Come può sopravvivere il sogno di Martin Luther King se uccidiamo i nostri figli?

2010-07-08

Vi propongo la toccante testimonianza post-aborto di Alveda King.
Alveda è figlia del Reverendo A. D. King (morto in circostanze non del tutto chiarite un anno dopo il fratello Martin Luther) e di sua moglie Naomi Barber King. Alveda è madre felice di sei figli e nonna entusiasta. Durante gli anni del movimento dei diritti civili, la casa della famiglia di Alveda è stata bombardata a Birmingham, in Alabama.


Nell’attuale dibattito-farsa se l’aborto e l’infanticidio debbano essere condonati, una voce nel deserto continua a gridare: “e i bambini?”. Siamo stati alimentati dal fuoco dei “diritti delle donne” per così tanto tempo che siamo diventati sordi al grido delle vere vittime i cui diritti vengono calpestati: i bambini e le madri. Naturalmente una donna ha il diritto di decidere che cosa fare del proprio corpo. Ringrazio Dio per la Costituzione. Tuttavia, anche la donna ha il diritto di conoscere le gravi conseguenze e ripercussioni che comporta la decisione di abortire il proprio bambino. E comunque, che dire dei diritti di ogni bambino che prima di poter nascere viene artificialmente violato nel grembo di sua madre, solo per avere il cranio perforato e sentire, sì “sentire” agonizzando la vita scorrere via prima di prendere il primo respiro di libertà? Che dire dei diritti di queste donne che sono state chiamate a far da pioniere delle nuove frontiere del nuovo millennio, solo per vedere spegnersi la propria vita anche prima che il mese finisca?
Oh Dio, che cosa farebbe Martin Luther King, che sognava di vedere i suoi figli giudicati per il contenuto del loro persona, se fosse vissuto abbastanza per vedere il contenuto di migliaia di crani di bambini svuotati nelle caverne senza fondo delle fosse degli abortisti?
È giunta l’ora per l’America, forse la nazione più benedetta sulla terra, di guidare il mondo nella via del pentimento e nel ristabilimento della vita! Se solo potessimo portare la libertà di pentimento al massimo delle sue potenzialità! Se solo l’America potesse pentirsi e allontanarsi dai peccati della nostra nazione! L’aborto è l’avanguardia della nostra distruzione. L’aborto a nascita parziale [dove il cranio del bimbo viene forato e attraverso un aspiratore ne viene risucchiato il cervello] è forse la forma più abominevole di questo genocidio legale. Si dovrebbero considerare i legami diretti tra l’aborto e patologie gravi come il cancro della mammella e della cervice uterina, disturbi emotivi e altre malattie gravi! L’unica guarigione e redenzione è nel sangue di Gesù, il sangue versato volontariamente affinché noi oggi possiamo stare in piedi e che grida per il sangue dei nascituri che sta impregnando la terra dei nostri figli.
Quali segnali terribilmente contraddittori mandiamo oggi alla nostra società? Permettiamo e persino incoraggiamo le persone a fare sesso promiscuo. Poi, quando il loro peccato concepisce, diciamo loro più o meno, “non uccidete i vostri bambini, fatelo fare alle nostre cliniche per aborti”. Si fanno manifestazioni per curare il cancro al seno, ma promuoviamo una delle sue maggiori cause. Sono madre di sei bambini in vita, e sono nonna. Sono anche una madre post-abortiva. Nei primi anni ’70, ho patito un aborto non volontario ed uno volontario.
Il mio aborto non volontario è stato eseguito poco prima della sentenza Roe v. Wade [che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli USA] dal mio medico senza il mio consenso. Ero andata dal medico per chiedere perché il mio ciclo non fosse ripreso dopo la nascita di mio figlio. Non avevo chiesto e non volevo abortire. Il dottore disse: Non hai bisogno di essere incinta, vediamo. Egli procedette ad eseguire un esame doloroso che ha fatto uscire dal mio grembo un fiotto di sangue e tessuti. Ha spiegato di aver eseguito un “D&C” [Dilatation and Curettage, tecnica abortiva utilizzata nei primi mesi di gravidanza in cui il bambino viene fatto a pezzi e raschiato via dall’utero materno].
Subito dopo la sentenza Roe v. Wade, sono rimasta incinta di nuovo. Ci sono state pressioni contrarie e minacce di violenza da parte del padre del bambino. La facilità e la convenienza date dalla Roe v. Wade hanno reso troppo facile per me prendere la decisione fatale di abortire nostro figlio.
