Ora sono promessa sposa a Cristo

2008-04-05

Avevo 19 anni quando rimasi incinta, vivevo col mio ragazzo (che presto sarà il mio ex-marito) a Detroit. Improvvisamente dovetti affrontare “la SCELTA”. Come avrei voluto essere la perfetta futura madre che si vede nelle pubblicità televisive. Quella con un bel premaman e una cameretta già pronta che aspetta e un marito affettuoso e protettivo che torna a casa, che la abbraccia e le dice, “Tesoro, non posso aspettare”.
Il mio ragazzo non voleva avere niente a che fare con un futuro con me. Un bambino significava un futuro, impegno. Aveva già ottenuto la mucca gratis – perché tirar su il vitello?
Tuttavia, di fronte all’abbandono, non guardai in faccia alla realtà e non usai il mio coraggio per dirli chiaramente che cosa volevo fare. “Avrò questo bambino, che tu stia con me e comprenda i miei bisogni emotivi o no.”
Come esseri umani, abbiamo due necessità fondamentali: l’amore e il valore. Ognuno ha bisogno di amare e di essere amato, di sentire di valere e la sicurezza di sapere che ha valore per qualcun altro. Nella disperazione, per soddisfare questi bisogni della mia vita anche solo momentaneamente, anche solo immaginariamente, mi aggrappai al mio ragazzo e mi arresi al suo desiderio che io abortissi. Così sacrificai il mio primogenito all’idolo della momentanea sicurezza emotiva.
Fu così facile essere influenzata, nonostante le mie vaghe convinzioni morali che l’aborto era un omicidio. Perché mi sentivo così immatura, egoista e impreparata ad avere un bambino.
Le madri sono sempre pronte? Bambini e figli tirano fuori il meglio ed il peggio di noi. Sì, abbiamo il potenziale per imparare un tipo di amore nobile, pronto al sacrificio e alle rinunce, ma, ancor più spesso, i figli nella vita di tutti i giorni ci espongono al nostro innato egoismo. Il potere di allevare e di far del male ai nostri figli è nelle nostre mani. Nella nostra società c’è anche poca disponibilità a sostenere una donna a tenere e tirar su il suo bambino. I genitori, molti da retroscena di sofferenza, hanno bisogno di istruzione su come allevare ed amare i propri figli, e questo non è subito disponibile.
Il mio ragazzo e la mia famiglia insistettero che non c’era via di uscita tranne l’aborto. Scelsi di essere manipolata verbalmente per aderire al loro punto di vista piuttosto che pensare in profondità alla scelta. Non mi furono date alternative. Si trovò velocemente una clinica che risolvesse il nostro piccolo “problema”.
Alla clinica il medico sembrava molto brusco ed arrabbiato, molto teso e sotto pressione. Mi sembrava che ai suoi occhi la sola differenza tra me ed il bambino nel mio utero erano 19 anni. Se avessi avuto 19 anni di meno, fossi stata incapace di parlare ed indifesa, anche io avrei subito lo stesso destino nel suo studio, la pena di morte. Il crimine consistendo nell’essere un membro “inutile” della società. La mia vita sembrava così senza valore agli occhi del medico.
L’autostima di una persona (il valore che attribuisce a se stessa) determina il valore che dà alla vita degli altri. “Amate gli altri come amate voi stessi”. Però come puoi amare gli altri quando, nel profondo, disprezzi te stesso?
Il movimento nazista non cominciò con Hitler. Egli saltò solo sul carro di un movimento nato in Germania negli anno ’20 da gruppi di medici e psichiatri. Loro proponevano come “pietà” l’uccisione di membri della società anziani o mentalmente ritardati. Le vite di queste care persone erano senza valore ai loro occhi. Hitler estese solo questo tipo di ragionamento agli Ebrei (il popolo prediletto a Dio) e ad altri gruppi minoritari. Credo che questo stesso tipo di ragionamento (che scaturisce da una autostima a zero) sia dietro agli aborti in questo paese [gli USA].
Alla clinica imparai una lezione vergognosa che vorrei non aver mai appreso, forse la stessa lezione che imparavano i soldati nazisti quando stavano solo “eseguendo gli ordini” nei campi di concentramento. Anche io stavo solo “seguendo gli ordini”. Io volevo essere una “buona” fidanzata. Prego d’ora in poi di essere una donna convinta, non un robot senza midollo, un prodigio senza fegato.
Nelle settimane, mesi e anni successivi all’aborto entravo ed uscivo dalla depressione che era solo mascherata a volte da esplosioni di iperattività disperata. La tristezza dovuta a quello che era successo si attacca a me come il profumo dei fiori di un funerale che permane nella stanza dopo che il funerale è avvenuto e passato.
In seguito rimasi incinta. Ma stavolta combattei con il mio egoismo e le mie paure, e con il mio ragazzo, e ho difeso il mio diritto di essere madre ed i diritti del mio nascituro, che presto avrà nove anni ed è adorato da noi tutti.
Ora sto divorziando. Non ho mai avuto piacere dal sesso per anni e questo ha danneggiato la mia convivenza ed il mio matrimonio effimero con lo stesso ragazzo. Ogni volte che facevamo “l’amore” vedevo la SCELTA di abortire che si profilava paurosamente dietro ogni espressione di “amore” tra noi.
Ora sono promessa sposa a uno nei cui occhi sono amata, uno che vede me e tutti gli esseri umani come perle di gran valore. Il suo nome è Cristo.
Ora sono sinceramente pro-scelta. Sono determinata a non permettere a nessuno tranne Cristo (attraverso il piano di trasformazione di vita che si trova nella Sua parola, la Bibbia) di influenzare più le mie scelte morali. Voglio pensare in modo indipendente e non permettere a nessuno di pensare per me. Se non “fai” il tuo ragionamento, qualcun altro lo “farà” per te.

Pubblicato originariamente in The PostAbortion Review 4(1) Winter 1996.
http://www.afterabortion.info/PAR/V4/n1/TESTIMNY.htm


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