei protetto e non avrei permesso a nessuno di farti del male. Dopo qualche minuto sono tornata alla "realtà" e quel cucciolo rannicchiato dentro di me rimarrà sempre su quello schermo in bianco e nero nell'angolo più nascosto del mio cuore.Sei piccolo e indifeso, vorrei dirti che sarai al sicuro, che ti proteggerò, che ti curerò e che starai bene. Finche starai in me sarai al sicuro ed io starò bene, nel momento in cui te ne andrai io ne morirò, a poco a poco, lascerai il vuoto dentro di me..
Ho 26 anni e questa lettera l'ho scritta a mio figlio il 17 settembre '06, il 26 dello stesso mese ho abortito e quel giorno sono morta un pò anch'io, non sono più la stessa persona. Il motivo per il quale l'ho fatto è che il mio ragazzo non lo voleva ed io da sola non ce l'avrei mai fatta ad affrontare tutto, mi aveva fatto capire che le cose tra di noi sarebbero cambiate ed io sono stata debole e gli ho fatto credere che anch'io non lo volevo mentre invece lo avrei voluto con tutto il cuore; il dolore di adesso è dovuto proprio alla mia debolezza di allora.

Ho 36 anni, la mia ivg è avvenuta una settimana fa. Ho un lavoro fisso e una situazione economica buona così come il mio ragazzo con il quale stò da circa un anno anche se con alterne vicende. Non abbiamo mai preso grandi precauzioni, credo perchè entrambi pensavamo che se avessi aspettato un bambino lo avremmo tenuto non essendoci particolari problemi pratici. Quando ho scoperto di essere incinta inizialmente ero scossa ma non infelice. Il mio ragazzo sembrava contento anche se un pò preoccupato. Però non riuscivo ad avere fiducia nel fatto che lui mi sarebbe stato accanto, ho avuto la sensazione che si sarebbe sentito costretto e che dunque avrei dovuto fare i conti con il fatto di avere la maggior parte di responsabilità su di me e di prendere la considerazione di rimanere una mamma sola dopo poco tempo... inprovvisamente il mio corpo ha iniziato a cambiare, ero stanca, mi cresceva il seno, mi sentivo strana e assieme a questo mi è venuta una paura tremenda di non farcela, di dovere cambiare vita, lui non è stato rassicurante ma anzi si è arrabbiato e alla fine (dopo pochi giorni in cui avevo un gran bisogno di rassicurazione) abbiamo deciso che non ce la sentivamo. Ho parlato anche con un amica che ha appena avuto un bambino e lei mi ha sconsigliato di averlo con un compagno così ... diciamo poco affidabile. Dopo la decisione però lui è diventato molto affidabile, mi è stato accanto e si è dimostrato molto presente ogni tanto dicendo che se cambiavo idea lui si sarebbe preso le sue responsabilità.. (forse un pò poco per confortarmi). Ma oramai ero terrorizzata e mi sentivo sola solissima, non vedevo l'ora di "farla finita" e poi è stata finita. Però ora che sono "salva" che non ho più una specie di orologio che scandisce i secondi per la decisione, sono pentita molto. Ho rinunciato a una cosa bella per nulla. Avrei dovuto avere il coraggio di andare avanti anche da sola ... sento veramente di avere sbagliato per paura, una paura dettata forse da uno scombussolamento ormonale!
Ora penso che le difficoltà non devono spaventare perchè si superano. E' stata tutta colpa mia, non ho avuto fiducia e forse era la mia unica occasione di avere un bambino. Non so se mi perdonerò .. non è il senso di colpa - non sono cattolica - è che per non avere avuto coraggio e fiducia mi sono privata di una cosa importantissima... penso che mi pentirò per sempre.. questa è stata la prima decisione in vita mia che rimpiango fortemente, non lo rifarei mai.

