Risarcimento... terapeutico?

2009-12-03

È proprio vero che la realtà supera ogni immaginazione!



Il risarcimento milionario per quell`aborto "sbagliato" a Milano
E IL GEMELLO DOWN NON VALE UN EURO?
di Chiara Mantovani

Leggo l’agenzia di stampa e, nonostante mi reputi abituata a sentirne di tutti i colori, riesco ancora a sbalordire. Qualcosa nella ragionevolezza si è inceppato.

(ANSA) - MILANO, 30 NOV - La donna che nel giugno 2007, incinta di due gemelli, per un errore nell’aborto selettivo all’ospedale San Paolo di Milano subì una interruzione di gravidanza sul feto sano invece che su quello affetto da sindrome di Down ha chiesto un risarcimento di un milione di euro.
Ad avanzare la richiesta di condanna al risarcimento dei tre medici imputati nel processo in corso a Milano è stato il legale della donna e del marito, l’avvocato Davide Toscani. "Si tratta della perdita di una vita umana - ha spiegato il legale -, dell’impossibilità di questa coppia di avere in futuro una nuova gravidanza per il trauma subito". Nessuna condanna o risarcimento, ha aggiunto Toscani, "darà mai ristoro a questa coppia".

Intanto dico subito che non si è trattato della perdita di una vita umana, ma di due. Infatti i bambini abortiti sono due. A meno di voler sostenere che una, quella sana, era vita umana e l’altra, quella malata, no. Cioè a dire che un malato non è un appartenente alla famiglia umana. E tutti i bimbi affetti da sindrome di Down non sono umani?
A meno di voler sostenere che una aveva diritto di nascere e l’altra no. Dunque i portatori di trisomia 21 che sono al mondo ci stanno da clandestini? Ci sono ma non dovrebbero esserci? Per loro il foglio di rimpatrio significa rispedirli al mittente, cioè a quel caso o a quel Dio che li ha imbarcati sulla fragile imbarcazione di un utero materno?
Sono sbalordita: all’epoca della notizia mi ero commossa, avevo pensato al dolore di una mamma e di un papà che immaginavo sconvolti per aver toccato con mano quanto la pretesa del figlio perfetto si fosse tramutata in tragedia reale. Sarà difficile percepire l’ingiustizia di un aborto selettivo quando tutto “va bene”, quando poi stringi tra le braccia un figlio come tu lo volevi, lo coccoli, lo nutri, lo proteggi e lui ti guarda e ti sorride come solo un figlio fa. La mente allontana il pensiero del costo che hai dovuto pagare (anzi, siamo franchi: che qualcun altro ha pagato). Salvo poi lasciarsi come Pollicino le briciole di un dolore che sa di rimorso per tutta la vita. Ma questa è una altra storia, vergognosamente negata da chi vede nell’aborto un problema tecnico da risolvere con una operazione o due pilloline.
Ma in un caso come questo, no. La realtà mette di fronte all’evidenza: erano uguali ma uno era voluto, l’altro no. Non posso credere che la reazione sia: accidenti a quei medici che hanno sbagliato! Tutta colpa loro! Loro si saranno anche sbagliati, e forse potevano essere ancora più scrupolosi, ma la medicina non è a prova di errore, anche se non c’è scritto in questi termini nei moduli di consenso informato. A prova di errore dovrebbe essere l’amore: per andare sul sicuro si ama tutti, è così che non ci si sbaglia.
Nessun risarcimento sarà adeguato alla perdita di una vita umana? E quale risarcimento è un milione di euro? Una cifra “simbolica”? Ma cinquecento per due o un milione per una, perché l’altra non valeva niente?
Caspita, come galoppa l’inflazione.

http://www.piuvoce.net/newsite/fuoricampo.php?id=76


4 commenti:

mainer ha detto...

Voglio proprio vedere come se la caveranno i giudici a redigere la motivazione... qualsiasi sentenza diano!

Lore ha detto...

Ottimo blog!

Lore (renderragione.splinder.com)

Mela ha detto...

