Avrò sempre il ricordo di un bambino che avrebbe dovuto esserci

2008-07-15

Quando avevo 17 anni, scoprii di essere incinta. Uno dei miei genitori mi portò da un medico privato che eseguì su di me un aborto per suzione del primo trimestre. L’aborto era stato preorganizzato e fu pagato con la cifra insanguinata di 250 dollari.
Mi dissero che la procedura era molto semplice con dolore minimo, e che tutto sarebbe finito nel giro di qualche minuto. Mi dissero anche che non ci sarebbe stato nulla da preoccuparsi dopo che fosse finito.
Non fui avvisata del fatto che ci sono rischi fisici, mentali ed emotivi legati alla procedura abortiva. Non mi mostrarono nessuna immagine dello sviluppo fetale né mi dissero niente sullo sviluppo fetale. Piuttosto, mi dissero che il mio bambino era solo “un ammasso di tessuto”.
Il giorno del mio aborto, il medico mi chiese se volevo procedere. Dissi “NO”. Mi informò che avrei dovuto parlare al genitore che mi aveva portato. Il mio genitore mi stava facendo pressioni perché abortissi e aveva già organizzato tutto, così mi sentii come un animale spaventato e in trappola che era stato messo in un angolo. Vennero pressioni per farmi abortire anche dallo studio del medico quando mi dissero che eseguivano la procedura fino a 12 settimane di gravidanza. Ero di 11 settimane.
La cosiddetta semplice procedura fu molto dolorosa per me, avendomi fatto solo un’iniezione per darmi una leggera sonnolenza. Gridai al suono della macchina aspiratrice, solo per farmi mettere giù da tre infermiere e farmi dire che avevo bisogno di stare tranquilla per non disturbare le altre che aspettavano fuori dalla stanza.
Quel giorno uscii sentendomi vuota, fatta a pezzi, maltrattata e totalmente violentata. Immediatamente dopo l’aborto, un dolore ed una tristezza immensi mi sopraffecero, pensai al suicidio per la “mia scelta” di piegarmi alle pressioni.
Due anni dopo sposai il padre del bambino abortito, sebbene la relazione avesse avuto molti segnali negativi di maltrattamento. Dopo il matrimonio rimasi incinta, solo per poi abortire spontaneamente a 12 settimane. Non fui mai informata del rischio di aborti spontanei in seguito ad un aborto.
La nascita del mio primo figlio vivo fu molto difficile perché non ero capace di legare con lui e mi ritrovai ad essere molesta verso di lui come bambino.
L’aborto mi ha influenzato in diverse aree: nell’area fisica attraverso l’aborto spontaneo, disfunzione sessuale, malessere ogni anno in coincidenza con la data dell’aborto, abitudini autodistruttive di perdita di peso e nessuna cura o preoccupazione per il mio aspetto. Divenni lavoro-dipendente così non dovevo pensare all’aborto.
Avrò sempre il ricordo di un bambino che avrebbe potuto esserci e avrebbe dovuto esserci. Non andrà mai via. L’aborto ferisce e vittimizza le donne. L’aborto ha ferito me, e mi rifiuto di stare zitta. L’America deve sapere la verità sulla devastazione dell’aborto e come ferisca le donne e gli altri.
Molte zone della mia vita erano in disordine e spezzate. Non sapevo come rimetterle a posto fino a quando decisi di far prendere controllo della mia vita a Gesù Cristo. Egli è l’unica e definitiva Persona che può guarire una donna dal dolore e dalla distruzione dell’aborto. Gesù può liberare chiunque dal dolore del maltrattamento e della schiavitù, ed Egli è fedele alla Sua Parola. Egli è il guaritore e restauratore di tutte le cose.

Tammy Holly è direttrice di Operation Outcry per il Michigan ed è coordinatrice di un servizio di recupero dall’aborto in un centro locale di aiuto alla gravidanza, in cui ha anche prestato servizio come direttrice per sei anni e volontaria per ventun anni.

http://www.operationoutcry.org/pages.asp?pageid=29198


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