Ho 38 anni e tre giorni fa ho avuto un aborto volontario. Ho due bimbe di 10 e 3 anni e una buona condizione socio-economica. Quando ho scoperto di essere incinta mi è crollato il mondo adosso e ho subito deciso di non tenere il bambino.
Mi sono arrabbiata tantissimo con mio marito per essere stato molto superficiale, perchè lui diagnosticato sterile pensava di non poter fare altri figli, io gli ripetevo sempre che come avevamo avuto le altre due poteva capitare ancora, ma lui ha continuato a non usare quasi mai il preservativo. Mio marito mi ama ma è molto freddo con me e poco paziente con le sue bimbe anche se le adora.
Io sono un insegnante precaria che spera di realizzarsi un giorno anche se con molti sacrifici. Le mie bimbe le ho cresciute praticamente da sola perchè mio marito per il suo lavoro è assente tutto il giorno. Quando ho saputo di essere incinta non me la sono sentita di fare ancora sacrifici e di non sacrificare anche le mie due bimbe. Mi sono sentita uno schifo perchè un bambino prima l'avevo tanto desiderato e non arrivava per via dei suoi problemi e adesso lo buttavo via per il mio egoismo. Oggi piango tanto, sono sola, mio marito dal primo giorno non mi ha mai detto una parola, anche dopo l'intervento ha fatto finta che nulla fosse accaduto. L'intervento è andato bene e in ospedale sono stati tutti molto cordiali. Il giorno dopo ho sentito un grande vuoto, mi manca e mi odio per il mio egoismo e per non aver avuto un marito capace di ascoltarmi e di prendere con me la decisione più giusta. Spero un giorno di pensare a tutto questo con meno dolore.

E' iniziato tutto a fine settembre 2006..il ritardo, il test a casa di un'amica, la visita dalla mia ginecologa.."Si, sei incinta". Ricordo che subito ho provato una forte emozione ed ho sorriso. Da sempre dicevo che avrei voluto avere il primo figlio a 25 anni e la cosa incredibilmente si stava avverando. In quell'istante si è acceso dentro di me un turbinio di emozioni e una forza, un'istinto di protezione che non avevo mai provato.
Poi mi sono scontrata con la dura realtà..non c'era momento più sbagliato..ero in procinto di iniziare un nuovo lavoro, l'azienda per la quale il mio ragazzo lavorava stava purtroppo chiudendo. Non c'era nessun tipo di sicurezza per la nostra vita, figuriamoci per quella di un figlio..cosi nel giro di una settimana ho fatto tutto quanto..mi sono rivolta a una clinica privata dove ho trovato del personale freddo e distaccato.
Dopo quel 6 ottobre ho cercato di rimuovere tutto facendo il grave errore però di cacciare tutto dentro senza esternare quello che stavo provando convincendomi che andava tutto bene. A distanza di mesi tutto è riaffiorato inesorabilmente..è come un male che si sta impossessando di me. Non riesco a darmi pace per quello che ho fatto. Non riesco più a guardare un bambino senza pensare a quello che avrei potuto avere... Adesso penso che sono stata pienamente un'egoista. Non avevo cercato e probabilmente non ero pronta per un figlio, ma comunque era una vita...
Non giudico i pensieri delle altre ragazze, credo che ogni persona debba decidere per la propria vita e possa pensare come vuole. E se devo essere sincera invidio chi scrive che adesso sta meglio perchè ha fatto la scelta giusta. In cuor mio invece so che non mi perdonerò mai.
Adesso vivo con il mio compagno che mi ha aiutato e mi sta ancora aiutando, ma sono convinta che questa cosa è più "mia". Desidero avere una famiglia con lui, ma spesso mi chiedo se riuscirò mai a guardare i nostri figli senza provare il rimpianto di non avere con me anche quello che ho lasciato andare via..

