Quando sentivo parlare di aborto ammutolivo o mi mettevo a piangere.

2008-06-05

Avevo 23 anni, ora ne ho 30. Studiavo al college e facevo pratica d’insegnamento. Compresi di essere incinta quanto saltai il ciclo e feci immediatamente un test di gravidanza per confermarlo. Fu una decisione congiunta tra il mio ex e me. Sebbene fosse una decisione congiunta, mi sentivo manipolata e controllata da lui, semplicemente perché non mi offrì mai alternative ed io ero troppo sconvolta per pensare a qualche alternativa. Andammo ad una clinica di Planned Parenthood [importante “industria” abortiva]. Non so perché ci andai. Ricevetti apparentemente consulenza alla clinica ma non penso che volessero veramente scoprire come mi sentivo.
La mia esperienza dell’aborto fu spaventosa. È difficile ricordare esattamente come mi sentivo. Mi ricordo che dopo che era accaduto il medico mi chiese se volevo vedere che cos’era uscito da me, e mi disse che era solo una massa di tessuto e disse: “era troppo piccolo, difficilmente riesci a vederlo”. Dopo l’aborto dovetti sedermi nella sala post operatoria per un’ora. Ricordo che pensavo: “Mi sento bene, portatemi solo via di qui”. Dopo che entrai nell’auto con il mio ragazzo lui disse: “Non voglio parlarne mai più”. Questo mi ha fatto provare molta vergogna e senso di colpa, ma questo mi confuse perché anch’io sentivo un grandissimo sollievo.
[L’aborto] ha influenzato la relazione tra il mio ex e me perché mise un muro tra noi. Sapevo che non voleva più parlarne con me, ma io provavo dolore. Sembrava che non gli importasse e fino a oggi non so se gli importa. Non ho veramente cominciato a provare il dolore, il senso di colpa e la pena fino a circa sette anni fa. Ero diventata cristiana e il fatto di aver commesso un peccato così terribile pesava fortemente nella mia mente. Ogni volta che sentivo parlare di questioni d’aborto ammutolivo o mi mettevo a piangere. Mi sentivo sempre estremamente in colpa e molto ipocrita. Mettevo molte barriere tra me e gli altri, ne parlavo alle persone e la maggior parte mostravano accoglienza e amore ma alcuni ruppero l’amicizia con me dopo averglielo detto. Questo mi spinse a mettere muri e a sentirmi oppressa da ciò che gli altri avrebbero pensato. Non ne ho mai parlato ai miei genitori e non so se ne sarò mai capace, e la cosa mi fa sentire molto ingannevole.
Per sette anni non ho fatto altro che reprimerlo e far finta che non fosse mai accaduto o cercare di far sembrare che non mi importasse. Sono da poco entrata in un gruppo che si chiama “I Conquistatori”. Mi aiuta ad affrontare l’aborto ricevendo informazioni e sostegno da altre che hanno passato le stesse cose. Mi offre anche principi biblici per aiutarmi ad affrontare i temi della vergogna, il senso di colpa, il lutto, la responsabilità, l’accettazione e la speranza. Mi mostra principalmente che sono una persona che ha un valore attraverso Cristo anche se ho fatto una brutta scelta. Mi ha aiutato tanto!
[L’aborto] ha sicuramente colpito la mia autostima. Come può una buona persona fare una scelta così cattiva?! Capisco ora che attraverso il sacrificio che Cristo ha fatto io sono una persona che ha un valore. Mi ha portato molto più vicina al Signore.

http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy975.htm


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