Il bene delle donne

2011-01-11

Vi propongo queste azzeccatissime riflessioni di Serena Taccari, una donna in prima linea nell’aiuto alle donne colpite o a rischio di essere colpite dalla tragedia dell’aborto.


L'aborto è un tema d’attualità per eccellenza. Se c’è la guerra si parla dell’aborto perché sicuramente ci sono donne violentate a sfregio dai “nemici” e come faranno. Se c’è la miseria, si parla di aborto perché sicuramente ci sono donne che in situazioni di tremenda indigenza si trovano incinte e come faranno. Se c’è l’inseminazione si parla di aborto selettivo perché c’è sicuramente la donna che voleva un figlio ma vuol pure essere sicura che non siano 3, o 4 e soprattutto che sia sano sennò come fanno. Se c’è la noia si parla dell’aborto delle neo teenager che hanno accesso sempre più giovani al sesso e quindi se restano incinte e come fanno.
Potrei andare avanti all’infinito, ditemi una tematica d’attualità e sicuramente troveremmo il modo di riflettere sul fatto che si tira in mezzo l’aborto. Sembra che comunque vada, il danno maggiore che può succedere a una donna è che gli nasca un figlio. Siamo state proprio sfortunate a ben vedere ad essere dotate di un apparato riproduttivo fatto in questa scomodissima maniera: tale da poter ospitare un inquilino indesiderato! ma grazie alla scienza ed alla medicina c’è la possibilità di dargli sfratto esecutivo a brevissimo termine senza neanche la buonuscita.. o almeno così pare.

Presso il nostro centro di ascolto inizio a seguire i primi post aborto da cytotec e se c’è una vera conquista in questo nuovo metodo non è che poi non hanno fatto il raschiamento (perché l’hanno pure fatto!) ma che hanno fatto tutto da sole, e questo è ancora più schiacciante. Eppure, tra le giovanissime specialmente, che sono quelle che nei nostri centri di ascolto – tranne rarissimi casi – non arrivano proprio, l’aborto con i nuovi sistemi chimici sarà sicuramente gettonatissimo, come d’altronde lo è la pillola del giorno dopo, cinque giorni dopo, mese dopo. L’impatto e i ringraziamenti per tutta questa solerzia nello sfratto dell’inquilino li vedremo intorno ai 30 anni, in età di bilanci di vita quando qualcosa devi aver per forza costruito in un senso o in un altro, e ti confronti coi coetanei che hanno fatto altrettanto. Chi vivrà vedrà.

In mezzo a tutto questo gran parlare dell’aborto mi ha colpito in questi giorni la riflessione sul fatto che si perde di vista, appunto, la persona che lo sceglie. Perché ammesso e non concesso che tutte le adolescenti che si avvicinano all’aborto lo facciano a cuor leggero, in una grande maggioranza delle adulte a cuor leggero non ci si va, almeno non quelle migliaia che sono fin ora arrivate a IL DONO e che ritengo ancora ci arriveranno. E quel che effettivamente si perde, come dicevo prima nel tema di attualità, è l’individuo, l’essere specificissimo di quella persona e non di una idea, di una cultura, di un modus vivendi.
Una donna che conosco, incinta, chiama il consultorio per prendere un appuntamento per una visita in convenzione. Domande di routine tipo età sua, data dell’ultima mestruazione... e con grande preoccupazione l’operatrice dall’altra parte le comunica che deve sbrigarsi o ad abortire non ce la farà. Ma quella abortire non voleva proprio! voleva solo essere visitata. Insomma l’aborto è il primo pensiero di tutti sempre, qualunque cosa accada. E la donna? il contenitore vuoto di qualcosa che gli altri proprio non possono tollerare. Ma siamo sicuri che le donne vogliano l’aborto come Del Piero vuole Rocchetta? cioè come acqua frizzantina che fa digerire tutto con le sue bollicine? come panacea di tutti i mali – la guerra, la fame, la noia ecc...

Dovremmo avere una serie infinita di donne rilassate e soddisfatte di questa meraviglia di conquista e invece abbiamo una schiera di donne distrutte dal dolore della perdita di un figlio, seguite da un’altra schiera di donne figlie della rimozione, incasellate nel cliché “negare sempre negare tutto, negare anche l’evidenza” che, fino alla morte, di fronte all’ecografia del figlio voluto di 6 settimane ti diranno: ho sentito il battito del mio embrione per equità con quell’altro embrione il cui battito non l’hanno voluto sentire perché se dicono figlio poi devono riconoscere che è lo stesso figlio pure quell’altro...e non si può reggere.

Ma questo è il bene delle donne o dell’ideologia?


C’è da dire che se rinunciamo davvero a vederlo come il bene delle donne, poi di cosa parleremo... potremmo trovarci senza argomenti di attualità... e non vorremmo proprio che accada.


http://www.il-dono.org/post-aborto/post-aborto/il-bene-delle-donne.html


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