Il 29 novembre, Anna ci scrive :
L'ivg è avvenuta oggi 29/11/2005, il trattamento che mi è stato riservato devo giudicarlo ottimo, sia sul piano umano che professionale, dagli infermieri ai medici ho trovato delle persone eccezionali e preparate che mi hanno assolutamente messa a mio agio. Mi recherò una seconda volta in clinica per la visita di controllo, intanto mi hanno prescritto delle pastiglie per restringere l'utero e delle gocce di ricostituente per il sangue perso.
Scrivo per rassicurare tutte le donne su quest'esperienza che appare traumatica, a livello psicologico, prima di prendere la decisione ma che nel mio caso una volta decisami ha avuto un decorso fantastico... sono qui a scrivervi e l'ivg è avvenuta a mezzogiorno di oggi... penso di essere l'esempio vivente per testimoniare che si sopravive, la vita va avanti... forse sembrerò cinica ma mi sento meglio, sollevata e felice! Forza ragazze!
Il 26 settembre 2006, Anna ci scrive :
Da quel giorno è iniziato il periodo più terribile della mia vita: sono tornata insieme con il padre del bambino ma solo per pochi mesi, la nostra relazione non funzionava, continuavamo a litigare. In marzo mi ha lasciata, aveva già un'altra, per me è stato uno shock, mi sono resa conto che dovevo elaborare un doppio lutto, una doppia perdita: la sua e quella del bambino. Da sola ho cominciato a sentire tutta la pesantezza del mio gesto, pensavo che se l'avessi tenuto almeno mi sarebbe rimasto qualcosa di lui. Io lo amavo e lo amo tantissimo, non riesco a capire come abbia fatto a comportarsi così, a non riuscire a comprendere che io avevo bisogno della sua vicinanza. Del suo sostegno. Invece mi ha lasciata. A volte mi chiedo se lui ci pensa, se si rende conto di cosa vuol dire abortire. Penso di no. Dall'ivg è trascorso quasi un anno ma non passa giorno che io non ci ripensi ... forse era un errore... forse adesso sarei felice?


La caratteristica di queste testimonianze è l'essere state tutte pubblicate su un sito svizzero sfegatatamente abortista. Le testimonianze che vi si trovavano non sono tutte di questo tenore, d'accordo, ma c'erano anche queste. E provenendo da un sito di tale orientamento, non possono certo essere frutto di fantasie di cattolici integralisti. Ho usato prima verbi al passato perché queste testimonianze non compaiono più su quel sito (chissà perché mai). Esiste però un archivio web che memorizza il contenuto passato dei siti internet, ed è da lì che ho tratto le testimonianze sopra riportate. Cliccando sul nome all'inizio della testimonianza si viene portati alla pagina d'archivio.
Sul tema del post-aborto il sito oggi riporta quanto segue:
Non vi è neppure una maggior incidenza di disturbi psicologici nelle donne che si sono sottoposte a un'IVG rispetto alla popolazione femminile in generale. Se alcune donne possono percepire tristezza e rimorso, la maggior parte di loro provano una sensazione di sollievo dopo l'intervento. Tempo dopo, continuano a pensare che la loro decisione era fondata, anche se per alcune è stata una decisione difficile da prendere. La "sindrome post aborto" (PAS) è un'invenzione degli ambienti antiabortisti.
Certo, si potrebbe pensare che le testimonianze precedenti, benché drammatiche, non facciano statistica e non inficino la perentoria convinzione che "la sindrome post aborto non esiste", benché le testimonianze stesse, specie quella di Anna, dovrebbero instillare qualche ragionevole dubbio.
A tale questione dedicherò il prossimo post
In ogni caso, penso che le donne dovrebbero riflettere una volta ancora se chi propone loro l'aborto come diritto e come scelta di libertà desideri davvero il loro bene e racconti loro tutta la verità...

http://web.archive.org/*/www.svss-uspda.ch/



Come può sopravvivere il sogno di Martin Luther King se uccidiamo i nostri figli?

2010-07-08

Vi propongo la toccante testimonianza post-aborto di Alveda King.
Alveda è figlia del Reverendo A. D. King (morto in circostanze non del tutto chiarite un anno dopo il fratello Martin Luther) e di sua moglie Naomi Barber King. Alveda è madre felice di sei figli e nonna entusiasta. Durante gli anni del movimento dei diritti civili, la casa della famiglia di Alveda è stata bombardata a Birmingham, in Alabama.


