
Lei si sedette vicino a me, prese la mia mano, mi guardò negli occhi e disse: “Sarah, sei una gemella. Ho abortito tuo fratello ed ho cercato di abortirti. Ti prego sappi che non sapevo ciò che stavo facendo e prego che un giorno tu possa perdonarmi. Ti amo e ho bisogno che tu sappia che sei una parte benvenuta della nostra famiglia.”
In quel momento seppi di che cosa avevo sentito la mancanza per tutta la vita, e che ero stata chiamata a qualcosa di molto più grande di quanto potessi sapere. Immediatamente sentii il dolore opprimente del sapere che avrei dovuto essere morta. Come sono qui davanti a voi oggi, sono dolorosamente consapevole che questo è possibile solo perché il mio fratello gemello ha preso il bisturi per me, ed io sto al suo posto e ricordo, dandogli onore ed un volto.
Siamo stati bombardati di statistiche nella nostra lotta per la vita. Trentadue milioni di bambini sono stati uccisi nei soli Stati Uniti. Però ognuno aveva un volto, una vita, un creatore che l’amava e l’aveva creato a Sua immagine. Mentre oggi mi guardate, comprendete che non sono assolutamente diversa da voi, però oggi sono qui davanti a voi a rappresentare dei morti, a rappresentare le vite innocenti che oggi possono perdere la vita. Chi parlerà per loro?
Le parole di Cristo sono chiare: “ciò che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Voi ed io siamo chiamati ed incaricati di prenderci cura di questi piccoli proprio come se ci prendessimo cura di Gesù Stesso. Andare via e dire che questo non è il mio problema è andare via da Gesù Stesso.
Molte persone dopo aver saputo dell’aborto mi chiedono come mi sento, o a che cosa si possa paragonarlo. La sola cosa a cui posso paragonare la mia vita è quella di un ebreo innocente fatto camminare per le strade della Germania nudo davanti a tanta gente e dentro una stanza da cui sa che non verrà mai fuori. Nel mio caso, purtroppo, le persone che mi portavano in quella stanza sono mia madre e mio padre. Tuttavia la gente che sta a guardare è gente come voi. Ed io vi chiedo oggi: alzerete la voce o volgerete via silenziosamente lo sguardo mentre un’altra persona che ha bisogno del vostro aiuto viene condotta alla morte?

Molte donne che pretendono il diritto di abortire dicono: “È il mio corpo, è la mia scelta”. Permettetemi di fare chiarezza su una cosa oggi: la scelta di mia madre era la mia condanna a morte. Non è solo del corpo di una donna che stiamo parlando, a proposito di aborto. È della carne ed ossa di qualcuno come me.
Poi abbiamo la questione del personale medico che afferma che è solo tessuto. Chiunque abbia mai studiato biologia sa che non è vero. Prima che una qualsiasi donna sappia di essere incinta, suo figlio ha già un cuore che batte a 20 giorni. Mostratemi un pezzo di tessuto o di cancro, che pensate debba essere rimosso, con un cuore che batte. Mostratemi un fegato o un rene che abbia il suo gruppo sanguigno. Quel bambino è perfetto dal primo giorno. Tutto ciò di cui ha bisogno è tempo, ossigeno e nutrimento.
Un altro fatto sorprendente è che nelle riviste mediche sia scritto che il feto può sentire il dolore a 8 settimane di gravidanza. In America, la grande maggioranza degli aborti è eseguita tra 10 e 12 settimane, ben dopo quando il bambino può sentire l’intera procedura. Quindi non venite a raccontarmi che l’aborto è una semplice procedura che espelle un pezzo di tessuto e non fa male a nessuno. Io c’ero. Ero a meno di due centimetri di distanza dal mio fratello gemello innocente quando il suo corpo fu fatto a pezzi, e lui sentì tutto. Avevamo da 14 a 16 settimane, eravamo nel secondo trimestre. Ecco come si intendeva porre fine alla mia vita.
Però sono stata risparmiata per stare qui davanti a voi oggi e dirvi, a nome di quelli che non hanno voce, che se voi rimanete zitti, solo nel mio paese una persona proprio come voi e me morirà ogni 20 secondi di ogni giorno.

Mentre gli raccontavo la mia storia mi guardava tanto intensamente, come se mi dicesse: “Dì il messaggio! Proclama la Verità”. E mi ha baciato e mi ha dato la benedizione per andare a parlare della vita. E questo è ciò che dice a tutti voi, benedicendoci e baciandoci con la sua enciclica. Predicate il vangelo, la buona notizia della vita. Qual è il dono più grande? Quando Gesù allungò le Sue braccia e disse: “Questo è il mio corpo dato per voi”. Immaginate se Gesù fosse stato egoista col Suo corpo e non avesse dato così gratuitamente la Sua vita a voi e me. Dove saremmo oggi? Saremmo nulla. Il dono del corpo di una madre per 9 mesi della sua vita è uno dei più bei doni di tutta la vita. Dobbiamo lottare per proteggerlo.
Mentre sto qui da sola, sapendo che ho mio fratello come caro angelo custode che è sempre con me, so che la mia vita è un dono. E oggi desidero renderla a voi convenuti ed alla Chiesa, come simbolo del potere divorante della redenzione di Dio e della Sua vita e verità. Voi ed io rappresentiamo la vita,

Vi amo e Dio vi benedica.
http://www.prolife.com/SARAH2.html
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