Ho diciassette anni ed un fratello affetto da autismo. Premetto che sono atea e non credo in alcun Dio fin dalla più tenera età.
Forse la penserò in modo strano, o incomprensibile; dopotutto sono giovane (non è una scusa, ma un dato di fatto). Posso garantire che mettere al mondo un figlio malato (mentalmente in questo caso, parlo solo di problemi psichici) è una scelta a tratti coraggiosa, a tratti veramente avventata. Un figlio autistico, o down, o con la sindrome di Asperger, dà molte meno certezze e molti più dubbi, tantissime insicurezze, smisurata sofferenza, rispetto ad un figlio cosiddetto "sano". Il non riuscire a capirlo, il tentare di capire per poi accorgersi che si è su due piani diversi che mai si congiungeranno... Riuscite ad immaginarlo, o perché no, a provarlo? Sono cose che non auguro a nessuno.
La vita di un figlio autistico, Down, Asperger, o qualsiasi altra cosa non vale meno della vita di un figlio sano.
Capisco una madre che abortisce un figlio così. E non è una decisione da prendere su due piedi. A mia madre era stato detto che forse mio fratello sarebbe nato Down, ma per averne la conferma avrebbe dovuto aspettare un mese. Non è così facile, davvero. Qualunque madre si rende conto di quel che potrebbe fare abortendo... Le abortiste, per fortuna, non sono tutte insensibili. Anzi, forse peccano di eccessiva sensibilità.
Io, che so, che vedo, che mi rendo conto della sofferenza di una persona malata (è come un alieno atterrato sul nostro pianeta: non capisce, non riesce a farsi capire, non sa comunicare. E' solo, incompreso, triste. E chissà cos'altro. Bisogna viverle queste cose per comprenderle appieno, c'è poco da fare) penso che ci sia del gran egoismo a costringere una donna a partorire un disabile di questo genere.
La sofferenza non va in primis alla madre, bensì al figlio. Non sappiamo nulla della vita oltre la morte, non sappiamo se quel feto, essere vivente, soffre. Ma sappiamo cosa prova la madre: le donne, quando madri, cosa desiderano se non il bene del figlio? Mia madre se avesse saputo che mio fratello sarebbe cresciuto malato (è nato infatti perfettamente sano e con il passare del tempo è diventato autistico) probabilmente non avrebbe continuato la gravidanza per il suo bene (di mio fratello, intendo). Le sue sofferenze sono di gran lunga maggiori rispetto alle sue gioie, la sua vita è su un piano d'incomunicabilità rispetto al nostro. C'è un vuoto incolmabile che nulla potrà riempire, non mille terapie, non anni di cure...
Non è questione di comodo! Io sarò peccatrice (lo sono) ma attorno a me non è che veda chissà quali santi e probabilmente susciterò compassione, ma l'accetterò: siamo umani.. tutti diversi.

Sono comunque una persona aperta al dialogo e che rispetta le opinioni ed il credo altrui.
Avrò piacere ad allargare l'argomento parlandone (difficile rendere quel che volevo dire in un commento scritto di getto) con chiunque ne voglia discutere in maniera civile e rispettosa.


Mela

agapetòs ha detto...

Grazie intanto Mela per il commento e per il garbo e la civiltà con cui l'hai espresso.
Io sicuramente non posso e non voglio giudicare donne che, in situazioni difficilissime, compiono azioni disperate come abortire un figlio o ucciderlo una volta nato.
Come dici tu: la vita di un figlio autistico, Down, Asperger, o qualsiasi altra cosa non vale meno della vita di un figlio sano. Proprio per questo penso che una società davvero caritatevole e solidale, di fronte ad una donna in grandi difficoltà, non faccia bene a proporle come soluzione l'eliminazione del figlio. Tanto più che l'aborto, anche quello cosiddetto "terapeutico", è un problema ed una ferita in più per la donna (vedi anche qui), non una soluzione reale.
Il nostro stato fornisce gratuitamente l'aborto come "prestazione sanitaria", spendendo 1500/2000 per ogni donna che abortisce. Ma se una donna decide di metterlo al mondo questo figlio, lo stato non è più così solerte ad aiutarla a far crescere e ad assistere il bambino. Penso che sia proprio qualcosa che non va.

Mi auguro di risentirti
Giovanni