
I miei genitori mi avevano sempre detto: Se rimani incinta non venire da noi. Sentivo che avrei avuto poco sostegno da loro. Andai ad una clinica. Mi fecero un test di gravidanza ed era positivo. Mi fecero andare a casa a pensarci. Tornai il giorno dopo. Ti facevano parlare con una “consulente” che chiedeva se avevi domande. Chiesi quali opzioni io avessi come l’adozione o tenere il bambino. Ricordo che la sua risposta fu: “Quale scelta hai veramente?”. Il mio aborto fu effettuato e mi sembra come se fosse avvenuto solo ieri. Piango ancora per avere ucciso il mio bambino. È una cosa che sarà sempre con me. Mi arrabbio quando qualcuno mi dice di essere pro-choice [letteralmente pro-scelta, termine ingannevole con cui gli abortisti si autodefiniscono nel mondo anglosassone]. Loro non credono personalmente nell’aborto ma non possono imporre il loro punto di vista a qualcun altro. Io replico che stiamo uccidendo bambini e non voglio che nessun'altra faccia l’esperienza del dolore che sento e non posso riportare indietro il mio bambino.
Ho tre bambine ora ma desidero ancora tanto il figlio che ho ucciso. Mio marito sa del mio aborto ed anch’egli ha forti sentimenti contro l’aborto. Nessun altro della mia famiglia sa del mio aborto.
L’aborto ha cambiato la mia vita rendendomi totalmente e completamente contro l’aborto. Dobbiamo proteggere quelli che non possono difendersi da soli.
L’aborto fu estremamente doloroso – mi sembrava che le mie viscere fossero strappate fuori. Sono stata estremamente sconvolta,

Vi prego, fermate la strage.
http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy1016.htm
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