Io confesso

2008-04-15

Non ho mai scritto qualcosa del genere prima. Le mie mani stanno sudando in questo preciso istante. Sono stata costretta molto spesso ad considerare questo problema e sono pronta a confessare. Nel 1990 ho commesso un omicidio. Ho ucciso il mio bambino. Dovrei essere in prigione a scontare una condanna a vita, ma non lo sono. È stato perché una manciata di persone sapevano e sono state zitte, o forse non hanno mai risolto il caso, o forse ho avuto un avvocato molto bravo? In realtà nessuna di queste ragioni è corretta. Purtroppo l’omicidio che ho commesso era legale. Suppongo che fosse legale perché nessuno ha mai visto il bambino, nessuno ha toccato la sua pelle morbida né ha mai odorato il suo dolce respiro, nessuno gli ha mai dato un nome. In realtà non c’era nessuna giustificazione per un tale orrore, e neanche adesso c’è. Questa società ha bisogno di comprendere che non c’è nessuna differenza tra “nascituro” e “neonato”. L’omicidio è omicidio, da qualunque parte lo si guardi.

testimonianza del 27 settembre 2000
http://www.abortionno.org/AbortionNO/hurt.html


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