Nell’attuale dibattito-farsa se l’aborto e l’infanticidio debbano essere condonati, una voce nel deserto continua a gridare: “e i bambini?”. Siamo stati alimentati dal fuoco dei “diritti delle donne” per così tanto tempo che siamo diventati sordi al grido delle vere vittime i cui diritti vengono calpestati: i bambini e le madri. Naturalmente una donna ha il diritto di decidere che cosa fare del proprio corpo. Ringrazio Dio per la Costituzione. Tuttavia, anche la donna ha il diritto di conoscere le gravi conseguenze e ripercussioni che comporta la decisione di abortire il proprio bambino. E comunque, che dire dei diritti di ogni bambino che prima di poter nascere viene artificialmente violato nel grembo di sua madre, solo per avere il cranio perforato e sentire, sì “sentire” agonizzando la vita scorrere via prima di prendere il primo respiro di libertà? Che dire dei diritti di queste donne che sono state chiamate a far da pioniere delle nuove frontiere del nuovo millennio, solo per vedere spegnersi la propria vita anche prima che il mese finisca?
Oh Dio, che cosa farebbe Martin Luther King, che sognava di vedere i suoi figli giudicati per il contenuto del loro persona, se fosse vissuto abbastanza per vedere il contenuto di migliaia di crani di bambini svuotati nelle caverne senza fondo delle fosse degli abortisti?
È giunta l’ora per l’America, forse la nazione più benedetta sulla terra, di guidare il mondo nella via del pentimento e nel ristabilimento della vita! Se solo potessimo portare la libertà di pentimento al massimo delle sue potenzialità! Se solo l’America potesse pentirsi e allontanarsi dai peccati della nostra nazione! L’aborto è l’avanguardia della nostra distruzione. L’aborto a nascita parziale [dove il cranio del bimbo viene forato e attraverso un aspiratore ne viene risucchiato il cervello] è forse la forma più abominevole di questo genocidio legale. Si dovrebbero considerare i legami diretti tra l’aborto e patologie gravi come il cancro della mammella e della cervice uterina, disturbi emotivi e altre malattie gravi! L’unica guarigione e redenzione è nel sangue di Gesù, il sangue versato volontariamente affinché noi oggi possiamo stare in piedi e che grida per il sangue dei nascituri che sta impregnando la terra dei nostri figli.
Quali segnali terribilmente contraddittori mandiamo oggi alla nostra società? Permettiamo e persino incoraggiamo le persone a fare sesso promiscuo. Poi, quando il loro peccato concepisce, diciamo loro più o meno, “non uccidete i vostri bambini, fatelo fare alle nostre cliniche per aborti”. Si fanno manifestazioni per curare il cancro al seno, ma promuoviamo una delle sue maggiori cause. Sono madre di sei bambini in vita, e sono nonna. Sono anche una madre post-abortiva. Nei primi anni ’70, ho patito un aborto non volontario ed uno volontario.
Il mio aborto non volontario è stato eseguito poco prima della sentenza Roe v. Wade [che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli USA] dal mio medico senza il mio consenso. Ero andata dal medico per chiedere perché il mio ciclo non fosse ripreso dopo la nascita di mio figlio. Non avevo chiesto e non volevo abortire. Il dottore disse: Non hai bisogno di essere incinta, vediamo. Egli procedette ad eseguire un esame doloroso che ha fatto uscire dal mio grembo un fiotto di sangue e tessuti. Ha spiegato di aver eseguito un “D&C” [Dilatation and Curettage, tecnica abortiva utilizzata nei primi mesi di gravidanza in cui il bambino viene fatto a pezzi e raschiato via dall’utero materno].
Subito dopo la sentenza Roe v. Wade, sono rimasta incinta di nuovo. Ci sono state pressioni contrarie e minacce di violenza da parte del padre del bambino. La facilità e la convenienza date dalla Roe v. Wade hanno reso troppo facile per me prendere la decisione fatale di abortire nostro figlio.
Sono andata da un medico e sono stata informata che la procedura non avrebbe fatto più male di “togliersi un dente”. Il giorno dopo sono stato ricoverata in ospedale, e il nostro bambino è stato abortito. La mia assicurazione medica pagò la procedura. Non appena mi sono svegliata, ho capito che c’era qualcosa che proprio non andava bene. Mi sentivo molto male, e molto vuota. Ho cercato di parlarne con il medico e gli infermieri. Mi hanno assicurato che “andrà tutto via in pochi giorni. Starai bene”. Mentivano.
