
Emotivamente ero pietrificata, piansi tutto il tempo. Mio marito stette seduto nella macchina con i nostri due figli per tutto il tempo. Sentii dolore fisico durante la procedura. Piangevo per quello che avevo fatto e per il prezzo che stavo pagando per quanto avevo fatto.
Mi odiavo, avevo commesso il peccato che non può essere perdonato. Sapevo che sarei andata all’inferno quando fossi morta. Non potevo credere che mio marito avesse acconsentito all’aborto e sentivo di meritare qualsiasi pena e punizione che provavo. Mio marito si sottopose a vasectomia. Mi disse che non ci sarebbero stati più problemi. Per vendicarmi mi sottoposi alla legatura delle tube. Divenni molto irresponsabile. Da allora la mia vita crollò.
Sono passati 12 anni dal mio aborto. Non ho mai fatto nulla di positivo per affrontarlo finora. Ho avuto un esaurimento nervoso. Sono stata in ospedale per due settimane, con l’assistenza di uno psicologo suggerito dal programma P.A.T.H. [organizzazione che aiuta le donne con sindrome post aborto]. Non potevo più aspettare di avere una possibilità.

Ho capito che non conoscevo me stessa e ciò che ero capace di fare. Mi sentivo indegna come essere umano di provare un qualsiasi tipo di gioia o felicità. Sono gelosa delle donne incinte. Sto appena imparando quanto l’aborto abbia influenzato la mia vita.
http://www.priestsforlife.org/postabortion/casestudyproject/casestudy869.htm
0 commenti:
Posta un commento