Sono andata da un medico e sono stata informata che la procedura non avrebbe fatto più male di “togliersi un dente”. Il giorno dopo sono stato ricoverata in ospedale, e il nostro bambino è stato abortito. La mia assicurazione medica pagò la procedura. Non appena mi sono svegliata, ho capito che c’era qualcosa che proprio non andava bene. Mi sentivo molto male, e molto vuota. Ho cercato di parlarne con il medico e gli infermieri. Mi hanno assicurato che “andrà tutto via in pochi giorni. Starai bene”. Mentivano.
Negli anni successivi ho avuto problemi di salute. Ho avuto problemi a legarmi a mio figlio e con i suoi cinque fratelli che sono nati dopo gli aborti. Ho cominciato a soffrire di disturbi alimentari, depressione, incubi, disfunzioni sessuali e una miriade di altri problemi collegati all’aborto da me scelto. Mi sentivo arrabbiata per entrambi gli aborti, e molto in colpa per l’aborto che avevo scelto di fare. Il senso di colpa mi faceva stare molto male.
I miei figli hanno tutti sofferto dal sapere di avere un fratello o sorella che la loro madre ha scelto di abortire. Spesso chiedono se ho mai pensato di abortirli e hanno detto: “Tu hai ucciso il nostro bambino”. Questo è molto doloroso per noi tutti. Inoltre, mia madre e i miei nonni sono stati molto tristi quando hanno saputo della perdita del bambino. Anche il padre del bambino abortito è pentito. Se non fosse stato per la sentenza Roe v. Wade, non avrei mai abortito.
Il mio compleanno è il 22 gennaio e, ogni anno, questa giornata è segnata dal fatto che è l'anniversario di Roe v. Wade, e l’anniversario della morte per milioni di bambini. Io e i miei figli deceduti siamo vittime dell’aborto, e di conseguenza la sentenza Roe v. Wade ha influenzato negativamente le vite di tutti i miei familiari. Prego spesso per la liberazione dal dolore provocato dalla mia decisione di abortire il mio bambino. Ho avuto la minaccia del cancro al collo dell’utero e al seno, e ho conosciuto il dolore delle braccia vuote dopo che il bambino era andato via. E veramente, per me, e per innumerevoli madri che hanno abortito, niente sulla terra può ripristinare pienamente ciò che è stato perso, solo Gesù può.
Mio nonno, Martin Luther King senior, una volta disse: “Nessuno ucciderà uno dei miei figli”. Tragicamente, due dei suoi pronipoti erano già stati abortiti quando questa sua affermazione ha salvato la vita del suo pronipote successivo. Suo figlio Martin Luther King una volta disse: “Il nero non può vincere finché è disposto a sacrificare la vita dei suoi figli per le comodità e la sicurezza”. Come può sopravvivere il “Sogno” se uccidiamo i bambini? Ogni bambino abortito è come uno schiavo nel grembo di sua madre. La madre decide il suo destino.
Mi unisco alle voci di migliaia di persone di tutta l’America, che non tacciono più [Silent No More, associazione che dà voce al dolore di tante donne che hanno abortito]. Non possiamo più stare a guardare e permettere questo orribile spirito di omicidio di troncare, sì di spezzare e tagliare via i nostri nascituri e distruggere le vite delle nostre madri. Sono molto grata a Dio per lo spirito di pentimento che sta attraversando la nostra terra. Nel pentimento c’è guarigione. Nel nome di Gesù, dobbiamo umiliarci, pregare e allontanarci dalle nostre vie malvagie, e allora Dio ascolterà dal cielo e guarirà la nostra terra.
Posso solo supplicare i potenti di dare ascolto alla voce del Signore e ricordare che la vita umana è sacra. Togliendo le vite ai nostri giovani, e ferendo il ventre e le vite delle loro madri, stiamo andando contro Dio. Non possiamo metterci al posto di Dio. Se continuiamo su questa strada di distruzione andremo incontro alla nostra rovina. Questo è il momento di scegliere la vita. Dobbiamo vivere e permettere ai nostri bambini di vivere. Dobbiamo porre fine al dolore del trauma post-aborto. Se il sogno di Martin Luther King è vivere, i nostri bambini devono vivere. Le nostre madri devono scegliere la vita. Se ci rifiutiamo di rispondere al grido di pietà dei nascituri, e ignoriamo le sofferenze delle madri, allora stiamo firmando le nostre condanne a morte.
Anch'io, come Martin Luther King, ho un sogno. Ho un sogno dove noi, uomini e donne, ragazzi e ragazze d’America ci sveglieremo, e ci umilieremo davanti a Dio Onnipotente e imploreremo misericordia, e riceveremo la Sua grazia che guarisce. Prego che sia questo il giorno e l’ora della nostra liberazione. Che Dio abbia misericordia di noi tutti.



Alveda King
Portavoce nazionale
Silent No More Awareness


http://www.silentnomoreawareness.org/testimonies/alveda-king.html


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