Negli anni successivi ho avuto problemi di salute. Ho avuto problemi a legarmi a mio figlio e con i suoi cinque fratelli che sono nati dopo gli aborti. Ho cominciato a soffrire di disturbi alimentari, depressione, incubi, disfunzioni sessuali e una miriade di altri problemi collegati all’aborto da me scelto. Mi sentivo arrabbiata per entrambi gli aborti, e molto in colpa per l’aborto che avevo scelto di fare. Il senso di colpa mi faceva stare molto male.
I miei figli hanno tutti sofferto dal sapere di avere un fratello o sorella che la loro madre ha scelto di abortire. Spesso chiedono se ho mai pensato di abortirli e hanno detto: “Tu hai ucciso il nostro bambino”. Questo è molto doloroso per noi tutti. Inoltre, mia madre e i miei nonni sono stati molto tristi quando hanno saputo della perdita del bambino. Anche il padre del bambino abortito è pentito. Se non fosse stato per la sentenza Roe v. Wade, non avrei mai abortito.
Il mio compleanno è il 22 gennaio e, ogni anno, questa giornata è segnata dal fatto che è l'anniversario di Roe v. Wade, e l’anniversario della morte per milioni di bambini. Io e i miei figli deceduti siamo vittime dell’aborto, e di conseguenza la sentenza Roe v. Wade ha influenzato negativamente le vite di tutti i miei familiari. Prego spesso per la liberazione dal dolore provocato dalla mia decisione di abortire il mio bambino. Ho avuto la minaccia del cancro al collo dell’utero e al seno, e ho conosciuto il dolore delle braccia vuote dopo che il bambino era andato via. E veramente, per me, e per innumerevoli madri che hanno abortito, niente sulla terra può ripristinare pienamente ciò che è stato perso, solo Gesù può.
Mio nonno, Martin Luther King senior, una volta disse: “Nessuno ucciderà uno dei miei figli”. Tragicamente, due dei suoi pronipoti erano già stati abortiti quando questa sua affermazione ha salvato la vita del suo pronipote successivo. Suo figlio Martin Luther King una volta disse: “Il nero non può vincere finché è disposto a sacrificare la vita dei suoi figli per le comodità e la sicurezza”. Come può sopravvivere il “Sogno” se uccidiamo i bambini? Ogni bambino abortito è come uno schiavo nel grembo di sua madre. La madre decide il suo destino.
Mi unisco alle voci di migliaia di persone di tutta l’America, che non tacciono più [Silent No More, associazione che dà voce al dolore di tante donne che hanno abortito]. Non possiamo più stare a guardare e permettere questo orribile spirito di omicidio di troncare, sì di spezzare e tagliare via i nostri nascituri e distruggere le vite delle nostre madri. Sono molto grata a Dio per lo spirito di pentimento che sta attraversando la nostra terra. Nel pentimento c’è guarigione. Nel nome di Gesù, dobbiamo umiliarci, pregare e allontanarci dalle nostre vie malvagie, e allora Dio ascolterà dal cielo e guarirà la nostra terra.
Posso solo supplicare i potenti di dare ascolto alla voce del Signore e ricordare che la vita umana è sacra. Togliendo le vite ai nostri giovani, e ferendo il ventre e le vite delle loro madri, stiamo andando contro Dio. Non possiamo metterci al posto di Dio. Se continuiamo su questa strada di distruzione andremo incontro alla nostra rovina. Questo è il momento di scegliere la vita. Dobbiamo vivere e permettere ai nostri bambini di vivere. Dobbiamo porre fine al dolore del trauma post-aborto. Se il sogno di Martin Luther King è vivere, i nostri bambini devono vivere. Le nostre madri devono scegliere la vita. Se ci rifiutiamo di rispondere al grido di pietà dei nascituri, e ignoriamo le sofferenze delle madri, allora stiamo firmando le nostre condanne a morte.
Anch'io, come Martin Luther King, ho un sogno. Ho un sogno dove noi, uomini e donne, ragazzi e ragazze d’America ci sveglieremo, e ci umilieremo davanti a Dio Onnipotente e imploreremo misericordia, e riceveremo la Sua grazia che guarisce. Prego che sia questo il giorno e l’ora della nostra liberazione. Che Dio abbia misericordia di noi tutti.



Alveda King
Portavoce nazionale
Silent No More Awareness


http://www.silentnomoreawareness.org/testimonies/alveda-king.html